Lohengrin 4 - Elsa e Lohengrin due fragili creature
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Elsa è in piedi su una scaletta, scruta l’orizzonte in attesa del cavaliere, lo straniero inviato da Dio (“den fremden gottgesandten Mann”) per proteggere die Schwache (la debole donna), der schwere Klage angethan (una fanciulla gravemente accusata).
Traslata di circa mille anni al tempo di Wagner la vicenda di Lohengrin, secondo il regista Guth, non evoca il mito: “Il mito si percepisce qua e là con le sole piume… e quasi nulla lega il protagonista al padre Parsifal e agli incantesimi che custodiscono il Santo Graal". (14) Lohengrin è un giovane malinconico, fragile, insicuro, tremante, nevrotico. Un anti-eroe, la chiave interpretativa è psicotica, all’insegna della psicanalisi e di una patologia emotiva. La lettura non facile del regista Guth, che affonda nelle pieghe dell’inconscio, evidenzia la coesistenza in Lohengrin di due mondi, di due personalità: il redentore che irrompe nel mondo umano per sanare un conflitto, l’eroe portatore di luce, invocato in soccorso dalla preghiera di Elsa e in contrasto con l’uomo capace di perdere la testa ed innamorarsi. Lohengrin non è solo un mistico, ha anche l’aspetto umano e carnale, è semidio, ma anche uomo.
Gli spettatori incontrano Lohengrin, il cavaliere del Santo Graal, cioè il tenore Jonas Kaufmann, circondato dal coro, accoccolato per terra in posizione fetale, con le spalle rivolte al pubblico, scalzo e tremante, poi sdraiato con vicino il suo corno.(15) Dall’alto cade qualche piuma di cigno che Lohengrin si trova fra le mani. Lohengrin e Elsa sono entrambi presentati come due fragili creature soverchiate dalla perfidia di Ortrud, come il regista evidenzia nel secondo atto che vede protagonisti Ortrud e Telramund.
Nel terzo atto i due novelli sposi si trovano sulla riva di un corso d’acqua: c’è un canneto con un piccolo pontile dove Elsa e Gottfried giocavano da bambini.
Il duetto d’amore si svolge in questo ambiente lacustre con i due protagonisti che si divertono nell’acqua tra scherzi e tenerezze.
Immagini di Chiara Ciceri
NOTE
14. Torno Armando, Il cigno sparito: la psicanalisi sostituisce il mito, Corriere della Sera, 8 dicembre 2012, pp. 14/15.
15. Confessa Jonas Kaufmann, il 43enne tenore bavarese nel ruolo del protagonista: “Per me Lohengrin non è quel personaggio eroico e tutto d’un pezzo che si vuole fare apparire. È più fragile. È capace di perdersi nelle sue emozioni. Penso all’inizio: il Coro ne esalta il valore e la figura, ma il suo canto è dolce, e si presenta come un “non eroe”.