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Minnie, la fanciulla... 4 - Splendida, magica, iridescente partitura

Autore:
Liverani, Adriana
Fonte:
CulturaCattolica.it

Esaminiamola, succintamente, nel suo svolgersi drammatico – teatrale, scena dopo scena, episodio dopo episodio, fino alla catarsi finale.
E’ Puccini stesso che ci invita su quella strada, quando afferma che “… vi sono delle leggi fisse in teatro: interessare, sorprendere, commuovere!”
La tensione emotiva scenica sale con il procedere dell’azione, che dall’ambiente chiassoso della “Polka” si sposta nell’intimità della capanna di Minnie; la dichiarazione d’amore e il duetto appassionato dei due innamorati, l’amaro furore di lei che si sente tradita (“Ah non è vero, lo so che non è vero!”), gli spari ed il ferimento di Johnson, il sangue che cade dal soppalco e rivela il nascondiglio del bandito (… oh strano del sangue sulla mano …), sono magistrali colpi di teatro, flash fulminei di grande forza drammatica; poi la morsa di dolore, l’angoscia di Minnie per la sorte del suo amato; la forza indomita di questa “fanciulla oscura e buona a nulla” che si rivela nel momento chiave, la partita a poker, che è il fulcro teatrale dell’opera: la scena è resa più intensamente tragica nel suo “parlato”, per cui ogni parola, ogni accento è indirizzato con grandissima maestria alla conclusione della tremenda sfida, inchiodando lo spettatore alla poltrona.
Infine, l’ultimo atto, quello della “foresta californiana”, che dovrebbe portare alla conclusione scontata della morte del bandito, secondo il desiderio dello sceriffo e dei cercatori, ma conduce, invece, alla redenzione “preparata” da Minnie fin dall’inizio; dopo la scorrevolissima caccia all’uomo, dopo il suo prepararsi alla propria sorte, chiedendo che Minnie non la conosca, ma creda che egli stia rifacendosi una vita onesta, l’arrivo di lei e la sua grande e commovente perorazione, che intenerisce e convince i cercatori al perdono, costituiscono un affresco di grandissimo effetto scenico e musicale.
Dal punto di vista prettamente musicale, si rileva che le “immagini dell’affresco sonoro” (ché di affresco vero e proprio si può parlare – sempre in Puccini – ma in modo peculiare per la Fanciulla), procedono di pari passo con quelle sceniche, perché la musica è pensata e scritta in funzione del dramma e dell’ambiente evocato.
Da quel grande musicista novecentesco che è, Puccini elabora una scrittura raffinata, ricca di frammenti di colore locale e dipinge con l’orchestra il quadro del colorito ambiente western; nel vivace quadro introduttivo della “Polka”, ad esempio, utilizza anche canzoni popolari e temi folcloristici americani (si pensi al tema del “Dooda Day” affidato al coro dei cercatori).
Scrive Gianandrea Gavazzeni: “L’evoluzione strumentale studiata in rapporto ai precedenti pucciniani potrà forse condurre a concludere che nella Fanciulla protagonista è l’orchestra”; Puccini stesso, del resto, dichiara di sentirsi portato al genere sinfonico – descrittivo ed è proprio lo sviluppo dell’elemento sinfonico che gli permette di ottenere strabilianti effetti teatrali e veridicità di accenti; sottolinea Roman Vlad: “Il primo aspetto che colpisce nella Fanciulla per la sua inedita novità nel panorama del melodramma italiano contemporaneo è la posizione in primo piano dei valori sinfonici”.
Questa partitura ha avuto esecuzioni di grandi direttori come Toscanini, Serafin, Gui, De Sabata (quest’ultimo la diresse nel 1930 al Teatro alla Scala con Gilda dalla Rizza come protagonista, di cui Gavazzeni ebbe a dire: “una interpretazione di tale vivezza e prestigio da non essere ancora dimenticata”), che hanno dimostrato una spiccata predilezione per questa “splendida, magica, irridescente partitura, uno dei saggi di costruzione armonica in assoluto più notevole del teatro lirico novecentesco”.
Il tentativo più eloquente per dimostrare la bruciante tensione sinfonica pucciniana, la bellezza dei colori orchestrali e della strumentazione, fu la “lettura” del 1° atto realizzata al maggio Musicale Fiorentino del 1954 dal grande Dimitri Mitropolous in forma di concerto e senza voci.
Per giungere a questi risultati Puccini, colto, raffinato, appassionato della sua arte e desideroso di apprendere e di rinnovarsi, da vero musicista internazionale, si interessa di quello che avviene fuori d’Italia: “Noi dobbiamo far tesoro delle ammirevoli conquiste e degli ardimenti degli stranieri, ma non dobbiamo mai perdere di vista il carattere fondamentale della nostra arte”; è importantissima l’ultima frase: Puccini fu attento lettore e interprete delle “novità” europee e mondiali, ma, forte della lezione verdiana, non rinunciò mai al carattere prettamente vocale della musica italiana; non fu mai un sinfonista “puro”; uomo del suo tempo, accoglie la proposta di elementi musicali nuovi, à la page con il decadentismo europeo, segnando però la sua opera di un carattere e di un’impronta personalissimi.
Lo schizzo armonico dei personaggi è particolarmente curato e l’utilizzo del Leitmotiv è, in questo senso, sintomatico: Puccini vuole sottolineare ed evocare con una particolare idea tematica, più o meno variata, gli stati d’animo, i moti di quel certo personaggio, il crescere, l’evolversi della sua personalità in riferimento al divenire del processo drammatico.
Minnie, con il procedere degli eventi si esprime sempre di più, rivela la sua personalità a gradi fino ad apparire alla conclusione dell’opera, nella sua interezza; la dolce creatura dal “viso d’angelo”, l’anima generosa che trasmette fiducia e sicurezza, ha anche la fragilità, le insicurezze (“non sono che una povera fanciulla oscura e buona a nulla”) di chi, in fondo, ha bisogno di essere amato; le paure, le ansie di un sentimento nascente e nuovo per lei, l’amore (“ho l’animo pieno di tanta paura”), sono un aspetto del groviglio di sentimenti, di emozioni che vivono in lei, con l’evolversi dei fatti: un amore grande al di là del tempo (“per me l’amore è una cosa infinita”) riempie la sua vita.
Sono gli eventi che permettono a Minnie di rivelarci i tratti salienti del suo temperamento passionale, del suo carattere vigoroso e sentimentale; a mano a mano che la tensione drammatica sale, affiora la sorprendente forza sommersa di questa donna (non più “fanciulla”) senza più incertezze o dubbi, decisa a tutto, anche all’estremo sacrificio della propria vita, pur di non perdere l’uomo amato.
La forza dirompente dell’amore si esprime nella liberazione dalle ombre del passato, per iniziare a costruire, con l’ex bandito, una vita nuova, per andare verso la luce della redenzione.

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