G. Verdi 2 - Alla ricerca di angolazioni insolite
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"...io non ho mai speso né nissuno ha mai speso un soldo per dare le mie opere...”
Duecento anni fa, il 10 ottobre 1813, nasceva Giuseppe Verdi, uno dei massimi geni dell'arte di tutti i tempi, uno dei maggiori musicisti in assoluto, il più grande dei musicisti italiani, il maggiore dei compositori che si sono dedicati al teatro musicale, un drammaturgo di prim'ordine. (1)
Verdi è un personaggio "storico", talmente conosciuto, non solo in campo musicale, che non ritengo necessario, né opportuno, ed ancor meno interessante, illustrarne la vita, o fare la storia delle sue opere, parlare dei successi e degli insuccessi, riportare fatti, ripetere situazioni, rinverdire aneddoti, richiamare frasi, opinioni, prese di posizione, che, se non tutti, moltissimi conoscono e, comunque, ognuno può apprendere, se lo desidera, leggendo qualcuno dei testi riportati nella bibliografia, magari rifacendosi ai sei o sette titoli che ho evidenziato in grassetto.
Ritengo, invece, che sia molto più stimolante parlare, se non di "un altro Verdi", di un Verdi da altri punti di vista, da angolazioni "insolite", che, tutt'altro dall'essere antitetiche a quelle più conosciute, sono il necessario complemento per la reale comprensione dell'uomo e della sua opera.
Infatti, la figura artistica di Verdi non può e non deve essere confinata nei "limiti" del "semplice" compositore di opere liriche.
Farò largo uso delle molte lettere che, fortunatamente, ci permettono di conoscere l'uomo Verdi, l'artista, il drammaturgo, il musicista, il librettista, il regista (per non parlare - non è questa la sede - del proprietario terriero, dell'agricoltore, dell'innovatore, del filantropo, del patriota, del "Padre del Risorgimento"); Verdi non ha lasciato scritti teorici, le lettere costituiscono, quindi, l'unico testo, e il più diretto e genuino, sul quale possiamo "studiarlo".
NOTE
1. Ebbe a dire Riccardo Bacchelli, nel suo discorso commemorativo all' Accademia Nazionale dei Lincei, nel cinquantenario della morte del Maestro, l'11 novembre 1951: "...scandendo sulla scena e nella musica le spietate insistenze, le pause paurose, le fulminee risoluzioni e i progressi fatali di una tragica musa, che fece di Verdi, ... il vero tragico d'Italia nel suo secolo e il maggior drammaturgo, se non fosse Enrico Ibsen, del mondo suo contemporaneo."