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Lohengrin 3 - L'edizione del 2012 al Teatro alla Scala

Autore:
Liverani, Adriana
Fonte:
CulturaCattolica.it

L’edizione presentata al Teatro alla Scala nel 2012(Lohengrin mancava alla Scala dal 2007, quando fu diretta da Daniele Gatti, dopo un’assenza di quasi un quarto di secolo, cioè dal 1981-83, con Abbado sul podio e la regia di Strehler) è un gioiello prezioso, una luminosa perla bianca per la concretizzazione magica, superba della partitura wagneriana da parte del Maestro Barenboim in stato di grazia. Perfetta la compattezza sonora, sia nei momenti eroici che in quelli poetici da parte di tutte le sezioni dell’orchestra scaligera. Stratosferica la bravura vocale ed interpretativa dei cantanti/personaggi impegnati sul palcoscenico del Piermarini.
Claus Guth, il regista con Christian Schmidt scenografo e costumista, ambienta la vicenda nel periodo in cui l’opera fu composta. “Un momento storico” dichiara Guth “in cui stavano nascendo il capitalismo e l’industrializzazione, sistema scientifico per far governare il mondo dei soldi, proprio come oggi”. La struttura architettonica è un loggiato a colonne a tre piani, nel quale si aprono delle porte, un edificio che sta fra la casa di ringhiera e la fabbrica dismessa.
Il cigno non compare alla ribalta, si vede una pioggia di piume che scendono dall’alto e un’ala bianca al braccio della figura di un adolescente (Gottfried).
Secondo il regista: “dal punto di vista simbolico il cigno è il segno della metamorfosi in un delirio visionario attraverso immagini frammentate che riportano Elsa all’infanzia legata a Gottfried, il
fratellino scomparso che Elsa vede trasformato nel cigno che le porterà il cavaliere destinato a salvarla”.(11)
L’arrivo di Lohengrin (12), un cavaliere annunciato dal coro “Ein Ritter, aufgerichtet steht” è considerato un miracolo, un prodigio:

Alle Männer Tutti gli uomini
Ein Wunder, ein Wunder, Un miracolo, un miracolo
ein Wunder ist gekommen … è avvenuto un miracolo (13)

NOTE
11. In scena si muovono dei bambini (i doppi infantili di Gottfried ed Elsa) che si divertono con delle piume che fanno volare in modo che l’azione proceda come un gioco. La bimba Elsa è costretta alle dure lezioni di pianoforte (che vediamo sul palcoscenico) tenute da Ortrud con tanto di bacchetta. Il bimbo, poi ragazzo, ha un’ala di cigno al posto di un braccio, presagio della creatura che verrà a salvare Elsa.
12. Per Wagner, il suo “eroe più triste, ma anche e soprattutto il più umano”, come avrebbe confessato a Cosima (Dietrich Ronny, Note di drammaturgia, Dis-illusioni, Teatro alla Scala, Programma di Sala 2012/2013, pag. 204).
Ronny Dietrich svolge dal 1981 il lavoro di drammaturga, ovvero di musicologa attiva principalmente nei teatri. Ha lavorato inizialmente nella sua città natale, alla Alte Oper di Francoforte, poi al Konzerthaus di Vienna. Dal 1993 è a capo della drammaturgia operistica all’Opernhaus di Zurigo e dall’estate del 2012 è passata al Festival di Salisburgo.
13. “La novità di Lohengrin è la grande rilevanza della parte corale nel I atto e nel III atto” afferma Franco Serpa.

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