Il calendario del 16 Ottobre
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Eventi
▪ 456 - Ricimero sconfigge l'imperatore romano Avito a Piacenza e diventa signore dell'Impero d'Occidente
▪ 1094 - Al Concilio d'Autunno, re Filippo I di Francia viene scomunicato da Ugo, vescovo di Lione, in nome di papa Urbano II, per aver ripudiato Berta d'Olanda e aver sposato la cugina Bertrada di Montfort
▪ 1472 - Pace di Pedralbes: la corona d'Aragona riprende la Catalogna del Nord e la Sardegna
▪ 1775 - La Royal Navy inglese bombarda Portland (Maine), durante la guerra di indipendenza americana
▪ 1781 - Le truppe di George Washington prendono Yorktown (Virginia)
▪ 1793
- - La regina di Francia Maria Antonietta (sorella di Giuseppe II e Leopoldo II) viene ghigliottinata a Parigi
- - Battaglia di Wattignies: l'esercito rivoluzionario francese sconfigge le forze della prima coalizione
▪ 1805 - Prende inizio la Battaglia di Ulma, che durerà tre giorni e nella quale la Grande Armée napoleonica infliggerà una schiacciante e decisiva sconfitta all'Impero d'Austria
▪ 1806 - Scoppia la guerra tra la Russia e l'Impero ottomano
▪ 1813 - Battaglia di Lipsia: gli alleati della sesta coalizione sconfiggono l'esercito napoleonico
▪ 1817 - Nella Valle dei Re, in Egitto, viene scoperta la tomba del faraone Seti I
▪ 1829 - In un ramo della linea ferroviaria Liverpool-Manchester si svolge la prima gara di velocità tra locomotive: vince la Rocket di sir George Stephenson
▪ 1834 - A Londra un incendio distrugge il Palazzo di Westminster
▪ 1843 - Il matematico irlandese William Rowan Hamilton scopre i quaternioni
▪ 1846 - Primo uso come anestetico dell'etere: William Green Morton utilizzando l'etere permette a John Collins Warren di praticare il primo intervento in narcosi.
▪ 1859 - L'abolizionista statunitense John Brown guida un'incursione ad Harpers Ferry (West Virginia)
▪ 1866 - I francesi guidati dall'ammiraglio Pierre-Gustave Roze devastano il monastero sull'isola coreana di Kanghwa e bombardano Seul, per rappresaglia verso l'uccisione di nove missionari francesi
▪ 1869
- - A Cardiff (New York) viene scoperto il gigante di Cardiff, una delle più famose burle americane
- - L'Università di Cambridge inaugura il Girton College, primo college femminile del mondo
▪ 1882 - Negli Stati Uniti viene inaugurata la New York, Chicago and St. Louis Railroad (meglio nota come "Nickel Plate Railroad"), una delle prime grandi ferrovie nordamericane: con un percorso da New York a St. Louis collega ben 14 Stati USA e la provincia canadese dell'Ontario
▪ 1902 - Primo utilizzo della comparazione delle impronte digitali da parte dell'investigatore francese Alphonse Bertillon
▪ 1905 - Il governo inglese opera la divisione della provincia indiana del Bengala in due zone, una a maggioranza islamica (il futuro Bangladesh), l'altra a maggioranza induista
▪ 1908 - Apertura della prima sala cinematografica in Tunisia
▪ 1910 - Prima traversata della Manica in dirigibile
▪ 1914 - Prima trasfusione di sangue della prima guerra mondiale, realizzata all'ospedale di Biarritz (Francia)
▪ 1916 - Prima guerra mondiale: le truppe alleate anglo-francesi liberano Atene dai turchi
▪ 1923 - Walt e Roy Oliver Disney fondano la Walt Disney Company
▪ 1934 - I comunisti cinesi di Mao Zedong iniziano la Lunga marcia
▪ 1939 - Prima incursione aerea della tedesca Luftwaffe sui cieli dell'Inghilterra
▪ 1940
- - Il Ghetto di Varsavia viene completato
- - Benjamin O. Davis, Sr. diventa il primo generale afroamericano dell'esercito degli Stati Uniti d'America
- - Gli Stati Uniti d'America bloccano tutte le esportazioni di acciaio e ferro verso il Giappone
▪ 1942 - Un ciclone si abbatte sulle coste del Bengala, provocando 11.000 vittime
▪ 1943 - Deportazione dal Ghetto di Roma di 1022 ebrei verso il campo di concentramento di Auschwitz
▪ 1944 - Primo volo dello del bombardiere a getto ad ala a freccia negativa Junkers Ju 287
▪ 1945 - Fondazione della FAO a Québec (Canada)
▪ 1946 - Dieci criminali di guerra nazisti della seconda guerra mondiale, condannati al processo di Norimberga, vengono giustiziati tramite impiccagione. Sono Hans Frank, Wilhelm Frick, Alfred Jodl, Ernst Kaltenbrunner, Wilhelm Keitel, Joachim von Ribbentrop, Alfred Rosenberg, Fritz Sauckel, Arthur Seyß-Inquart e Julius Streicher. Hermann Göring si suicidò la notte prima dell'esecuzione
▪ 1949 - Nikos Zakhiariadis, leader del Partito Comunista Greco, annuncia il temporaneo cessate il fuoco che di fatto pone fine alla guerra civile greca
▪ 1951 - Il Primo Ministro del Pakistan, Liaquat Ali Khan, viene assassinato a Rawalpindi
▪ 1961 - A Cork (Irlanda) viene aperto il Cork International Airport
▪ 1963 - Guerra d'indipendenza in Ciad
▪ 1964 - La Repubblica Popolare Cinese fa esplodere la sua prima arma nucleare
▪ 1968
- - Gli atleti statunitensi Tommie Smith e John Carlos vengono espulsi dalla nazionale olimpica. Pochi giorni prima, alle Olimpiadi di Città del Messico, dopo la finale dei 200 m (in cui erano giunti rispettivamente 1° e 3°) erano saliti sul podio scalzi ed avevano ascoltato l'inno nazionale a capo chino, sollevando un pugno un guanto nero, a sostegno del movimento Olympic Project for Human Rights
- - A Kingston (Giamaica) scoppiano disordini popolari (poi noti come Rodney Riots) in risposta al provvedimento di espulsione dal Paese di Walter Rodney, docente di letteratura all'Università delle Indie Occidentali, attivista nel campo dei diritti umani
▪ 1970 - Anwar Sadat viene eletto Presidente dell'Egitto
▪ 1973
- - Henry Kissinger e Le Duc Tho ricevono il Premio Nobel per la pace
- - Maynard Jackson diventa il primo afro-americano eletto sindaco in una città statunitense, Atlanta
▪ 1975 - Cinque giornalisti australiani vengono uccisi a Balibo (Timor Portoghese, attuale Timor Est) dalle truppe indonesiane
▪ 1978 - Karol Wojtyla diventa Papa Giovanni Paolo II
▪ 1984 - Desmond Tutu riceve il Premio Nobel per la pace
▪ 1985 - Intel lancia il microprocessore 80386
▪ 1986
- - Il CIO sceglie Barcellona come sede dei Giochi olimpici del 1992
- - Reinhold Messner raggiunge la vetta del Lhotse (Nepal) e diventa il primo uomo ad aver scalato tutte le quattordici vette che superano gli 8000 metri
▪ 1987 - Un uragano si abbatte sulle coste dell'Inghilterra meridionale, provocando 23 vittime
▪ 1991 - A Killeen (Texas) un uomo in preda a follia omicida, George Hennard, irrompe armato di 2 pistole in una caffetteria, uccidendo 23 persone e ferendone 19, prima di togliersi la vita
▪ 1992
- Rigoberta Menchú, leader indigena guatemalteca, ottiene il Premio Nobel per la Pace
- La Duchessa di York Sarah Ferguson intenta una causa volta ad ottenere 1,4 milioni di dollari dai paparazzi francesi come risarcimento per aver pubblicato foto di lei che la ritraevano in topless in Costa Azzurra insieme al milionario americano John Bryan
▪ 1993 - Forti esplosioni di origine vulcanica a Stromboli
▪ 1995 - A Washington si svolge la marcia del milione di uomini
▪ 1996
- - Strage del Mateo Flores: a Città del Guatemala 83 persone restano uccise e più di 200 ferite, dopo che una massa di 46.000 tifosi aveva preso d'assalto l'Estadio Mateo Flores per assistere ad una partita di calcio, nonostante la capienza dell'impianto fosse di soli 38.000 posti
- - La Croazia diviene il 40esimo stato membro del Consiglio d'Europa
▪ 1998
- - L'ex dittatore cileno Augusto Pinochet è arrestato a Londra
- - I nordirlandesi John Hume (cattolico) e David Trimble (protestante) ricevono il Premio Nobel per la Pace
▪ 2000 - Il giornalista di Radio Radicale, Antonio Russo, viene ritrovato morto vicino Tbilisi (Georgia)
▪ 2001 - Durante l'invasione dell'Afghanistan, aerei da guerra statunitensi bombardano per errore un campo della Croce Rossa Internazionale a Kabul
▪ 2002 - Ad Alessandria d'Egitto viene inaugurata la Bibliotheca Alexandrina, a ricordo della mitica biblioteca anticamente distrutta
▪ 2003
- - Papa Giovanni Paolo II celebra il 25º anniversario della sua elezione
- - Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite vota all'unanimità la Risoluzione 1511 sulla ricostruzione politica ed economica dell'Iraq e il mantenimento della sicurezza
▪ 2004 - Attentati in Iraq contro 5 chiese cristiane (4 a Baghdad e 1 a Masur)
▪ 2005
- - Elezioni primarie dell'Unione: con un ampio margine di preferenze (74,1%), gli elettori scelgono Romano Prodi come leader della coalizione di centro-sinistra in vista delle elezioni politiche italiane del 2006
- - A Locri (Reggio Calabria) viene assassinato Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria
- - Alle 04:32 ora locale atterra con successo a Siziwangqi l'astronave Shenzhou VI, seconda missione spaziale cinese
* 2006 - A New York, con 186 voti su 192, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite accetta la candidatura dell'Italia a far parte, come membro non permanente, del Consiglio di Sicurezza dal 1 gennaio 2007 al 31 dicembre 2008
Anniversari
* 645 c.a. - San Gallo (Irlanda, 550 c.a. – Arbon, 16 ottobre 645 c.a.) fu un monaco, missionario e scrittore irlandese; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Egli, che secondo alcune fonti nacque tra il 532 ed il 560 e morì nel 627 o fra il 646 ed il 650, svolse principalmente la sua attività di monaco colombaniano nei dintorni del lago di Costanza.
Attività missionaria
San Gallo entrò e si formò nel monastero nord-irlandese di Bangor diretto dal severo abate San Comgall accogliendo quindi la regola celtico-irlandese e verso il 590 venne sulla terraferma europea come uno dei 12 compagni del monaco abate missionario San Colombano.
Egli seguì il suo maestro in Inghilterra e poi attraverso la Gallia e partecipò alla fondazione del monastero di Luxeuil. Quando San Colombano dovette lasciare l’Austrasia, poiché aveva accusato la regina Brunechilde di avere dei nipoti illegittimi e venendo arrestato dal re merovingio Teodorico II, San Gallo ed altri discepoli dopo varie peregrinazioni seguirono il loro padre spirituale oltre il Jura.
Egli compì il suo itinerario di missione da Metz risalendo il Reno ed attraverso Zurigo e Tuggen si stabilì infine nella zona di Brigantium (l'attuale Bregenz) sul Lacus Brigantinus (oggi Lago di Costanza ovvero Bodensee in lingua tedesca). In Bregenz essi trovarono una comunità cristiana che su alcuni punti era ricaduta profondamente nel paganesimo. Anche nell' Arbor Felix (l'attuale Arbon) esisteva una comunità simile e li vi fondò un eremo diventandovi poi priore alla morte di San Colombano.
Dopo pochi anni Colombano partì per l'Italia con i suoi 11 rimanenti compagni, ma inaspettatamente Gallo non lo seguì perché ammalato, rompendo il giuramento di obbedienza dell'ordine. In Italia Colombano fondò poi l'Abbazia di San Colombano di Bobbio nel 614 morendovi l'anno seguente.
San Gallo dovette rimanere in Arbon a causa di una grave malattia che lo aveva colpito e li nacque effettivamente il primo grave disaccordo con Colombano, che aveva proibito al suo allievo di dire Messa e di predicare per aver infranto la regola dell'obbedienza e della peregrinatio pro Domine, divieto che questi, per tutto il periodo in cui visse il suo maestro, non osò infrangere.
Egli una notte vide in sogno il suo maestro Colombano tramutarsi in colomba e volare nel cielo fino al sole scomparendovi in esso, intuì allora che egli era morto e celebrò una messa di suffragio; successivamente giunse un monaco da Bobbio recando la notizia della morte di San Colombano e che egli lo aveva perdonato e come simbolo del perdono ne ebbe in regalo il suo bastone pastorale e la nomina a priore.
Dopo un lungo soggiorno in Arbon San Gallo decise nel 612 di risalire con il suo compagno Hiltibod il fiume Steinach. I due si spinsero fino alle insormontabili cascate delle gole del Mühleggschlucht.
Vita in eremitaggio e morte
San Gallo ed altri suoi seguaci costruirono un eremo che fu dedicato alla Madonna ed ai santi Desiderio e Maurizio. San Gallo visse come eremita ma raccolse attorno a sé molti allievi e combatté le usanze pagane.
Nel 612 il duca tedesco Gunzo convocò un sinodo di tutti i capi clan e di tutti i chierici più importanti, per occupare la sede vacante del vescovado di Costanza. Egli voleva fare San Gallo vescovo, forse anche perché una delle sue figlie era gravemente ammalata. San Gallo non voleva e giunse all'incontro con un altro monaco, Giovanni, per proporlo come vescovo. Il duca accetto questa proposta, e dopo una triennale formazione, Giovanni divenne vescovo. San Gallo visse ritirato una vita ascetica. Egli morì dopo una predica in Arbon: in quel giorno (16 ottobre) viene ancora oggi celebrato il suo nome. La sua tomba divenne luogo di pellegrinaggio ed egli è venerato soprattutto nel sud della Germania, nell'Alsazia ed in Svizzera, luoghi ove svolse prevalentemente la sua attività.
Le leggende su San Gallo
La leggenda dell'orso
Una nota leggenda su San Gallo vuole che un fatto straordinario avesse avuto luogo presso queste cascate. Mentre il compagno di San Gallo, Hiltibod, dormiva, quegli era già sveglio quando improvvisamente gli si parò innanzi un grosso orso. San Gallo non si lasciò intimidire da quell'apparizione: egli ordinò all'orso, in nome del Signore, di gettare un pezzo di legno nel fuoco. L'orso ubbidì e gettò il pezzo di legno nel fuoco. San Gallo deve aver infine dato all'orso una pagnotta, a condizione che non si facesse più vedere. Hiltibod, che nel frattempo si era svegliato ed aveva visto ed udito tutto, disse a San Gallo: Ora so che il Signore è con te, se persino gli animali della foresta ubbidiscono alla tua parola. L’orso non si fece poi più vedere. Nell'interpretazione di questa leggenda l'incontro di San Gallo con l'orso fu un segno al missionario pellegrino di stabilirsi quel luogo e vincere le forze della natura.
La leggenda del mostro di Loch Ness
C'è un'altra leggenda riguardo a San Gallo, descritta nei libri della tradizione scozzese. Si dice che San Colombano, che nel 565 con i suoi seguaci giunse nelle Highlands per convertire al cristianesimo gli scozzesi, abbia partecipato per puro caso ad una cerimonia funebre presso il lago di Loch Ness. Il morto fu afferrato all'amo da un mostro sul lago. San Colombano mandò un suo seguace (forse proprio San Gallo) sul luogo dell'incidente. Immediatamente il mostro emerse dai flutti. Non disturbare più questa gente! Ritorna immediatamente giù di dove sei venuto! ordinò il santo e fece il segno della croce. Il mostro obbedì e tutti i testimoni di questo miracolo si convertirono alla fede cristiana.
Memoria
Nel 719, ben cent'anni dopo la morte di San Gallo, il monaco tedesco Otmar (successivamente Sant'Otmaro, 689 – 759) fondò un'Abbazia in suo onore sul luogo di pellegrinaggio e le diede il nome di Abbazia di San Gallo.
Questa abbazia divenne un rifugio per gli studiosi e gli artisti irlandesi, che in patria come in Danimarca erano perseguitati dai vichinghi. Altri luoghi presero il nome da San Gallo.
Gli scritti su San Gallo
Dagli inizi del IX secolo circolarono alcune fantasiose "Vita di San Gallo". Importante fu il racconto nel quale viene descritto come San Gallo avrebbe liberato Fridiburga da un démone dalla quale era posseduta. Fridiburga era stata promessa in matrimonio a Sigeberto II, re dei Franchi, che aveva assegnato al santo una tenuta sita in Arbon ed appartenente alla corona, ove San Gallo poté fondare il suo monastero. La "vita" più antica del santo, piuttosto frammentaria, fu rivista nel IX secolo da due monaci di Reichenau, arricchita fra l' 816 e l'824 dal celebrato Wettinus, e verso l'833 / 834 da Walafredo Strabo, che rivide anche il libro dei miracoli del santo. Altre opere attribuite a Walafredo parlano di San Gallo sia in prosa che in versi.
San Gallo nel calendario
La ricorrenza di San Gallo cade il 16 ottobre insieme a quella quella di Santa Edvige.
* 1523 - Luca Signorelli, pseudonimo di Luca d'Egidio di Ventura (Cortona, 1445 – Cortona, 16 ottobre 1523), è stato un pittore
* 1553 - Lucas Cranach detto il vecchio (Kronach, 1472 – Weimar, 16 ottobre 1553) è stato un pittore tedesco rinascimentale. Il suo patronimico deriva dalla sua città natale.
* 1555 - Nicholas Ridley (Tynedale, 1500 – Oxford, 16 ottobre 1555) è stato un religioso e teologo inglese, venerato come martire dalla Chiesa anglicana.
* 1793 - Maria Antonia Giuseppina Giovanna d'Asburgo-Lorena, nota semplicemente come Maria Antonietta (Vienna, 2 novembre 1755 – Parigi, 16 ottobre 1793), fu regina consorte di Francia e di Navarra dal 10 maggio 1774 al 10 agosto 1792 come sposa di Luigi XVI.
«Il destino l'ha posta simbolica Regina di questo secolo, perché con esso viva la sua vita e muoia la sua morte.»(Stefan Zweig[1])
Figlia di Maria Teresa d'Austria e di Francesco Stefano di Lorena, alla nascita era stata insignita del titolo di arciduchessa d'Austria. Per suggellare l'alleanza tra l'Austria e la Francia contro quella dei loro più grandi nemici, la Prussia e l'Inghilterra, venne data in sposa, quattordicenne, al delfino di Francia, il futuro Luigi XVI. Trasferitasi a corte, nella reggia di Versailles, per sopperire alla solitudine, alla noia e a un matrimonio deludente e tormentato cominciò a vivere nelle frivolezze, dedicandosi a costosi diversivi.[2] Intorno a lei si creò una leggenda nera che le attirò l'ostilità della corte e del popolo, tanto che anche negli anni della maturità, nei quali avrebbe mostrato più senso di responsabilità e di riflessione, non sarebbe riuscita a cancellare di fronte all'opinione pubblica l'immagine di donna frivola, irresponsabile, assetata di lusso e dissipatrice.[2]
Durante la Rivoluzione francese, ostile ad ogni compromesso con le idee liberali e accesa sostenitrice del diritto divino dei re, fu messa in stato di arresto insieme alla famiglia reale. Nel periodo di prigionia dimostrò di essere una madre e una moglie esemplare.[3] Al culmine della Rivoluzione fu processata sommariamente e giudicata colpevole di alto tradimento dal Tribunale rivoluzionario seppur senza prove tangibili. Morì con dignità sulla ghigliottina; la sua morte segnò la reale fine dell'Ancien régime.[4]
[...]
L'ostilità popolare (1782-1786)
Alla fine dell'estate del 1782, scoppiò lo scandalo della bancarotta dei Guéménée: la governante dei Fils de France, la principessa di Guéménée, presentò così le dimissioni. L'incarico passò nelle mani di Yolande de Polignac, amica intima della regina. Ciò non fece che aumentare le maldicenze sulle due amiche e i dissensi contro la sovrana. Nel frattempo, tra il 1782 e il 1783, nei pressi del Petit Trianon la regina fece iniziare la costruzione di un piccolo villaggio di dodici casette (nove delle quali sono ancora in piedi), sulla base di un quadro del pittore Hubert Robert e del progetto di Richard Mique: tutto ciò veniva chiamato Le Hameau. Questa ricerca della vita semplice, ispirata al mito dell'Arcadia virgiliana e teocritea, fu giudicata scandalosa e poco consona ad una regina.[66]
In questo periodo Giuseppe II chiese alla sorella di convincere il marito ad intervenire in appoggio all'Austria e alla Russia per una spartizione dell'Impero Ottomano. Anche in questa occasione Maria Antonietta si schierò dalla parte dell'Austria cercando di favorirne gli interessi, si riavvicinò a Luigi XVI, rimanendo incinta, ma pure questa volta senza risultati utili per gli Asburgo.[67] Il 1º novembre 1783, la regina, ormai molto avanti nella gravidanza, ebbe un aborto spontaneo che guastò la sua salute per diversi mesi. Durante questa fase depressiva, dovuta all'aborto, la regina si abbandonò al dominio dei Polignac che riuscirono a far nominare Controllore generale delle finanze Charles Alexandre de Calonne, la cui politica avrebbe portato la Francia alla completa insolvenza. Maria Antonietta non lo stimava apertamente e negli anni a seguire Calonne sarebbe stato uno dei suoi maggiori nemici.
Nel 1784 il re vietò la messa in scena de Le nozze di Figaro di Beaumarchais, poiché conteneva espliciti contenuti che andavano contro gli interessi della classe aristocratica. La regina e la sua cerchia fecero numerose rimostranze al re, che alle fine tolse il divieto di rappresentazione. Lo spettacolo ebbe un grande successo e fu rappresentato anche di fronte alla regina e al re Gustavo III di Svezia, giunto in incognito a Parigi. Quest'ultimo avvertì Maria Antonietta sui contenuti pericolosi della pièce e la sovrana accusò il suo entourage di averla indotta a far cambiare idea al re: erano i primi segni di frattura tra la regina e i Polignac.[68] Poco dopo la partenza del re di Svezia, Maria Antonietta si accorse di essere nuovamente incinta.
Nello stesso periodo Giuseppe II, che aveva fatto scoppiare la cosiddetta guerra della marmitta contro gli olandesi, interpellò la sorella per far intervenire Luigi XVI in suo favore, ma il re rifiutò. Maria Antonietta, in una lettera, spiegò al fratello che non aveva alcuna influenza sul re riguardo alla politica.[69] Alla fine Luigi XVI intervenne lo stesso e si impegnò a pagare agli olandesi una certa quantità di denaro a nome dell'Austria; questa azione venne attribuita all'influsso della regina. La dedizione di Maria Antonietta alla casa d'Austria scandalizzò molte persone a corte,[70] facendo crescere la sua impopolarità, continuamente alimentata da libelli diffamatori e maldicenze sui suoi comportamenti frivoli e leggeri. La regina era ormai invisa sia al popolo sia alla maggior parte della corte.
Mentre la gravidanza continuava, Maria Antonietta riuscì a convincere il re ad acquistare, dal duca di Chartres, il castello di Saint-Cloud, spendendo una cifra esorbitante, cosa che le valse l'aumento dell'impopolarità.[71] Inoltre, il palazzo non fu acquistato come bene pubblico dello Stato, ma come proprietà privata della regina di Francia: la cosa era inconsueta e fece clamore. Il 27 marzo 1785, nacque il terzo figlio di Maria Antonietta, che venne chiamato Luigi Carlo.
L'affare della collana
Nel 1785 la regina, che aveva cominciato a cimentarsi come attrice nel teatro del Petit Trianon, decise di mettere in scena la famosa commedia Il barbiere di Siviglia di Beaumarchais. Il 12 luglio, mentre era impegnata nelle prove, Boehmer, il gioielliere di corte, le mandò un biglietto in cui la ringraziava per aver comprato una collana e le ricordava l'approssimarsi della prima rata del pagamento. Maria Antonietta, che non comprese quel biglietto, pensò che fosse inutile conservarlo e lo bruciò.[72]
La verità sulla questione venne alla luce poco dopo. Boehmer era convinto di aver venduto alla regina una collana di diamanti, con il cardinale di Rohan in veste di garante: a quest'uomo Maria Antonietta non rivolgeva la parola da più di un decennio.[73] Il 15 agosto Rohan fu interrogato sulla vicenda di fronte al re e alla regina, poi fu arrestato davanti ai cortigiani nella Galleria degli Specchi. Prima di essere preso in custodia, Rohan riuscì a far distruggere dai suoi servitori tutte le carte compromettenti e solo pochi documenti rimasero intatti. Alcuni giorni dopo venne rinchiuso alla Bastiglia. Dalle indagini fatte svolgere dalla corona, risultò che il cardinale, cercando di ottenere i favori di Maria Antonietta, era stato ingannato dalla contessa Jeanne de La Motte-Valois, che fu arrestata e condotta alla Bastiglia. Da tempo la contessa era riuscita a convincere Rohan di essere un'amica intima della regina, grazie ad una lunga corrispondenza fasulla e ad un incontro, avvenuto di notte nei giardini di Versailles, con una prostituta travestita da Maria Antonietta.[74] La contessa de La Motte, venuta a sapere del gioiello di Boehmer, era riuscita a far comprare al cardinale la collana, che finì nelle sue mani. Il monile, smontato in più pezzi, fu venduto a Londra dal marito della contessa.
Il 25 agosto Maria Antonietta volle che tutta la faccenda fosse giudicata pubblicamente per dimostrare all'opinione pubblica di essere innocente.[75] Il processo si dilungò a lungo, sino al 31 maggio 1786: Rohan, pur essendo colpevole di lesa maestà, venne assolto e tutte le accuse riportate contro di lui vennero dichiarate non sussistenti; il parlamento di Parigi mostrò che osava sfidare l'autorità reale.[76] La contessa de La Motte, invece, fu condannata ad essere marchiata pubblicamente come ladra e ad essere rinchiusa a vita nel carcere della Salpêtrière.[76] L'assoluzione di Rohan non fu gradita dalla corte di Versailles e il re esiliò il cardinale. Maria Antonietta, profondamente scossa, si rese conto di quale immagine avesse di lei l'opinione pubblica: una perfida donna, dilapidatrice delle casse dello Stato, che manipolava il sovrano per gli interessi dell'imperatore austriaco, e che lo tradiva come marito per soddisfare i suoi istinti lussuriosi.[77]
Nel frattempo la regina diede un taglio ad alcune delle sue spese e adottò un abbigliamento più sobrio e consono ad una sovrana.[78] Durante il periodo del processo, Maria Antonietta era rimasta incinta per la quarta volta e il 9 luglio 1786 partorì, prematuramente, una bambina che fu battezzata Sofia Elena Beatrice. Fuori da palazzo intanto era il soggetto di numerosi libelli pornografici e satirici, scaturiti dopo l'Affare della collana.
L'attività politica (1786-1789)
La grave crisi finanziaria iniziata nel 1783, si aggravò a tal punto che il re, in accordo col ministro Calonne, decise di richiamare l'Assemblea di notabili (dopo una pausa di 160 anni) nel tentativo di attuare alcune riforme necessarie per alleviare la situazione del paese. Maria Antonietta non fu presente alle riunioni dell'Assemblea e fu accusata di volerne vanificare i propositi. Con o senza la regina, l'Assemblea dei notabili si dimostrò fallimentare e Luigi XVI licenziò Calonne. Maria Antonietta continuò a non intromettersi nella politica interna: accettò passivamente che il re non prendesse in considerazione il candidato filo-austriaco alla carica di Ministro degli Affari Esteri e disse all'ambasciatore Mercy che «non era giusto che la corte viennese nominasse ministri alla corte di Versailles».[79]
Il re, però, cadde in uno stato di profonda depressione e Maria Antonietta, che non aveva mai aspirato al potere, si ritrovò ad entrare negli affari di Stato abbandonando i suoi interessi frivoli. La politica di Maria Antonietta si dimostrò anti-austriaca: il suo primario interesse era la stabilità della Francia per il bene dei suoi figli, i Fils de France. In maggio, per sostituire Calonne come Ministro delle Finanze, fu nominato dal re l'arcivescovo Loménie de Brienne, alleato politico della regina, che le consigliò di fare enormi tagli alle sue spese e a quelle dei suoi amici. Gli ingenti tagli che la regina attuò non migliorarono la sua popolarità e le alienarono le sue amicizie; il popolo invece, iniziò a paragonarla a Fredegonda e Isabella di Baviera, le più terribili e odiate regine di Francia.[80]
Brienne non riuscì ad ottenere risultati migliori del suo predecessore e il 25 maggio l'Assemblea dei notabili fu sciolta. Maria Antonietta, ritenuta responsabile, cercò inutilmente di reagire con la sua propaganda, facendosi raffigurare da Madame Vigée Le Brun insieme ai suoi figli, nell'immaginario di madre della Francia.[81] Nello stesso periodo Jeanne de La Motte riuscì a scappare di prigione e fuggì a Londra, dove sotto la protezione di Calonne pubblicò le sue memorie contro la regina.[82]
La politica del re, che esiliò il parlamento di Parigi l'11 novembre, aumentò il favore di cui godeva suo cugino, il duca d'Orléans. Dal Palais-Royal, la sua residenza a Parigi, partiva un'intensa campagna diffamatoria contro la corona e in particolar modo contro la regina, per la quale il duca provava un astio particolare.[83] I problemi a cui il re e la regina furono sottoposti intaccarono la loro salute: Luigi XVI fu colpito da un grave attacco di erisipela, mentre la sovrana soffrì di disturbi non ben precisati e ingrassò.[84] Dopo lo scoppio di numerose sommosse il re, l'8 luglio e l'8 agosto, annunciò la sua intenzione di chiamare a raccolta gli Stati Generali, tradizionale legislatura eletta del paese non convocata dal 1614.
La regina non fu direttamente coinvolta nell'esilio del Parlamento, negli editti di maggio e nella chiamata degli Stati Generali. La sua principale preoccupazione verso la fine del 1787 e l'inizio del 1788 fu la cagionevole salute del delfino, ammalato di una tubercolosi consuntiva, che gli aveva provocato un curvamento della colonna vertebrale. Fu, però, lei l'artefice del richiamo di Jacques Necker come Ministro delle Finanze il 26 agosto; una mossa popolare, benché ella sapesse che la nomina dello svizzero si sarebbe rivoltata contro di lei se Necker non fosse riuscito a riformare le finanze del paese.[85] La sua previsione si avverò quando il prezzo del pane iniziò a salire a causa del rigido inverno (uno dei più freddi della storia) intercorso tra il 1788 e il 1789 e dopo il cattivo raccolto dell'estate precedente. Scoppiarono varie rivolte in tutta la Francia: le panetterie vennero saccheggiate e le truppe mandate a sedarle spararono avventatamente sulla folla.[86]
Il 4 maggio 1789 ebbe luogo la parata d'apertura degli Stati Generali. Maria Antonietta venne pubblicamente presa di mira: al suo passaggio fu gridata la frase «Viva il duca d'Orleans!».[87] Il giorno seguente, quando si riunirono i tre Stati a Versailles, la regina fu accolta in sala dal silenzio.[88] Gli sviluppi che si verificarono in quei giorni non coinvolsero i sovrani, unicamente occupati a pensare al loro figlio ormai morente.[89] La sera del 4 giugno a Meudon, il delfino Luigi Giuseppe si spense a nemmeno otto anni di vita, davanti alla madre che era rimasta al suo capezzale fino all'ultimo istante.[89] I sovrani vegliarono tutta la notte il figlio morto, ma a causa delle regole dell'etichetta fu negato loro il diritto di presenziare al funerale del delfino a Saint Denis.[89] La sua morte, che sarebbe stata normalmente pianta a livello nazionale, fu praticamente ignorata dal popolo francese, che invece pensava alle successive riunioni degli Stati Generali con la speranza di un miglioramento sociale. «Mio figlio è morto e pare che non importi a nessuno!» esclamò la sovrana.[89] Quando il Terzo stato si dichiarò Assemblea nazionale autocostituita nella sala della pallacorda e furono sparse la voci che la regina avrebbe voluto fare il bagno nel loro sangue, Maria Antonietta era in realtà in fase depressiva a causa del lutto per il figlio.
La rivoluzione (1789-1792)
La situazione iniziò ad evolvere in maniera violenta nei mesi di giugno e luglio, quando l'Assemblea nazionale iniziò a chiedere sempre maggiori diritti a Luigi XVI, che cercò invece di limitare e sopprimere il potere del Terzo Stato. La sovrana e i fratelli del re chiedevano l'immediato scioglimento degli Stati Generali, preferibilmente con l'arresto dei militanti più in vista del Terzo Stato. Maria Antonietta, che non comprendeva le aspirazioni del popolo, era convinta che le rivolte fossero istigate da terzi che sobillavano i sudditi a combattere la corona. Nella sua idea indiscutibile di monarchia assoluta non c'era posto per deputati eletti che esercitassero il potere legislativo.[90] L'11 luglio Necker fu licenziato; quando la notizia fu divulgata scoppiarono a Parigi dei tumulti culminati, tre giorni dopo, nella famosa presa della Bastiglia del 14 luglio 1789.
Nelle settimane che seguirono, molti dei maggiori conservatori monarchici, tra i quali il conte d'Artois e la duchessa de Polignac, fuggirono dalla Francia per timore di essere assassinati. Maria Antonietta, pur angosciata dal sapere la sua vita in pericolo, decise di rimanere per aiutare il marito a ristabilire la tranquillità, benché il potere del re fosse stato progressivamente limitato dall'Assemblea costituente che, ora a capo di Parigi, arruolava uomini per la Guardia nazionale.[91]
Nel clima della Grande Paura che sconvolse le campagne tra luglio e agosto, la figura di Maria Antonietta personificava gli orrori di una sanguinosa controrivoluzione.[92] Il 1º ottobre, al palazzo di Versailles, fu data una cena in onore dei reggimenti di Fiandra, ma a Parigi trapelò la notizia che si fosse svolta un'orgia anti-rivoluzionaria.[93] Il 5 ottobre una folla armata, per lo più composta di donne, marciò su Versailles per chiedere pane al re e presentargli una petizione con la speranza che la situazione si risolvesse. La mattina del 6 ottobre gli appartamenti reali furono invasi, la regina fu insultata e ci furono dei morti tra la folla e le guardie. La famiglia reale, allora, fu costretta a trasferirsi a Parigi, nel palazzo delle Tuileries, sotto la vigilanza della Guardia nazionale.
Maria Antonietta scrisse ai suoi amici che non aveva intenzione alcuna di impegnare ulteriormente se stessa nella politica francese, perché, avesse o meno partecipato, tutto sarebbe stato inevitabilmente attribuito a lei, che temeva le ripercussioni di un ulteriore coinvolgimento. Nonostante la situazione, Maria Antonietta continuò ad adempiere alle funzioni rappresentative, alle elemosine e alle cerimonie religiose.[94] La maggior parte del suo tempo, tuttavia, fu dedicato ancora una volta ai suoi figli.[94] Alle Tuileries la famiglia reale era praticamente agli arresti domiciliari e riceveva spesso insulti provenienti dall'esterno. La regina si confinò nel palazzo: raramente si mostrava in pubblico e vestiva con semplicità; la sua riservatezza venne però interpretata negativamente e venne considerata fredda e distante.[95]
Nel febbraio del 1790 Luigi XVI era stato costretto ad approvare la Costituzione. In quel periodo iniziarono i contatti tra i sovrani e il conte de Mirabeau, un nobile simpatizzante della Rivoluzione, che decise di aiutare la monarchia indirizzandola verso un modello costituzionale. Sebbene Maria Antonietta disapprovasse la condotta morale di quell'uomo, accettò di farsi aiutare; Mirabeau invece la ammirava per la sua "virile" determinazione, tanto da giungere a dire: «Il re ha un solo uomo con sé: sua moglie!».[96] In cambio di denaro, il deputato avrebbe mandato numerose annotazioni ai sovrani per chiarire la situazione politica secondo il suo punto di vista.[97] Mirabeau riuscì a far apporre nella carta costituzionale significativi miglioramenti per la situazione del re e i sovrani ne furono contenti. Nello stesso tempo, all'esterno i sovrani erano visti dagli emigrati come dei traditori della causa monarchica; all'interno, invece, i parigini si abituarono a vedere il re come un traditore della nazione, meritevole di esser punito con la morte.[98] Tutte queste fonti di continue e quotidiane preoccupazioni (ogni giorno si mormorava di un attentato alla regina o si ventilava una sua chiusura in monastero) fecero invecchiare prematuramente la giovane regina, appena trentacinquenne.[99] Il continuo timore della morte, per sé e per la propria famiglia, la stavano segnando profondamente.[100] Il 2 aprile 1791 morì Mirabeau.
Il 21 giugno 1791 la famiglia reale tentò la fuga verso i Paesi Bassi austriaci ma, a pochi chilometri dal confine, presso la cittadina di Varennes-en-Argonne, fu riconosciuta, arrestata e riportata a Parigi. Durante il viaggio i reali furono attaccati ed insultati. La fuga finì per demolire l'idea della sacralità della persona del re, già assai scossa. Si iniziò a pensare che un re, che aveva tradito il proprio paese cercando la fuga, non fosse più necessario neppure allo Stato.
I reali rimasero per un altro anno alle Tuileries vivendo praticamente reclusi. Nel frattempo, il 14 settembre 1791, il re ratificava la prima costituzione francese. Luigi XVI, spinto dall'Assemblea, dichiarò guerra all'Austria, ma nel giugno 1792, oppose il suo potere di veto alla deportazione dei preti refrattari (ovvero gli ecclesiastici che non avevano giurato fedeltà alla costituzione) e alla formazione di un corpo di soldati provinciali da stanziare fuori Parigi. Il 20 giugno 1792 la folla in armi attaccò per la prima volta il palazzo delle Tuileries: i reali furono nuovamente offesi, ma rimasero composti di fronte ad ogni minaccia.[101]
Gli avvenimenti del 20 giugno erano solo la prova generale di quello che sarebbe accaduto il 10 agosto. Quel giorno avvenne il più cruento assalto al palazzo, che sancì la definitiva caduta della monarchia francese. Nell'assalto alle Tuileries morirono tutte le guardie svizzere del re e molti nobili rimasti a difendere la famiglia reale, che cercò rifugio presso l'Assemblea nazionale. Per ordine della Comune la famiglia reale venne trasferita dentro la Tour du Temple, un antico monastero di Templari, allora adibito a carcere. I sovrani, i figli e la sorella del re furono dunque rinchiusi nella prigione; a Madame Campan, prima cameriera della regina, e alla principessa de Lamballe non fu permesso di seguirli. Quest'ultima fu uccisa e fatta a pezzi durante i massacri di settembre: la sua testa fu portata in corteo sotto le finestre della regina, che svenne dall'orrore.[102]
Da lì a pochi mesi iniziò il processo al re che ne decretò la definitiva condanna alla ghigliottina il 21 gennaio 1793, a Parigi, nell'attuale Place de la Concorde.
La vedova Capeto (1793)
Dopo la morte del re, la vedova Capeto, come veniva adesso chiamata Maria Antonietta, visse per alcuni mesi in isolamento al Tempio assieme alla figlia Maria Teresa, alla cognata Elisabetta e al delfino, che alla morte del padre divenne per i legittimisti Luigi XVII, re di Francia e Navarra. In questo periodo, un generale monarchico, il cavaliere de Jarjayes, riuscì a entrare nel Tempio e a proporre un piano di fuga alla regina; Maria Antonietta, però, non voleva lasciare i suoi figli e rifiutò di scappare.[103] Luigi Carlo fu separato dalla famiglia il 3 luglio, su ordine della Convenzione. Maria Antonietta si oppose strenuamente ai municipali e cedette solo quando minacciarono d'usare la violenza, come riportò in seguito la figlia.[104] L'educazione di Luigi Carlo fu affidata a Antoine Simon, un ciabattino analfabeta.[105] Il compito dell'uomo fu quello di plagiare il bambino in modo da metterlo contro la madre e utilizzarlo come arma al processo di Maria Antonietta.[106] Il 6 ottobre Luigi Carlo firmò una dichiarazione in cui accusava la madre di averlo iniziato a pratiche masturbatorie e incestuose.[107]
Maria Antonietta fu trasferita nella prigione della Conciergerie il 2 agosto del 1793. L'ex-regina, molto malata e sofferente a causa di gravi emorragie,[108] trovava conforto nella lettura e nelle cure di Rosalie Lamorlière, la cameriera del carceriere, che si occupò di lei. Durante la prigionia alla Conciergerie fu organizzato un nuovo piano di fuga dal cavaliere di Rougeville, ma anche questo si rivelò fallimentare.[108] Alla Convenzione si accumulavano petizioni che chiedevano l'esecuzione capitale dell'ex-regina e il 5 ottobre venne pronunciato un discorso contro di lei: venne detto che era «la vergogna dell'umanità e del suo sesso».[109] In uno degli interrogatori preliminari venne fatta una chiara allusione al suo capo d'accusa: l'alto tradimento; le venne chiesto se avesse insegnato lei "l'arte del dissimulare" al consorte, con la quale il re aveva ingannato il popolo di Francia; Maria Antonietta rispose: «Sì, il popolo è stato ingannato, è stato crudelmente ingannato, ma non da mio marito o da me».[110] L'ex-regina continuava a credere nei precetti della monarchia assoluta, voluta da Dio, e secondo questa logica chiunque osasse ribellarsi ad essa era da considerasi un criminale da mettere a morte. La logica monarchica e quella della rivoluzione erano assolutamente inconciliabili.[111]
Processo e morte
Il 14 ottobre, portata davanti al Tribunale rivoluzionario, venne paragonata alle malvagie regine dell'Antichità e del Medioevo:[112] l'accusa la volle presentare come la responsabile di tutti i mali della Francia sin dal suo arrivo nel paese.[113] Le vennero mosse fondamentalmente tre accuse: «esaurimento del tesoro nazionale», «intrattenimento di rapporti e corrispondenza segreti» con il nemico (l'Austria e i filomonarchici) e «cospirazioni contro la sicurezza nazionale ed estera dello Stato». Era evidente che la donna veniva processata per alto tradimento.
I testimoni erano quarantuno ed erano stati tutti prodotti dall'accusa perché denigrassero Maria Antonietta, che venne accusata di complotti d'assassinio, falsificazioni di assegnati, proditoria rivelazione di segreti ai nemici francesi.[114] La regina si difese con vigore e non venne mai sorpresa a mentire o contraddirsi.[115] Il deputato Jacques-René Hébert presentò alla corte un'accusa di incesto contro Maria Antonietta, che le sarebbe stata intentata da suo figlio, che aveva allora appena otto anni.[115] La regina rimase impassibile,[115] sino a quando non le fu nuovamente chiesto di rispondere; visibilmente agitata, alzandosi in piedi, esclamò:[116] «Se non ho risposto, è perché la Natura stessa si rifiuta di rispondere ad una simile accusa lanciata contro una madre! Mi appello a tutte le madri che sono presenti!». La regina ebbe l'appoggio delle popolane presenti in sala e il processo si fermò per dieci minuti.[117] Quando Robespierre seppe di questo episodio, maledisse Hebért per aver concesso alla regina il suo "ultimo trionfo pubblico".[117]
Alla fine del processo l'ex-regina sperava di essere condannata alla deportazione. Era sicura di non aver commesso i crimini della quale era stata accusata, poiché aveva solo cercato di salvare la monarchia come l'aveva sempre concepita, ma ciò era considerato alto tradimento per la repubblica francese.[118] Tuttavia, il suo era chiaramente un processo farsa,[119] visto che il verdetto era già stato deciso in precedenza e la giuria la condannò all'unanimità alla pena di morte. Maria Antonietta ascoltò la sentenza senza proferire parola.[120] Nella cella le vennero date le cose necessarie per scrivere il proprio testamento, una lettera rivolta a Madame Elisabetta.
La mattina del 16 ottobre Maria Antonietta, alla quale era stato vietato di vestirsi di nero, indossò un abito bianco: nessuno ricordava che un tempo il bianco era il colore del lutto per le regine di Francia.[121] Successivamente Henri Sanson, il boia, dopo averle tagliato i capelli fino alla nuca, le legò le mani dietro la schiena.[122] L'ex-regina fu portata fuori dalla prigione e fatta salire sulla carretta dei condannati a morte. Seduta impettita, le mani legate dietro la schiena, i capelli tagliati rozzamente e uno sguardo immobile e iniettato di sangue:[123] così Jacques-Louis David, a quei tempi giacobino e in seguito pittore di corte di Napoleone, ritrasse la regina in uno schizzo.
Arrivata in Place de la Revolution salì rapidamente i gradini del patibolo;[124] involontariamente pestò un piede del boia, al quale disse: «Pardon, Monsieur. Non l'ho fatto apposta».[125] Alle 12.15 la lama cadeva sul suo collo.[126] Il boia prese la testa sanguinante e la mostrò al popolo parigino che gridò «Viva la Repubblica!».[127]
La "regina martire"
«Una donna che non aveva se non gli onori senza il potere, una principessa straniera, il più sacro degli ostaggi, trascinarla dal trono al patibolo, attraverso ogni sorta d'oltraggi, vi è in ciò qualcosa di peggio del regicidio.» (Napoleone a proposito della morte di Maria Antonietta.[128])
Dopo l'esecuzione, le spoglie di Maria Antonietta furono sepolte in una fossa comune nel cimitero della Madeleine, in rue d'Anjou. Quando la notizia della sua morte si sparse in Europa, tutte le corti presero il lutto. La regina di Napoli Maria Carolina soffrì in maniera particolare per la morte della preferita tra le sue sorelle: tentò anche di dimenticare il francese, benché quella lingua le fosse ormai troppo abituale.[129] Luigi Carlo, divenuto Luigi XVII per le monarchie europee, il 19 gennaio 1794, qualche mese dopo la morte di sua madre, fu murato vivo nella sua prigione.[130] Le sue condizioni di vita divennero disumane: la cella si imputridì e si riempì di topi e parassiti; il bambino si ammalò gravemente.[131] Liberato dopo la caduta di Robespierre, Luigi Carlo si spense l'8 giugno 1795. Maria Teresa, invece, fu liberata nel dicembre del 1795, all'età di diciassette anni, grazie a uno scambio di prigionieri avvenuto tra la Francia e l'Austria. Nel 1799 sposò il suo primo cugino, il duca d'Angoulême, ma non ebbe figli. La rivoluzione del 1830 costrinse nuovamente i Borbone all'esilio: la duchessa morì nel 1851 a Frohsdorf. Durante l'impero di Napoleone, un'altra arciduchessa austriaca ricoprì il ruolo di consorte del sovrano: l'imperatrice Maria Luisa d'Asburgo-Lorena era infatti figlia di Francesco II del Sacro Romano Impero, nipote di Maria Antonietta. Tuttavia, Maria Luisa non si sentì mai a casa nel paese che le aveva ucciso la prozia.[132]
Dopo l'intermezzo napoleonico, il congresso di Vienna, nel 1814, rimise sul trono di Francia i Borbone; il conte di Provenza poté ascendere al trono come Luigi XVIII di Francia. Il nuovo re si adoperò affinché suo fratello e sua cognata avessero degna sepoltura: i loro corpi furono ritrovati grazie a Pierre Louis Descloreaux, un anziano avvocato che viveva in rue d'Anjou e che ricordava dov'erano le sepolture.[133] Le spoglie della regina furono ritrovate il 18 gennaio 1815: il corpo era ridotto a un mucchietto di ossa, ma vi erano applicate le sue giarrettiere in perfetto stato di conservazione; la testa, invece, era intatta.[133] Le spoglie del re furono ritrovate il giorno dopo. Il 21 gennaio 1815, giorno in cui cadeva il ventiduesimo anniversario dalla morte del re, avvenne una solenne processione sino all'abbazia di Saint-Denis, dove Luigi XVI e Maria Antonietta furono inumati. In Francia, dunque, si sviluppò il culto della "regina martire", per espiare la colpa del regicidio, e la vita di Maria Antonietta venne idealizzata.[134]
La storia di Maria Antonietta attirò a sé anche altre teste coronate. L'imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, diede il via a una moda ispirata a quella di Maria Antonietta e si adoperò per ritrovare gli oggetti personali della regina per la Grande esposizione del 1867.[132] Ludwig II di Baviera sviluppò il culto di Maria Antonietta: a Linderhof fece erigere una statua della regina e quando ci passava davanti le faceva la riverenza e le accarezzava le guance.[135] Alessandra Feodorovna,[136] l'ultima zarina di Russia, teneva un ritratto di Maria Antonietta sulla sua scrivania al Palazzo d'Inverno.[132] Nel Palazzo di Alessandro a Tsarskoe Selo accanto al suo ritratto, aveva fatto porre un arazzo di Maria Antonietta e ciò era visto come di cattivo auspicio.[137] Nel 1896, durante una visita ufficiale in Francia, la Zarina aveva dormito nella stanza di Maria Antonietta a Versailles e ne era stata felice, mentre il suo seguito trovava anche quel gesto di cattivo augurio.[132] Lo scrittore e poeta Léon Bloy portò all'estremo il culto di Maria Antonietta nel suo saggio La Cavaliera della Morte (1891), in cui la regina non venne definita santa perché ciò avrebbe annullato i suoi tormenti terreni.[138] Bloy, immedesimandosi nell'avvocato difensore di Maria Antonietta, le chiede il suo perdono a nome della Francia «O Madre oltraggiata come mai fu madre dopo Colei le cui lacrime rinnovarono il diluvio, dai secoli chiamata Dolorosa, io vi domando, in nome di Dio misericordioso, la grazia e il perdono per questo povero popolo»[139] e conclude dicendole che nel regno dei Cieli «l'aspettano i Principi fedeli, i disgraziati privi di terrena consolazione e la falange dei santi Martiri!».[139]
Negli ultimi due secoli la Francia ha celebrato più volte Maria Antonietta: nel 1955, in occasione del bicentenario dalla nascita, fu organizzata un'imponente mostra a Versailles. Nel 2008 si è tenuta un'altra grande esposizione di opere e reperti al Grand Palais.[140] Oggigiorno Maria Antonietta è anche considerata un'icona gay e, benché si sia ipotizzato che il suo legame con la Polignac fosse sentimentale e non sessuale, quest'omaggio del mondo LGBT, secondo la storica Antonia Fraser,[141] compensa gli insulti volgari dei suoi contemporanei. Protagonista di studi saggistici, film, fumetti e cartoni animati, Maria Antonietta da un lato è amata per la sua vita tragica e romantica,[142] dall'altro continua ad avere i suoi detrattori.[132] Il 17 luglio 2008, a quasi 215 anni di distanza dalla morte, il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner, a nome della Francia, si è ufficialmente scusato con l'Austria per l'esecuzione di Maria Antonietta.[143]
Lo "stile Maria Antonietta"
Maria Antonietta ebbe un ruolo molto importante al suo tempo come icona di bellezza, stile e moda. Ammirata dai suoi contemporanei, fu considerata una delle più belle donne del XVIII secolo.[144] Il suo gusto per gli abiti e le acconciature faceva eco nell'intera Europa e quando Maria Antonietta seguiva una nuova moda, tutte le altre dame la imitavano. La regina di Francia, che inizialmente si adeguò allo stile Rococò della sua epoca, sviluppò in seguito un amore per l'eleganza e la semplicità. Il suo stile personale è definito Moyenne,[145] a metà tra il Rococò teresiano e il Neoclassicismo francese.
▪ Moda: Tra il 1774 e il 1778, Maria Antonietta predilesse un gusto tipicamente rococò. Gli abiti di corte erano sontuosi e estremamente ampi, ricchi di nappe, nastri e decorazioni; gli abiti privati erano più ridotti nelle dimensioni, ma non meno fantasiosi nelle forme. Le acconciature erano alte e piramidali. Dopo la nascita della prima figlia, Maria Antonietta iniziò ad adottare uno stile più semplice: i capelli venivano cotonati e gonfiati, mentre il vestiario privato si ridusse alla cosiddetta chemise de la reine, un abito di mussola di taglio neoclassicista.
▪ Architettura: Maria Antonietta non amava lo stile pesante e sontuoso della reggia di Versailles, come quello con cui è realizzata la sua camera da letto. Al Petit Trianon e a Le Hameau, sue proprietà personali, manifestò la sua predilezione per il Neoclassicismo: le forme sono semplici, prevalgono i motivi floreali, il bianco e i colori pastello. Di gusto tipicamente classico è il "Tempietto dell'amore", una replica di un tempio pagano a dodici colonne corinzie, al cui centro è posta una statua di Eros. Alle serre di Luigi XV, Maria Antonietta fece sostituire l'attuale giardino all'inglese, un'artefatta natura selvatica che meglio si adeguava al ritorno alla condizione naturale dell'uomo.
Il rapporto con Luigi XVI
Seppur fossero completamente diversi, sia nel comportamento che nel fisico, il matrimonio fra il re e la regina di Francia, non fu mai né litigioso né irritato. La loro era una vita matrimoniale piacevole e soddisfatta. Non nascevano tensioni fra i due, poiché l'uno evitava ogni attrito con l'altra, Luigi XVI per ignavia fisica, Maria Antonietta per pigrizia d'anima.[146] L'unica gravosa ombra che oscurava la loro vita fu il mancato consumo delle nozze nei primi sette anni di matrimonio. Questo doloroso fardello esibito dai coniugi davanti all'intera corte, che nel frattempo malignava degli insuccessi sessuali della coppia, lasciò una traccia incancellabile.[147] Non potendo soddisfarla sessualmente, Luigi XVI lasciò che Maria Antonietta si abbandonasse, per dimenticare, alle cose frivole e al lusso. Vi erano molte azioni e comportamenti della moglie, che non andavano a genio al re: le sue spese notevoli, la compagnia di cui si circondava, le troppe feste a cui partecipava e molto altro. Maria Antonietta però riusciva ad esigere tutto ciò che voleva dal consorte (tranne che in politica), il quale aveva un'illimitata cedevolezza nei confronti della moglie, come per scusarsi delle proprie colpe, che facevano soffrire segretamente entrambi.[148]
L'accondiscendenza del marito nei suoi confronti faceva sentire la sovrana superiore a Luigi XVI. In più, per anni, l'imperatrice Maria Teresa e l'ambasciatore Mercy l'avevano esortata a conquistare un certo ascendente sul consorte, per manovrarlo a favore dell'Austria, ciò che però non avvenne. Anche Choiseul, con intenzioni ben diverse da quelle dell'imperatrice e dell'ambasciatore, aveva avuto l'audacia di consigliare alla sovrana di usare «la dolcezza per conquistare il re e la paura per soggiogarlo». Tutti questi episodi autorizzavano Maria Antonietta a pensare di essere superiore a quel marito, che non amava e le cui goffaggini in amore erano per lei fonte di continua umiliazione:[149] arrivò perfino a chiamarlo «quel pover'uomo», con grande scandalo della madre, in una lettera scritta poco dopo l'incoronazione di Luigi nel 1775.[150]
La relazione con il conte Fersen
Alla regina Maria Antonietta i libelli attribuirono innumerevoli amanti, sia uomini, sia donne. L'unica relazione plausibile, platonica o fisica che fosse, fu quella con il conte svedese Hans Axel von Fersen, che non comparve nei famosi pamphlets scandalistici.[151] Fersen, secondo figlio di un importante diplomatico svedese, aveva diciotto anni quando conobbe a un ballo in maschera la delfina Maria Antonietta, sua coetanea.[152] Da allora il conte Fersen tornò regolarmente a Versailles, dove fu ricevuto con particolare cortesia, ma nel suo diario non citò altre conversazioni con Maria Antonietta, impegnata con l'allestimento dell'Ifigenia in Aulide di Gluck.[153] Il 12 maggio 1774, due giorni dopo la morte di Luigi XV, Fersen partì per l'Inghilterra, interessato a contrarre matrimonio con un'ereditiera. Sfumato questo possibile matrimonio, Fersen decise nel 1778 di dedicarsi alla vita militare e dal momento che suo padre era stato a servizio sotto Luigi XV, il conte tentò la fortuna con Luigi XVI.[154] Il 25 agosto Maria Antonietta, tra la folla di gente che le veniva presentata, riconobbe il conte che aveva incontrato quattro anni prima.[155] Fersen iniziò a frequentare la corte e l'affetto tra lui e la regina, allora incinta di Madame Royale, divenne evidente e a palazzo iniziarono a spargersi delle maldicenze sull'inclinazione della sovrana per il conte: quest'ultimo, che nonostante il favore di cui godeva, voleva perseguire le sue ambizioni militari,[156] decise di imbarcarsi per l'America e combattere in nome della causa delle Rivoluzione americana, appoggiata dal re di Francia. Il conte Fersen tornò a Versailles nel 1783, quattro anni dopo la sua partenza. I possibili matrimoni di convenienza che stava perseguendo andarono a vuoto e alla sorella scrisse che non si sarebbe mai sposato, perché non avrebbe mai potuto avere la sola donna che realmente desiderava, Maria Antonietta.[157] La regina ottenne per lui la creazione del reggimento francese degli Suédois Regals (gli svedesi reali), e dal 1785 Fersen si trasferì definitivamente in Francia. Fino alla rivoluzione rimase a fianco della famiglia reale ed ebbe un ruolo fondamentale nella fuga a Varennes: anche dopo cercò invano di aiutare i reali negli anni più bui della rivoluzione.
Maria Antonietta nella cultura popolare
Letteratura
▪ Maria Antonietta (1816) tragedia incompiuta scritta da Giacomo Leopardi.
▪ Cinque romanzi di Alexandre Dumas padre:
▪ Il cavaliere di Maison-Rouge (1846).
▪ Giuseppe Balsamo (1848).
▪ La collana della regina (1850).
▪ Ange Pitou (1851).
▪ La contessa di Charny (1855).
▪ Il diario segreto di Maria Antonietta (2005) romanzo di Carolly Erickson
Cinema
▪ Napoleone (1927) con Suzanne Bianchetti.
▪ Madame du Barry (1934) con Anita Louise.
▪ Maria Antonietta (1938) con Norma Shearer.
▪ Gli spadaccini della serenissima (1949) con Nancy Guild.
▪ Scaramouche (1952) con Nina Foch.
▪ Versailles (1954) con Lana Marconi.
▪ Maria Antonietta regina di Francia (1955) con Michèle Morgan.
▪ L'inferno ci accusa (1957) con Marie Wilson.
▪ Fate la rivoluzione senza di noi (1970) con Billie Whitelaw.
▪ Il manichino assassino (1973) con Rickie Weir.
▪ Lady Oscar (1979), con Christine Böhm.
▪ Il mondo nuovo (1982), con Eléonore Hirt.
▪ La rivoluzione francese (1989) con Jane Seymour.
▪ L'Autrichienne (1990) inedito in Italia con Ute Lemper.
▪ Jefferson in Paris (1995) con Charlotte de Turckheim.
▪ L'insolente (1996) con Judith Godrèche.
▪ Ridicule (1996) con Mirabelle Kirkland.
▪ L'intrigo della collana (2001) con Joely Richardson.
▪ Marie Antoinette (2006) con Kirsten Dunst.
▪ Il cosmo sul comò (2008) con Silvana Fallisi.
Musica
• La stessa Maria Antonietta compose un'arietta chiamata C'est mon ami, dal classico tema pastorale. Rimasta abbastanza sconosciuta per molto tempo, è stata rievocata nel film di Sofia Coppola ed è stata inserita nel CD Les Musiques De Marie-Antoinette, una raccolta delle melodie preferite dalla regina.
• Franz Joseph Haydn compose nel 1785 sei sinfonie (n. 82-87), delle quali la numero 85 è chiamata La Reine, poiché piacque molto a Maria Antonietta e volle darle il suo nome.
• Il compositore Jan Ladislav Dussek ha composto un'opera per pianoforte dedicata alle vicende di Maria Antonietta, il Tableau de Marie Antoinette op. 23.
• Nel 1974 il celebre gruppo rock Queen pubblica il singolo Killer Queen, canzone nella quale viene citata la frase, falsamente attribuita a Maria Antonietta, Let them eat cake (Che mangino brioches!).
• Roger Waters, ex-leader dei Pink Floyd, ha composto nel 2005 un'opera lirica intitolata Ça ira, presentata in anteprima mondiale il 17 novembre 2005 all'auditorium Parco della Musica di Roma. L'opera tratta della Rivoluzione francese e viene enfatizzato il personaggio di Maria Antonietta dal suo arrivo in Francia fino alla sua decapitazione.
Manga e anime
▪ Maria Antonietta è la coprotagonista del manga Le rose di Versailles, più noto in Italia col titolo di Lady Oscar, creato da Riyoko Ikeda a partire dal 1973 e poi trasformato in anime nel 1979 con la regia di Osamu Dezaki. La Ikeda ha deciso di creare una storia su di lei dopo aver letto al liceo la nota biografia scritta dall'austriaco Stefan Zweig ed esserne rimasta molto affascinata. Nel manga Eroica – La gloria di Napoleone, seguito di quest'opera, compare in un ritratto quando si parla dei realisti raccolti intorno alla sua figura che auspicavano fortemente la guerra contro la Francia rivoluzionaria.
▪ Maria Antonietta è la coprotagonista dell'anime La Stella della Senna prodotto nel 1975 dalla Sunrise con la regia di Yoshiyuki Tomino.
▪ Nell'anime del 1977 Le nuove avventure di Lupin III, nell'episodio 101 Folle amore a Versailles, il famoso ladro gentiluomo ruba la corona di Maria Antonietta. In questo episodio viene solo nominata.
▪ Maria Antonietta è la protagonista del sesto capitolo (chiamato Il fascino sinistro della Regina di Versailles) del manga Devilman - Time Travellers, creato da Go Nagai nel 1981.
Note
1. ^ Zweig, Maria Antonietta - Una vita involontariamente eroica, p. 95.
2. ^ a b c Craveri, Maria Antonietta e lo scandalo della collana, pp. 24-28.
3. ^ La sovrana manifestò varie virtù che probabilmente non avrebbe mai mostrato se il destino non le avesse riservato una sorte così tragica: la dedizione alla famiglia, la dignità, il coraggio, la costanza nelle avversità, la determinazione e l'eloquenza. (Craveri, Amanti e Regine - Il potere delle donne, pp. 372-373)
4. ^ Lo storico Adriano Prosperi, parlando del famoso schizzo Maria Antonietta condotta al patibolo di David, dice: «La regina Maria Antonietta, ritratta da David mentre, con le mani legate ma col busto orgogliosamente eretto, si avviava al patibolo, fu l'immagine reale della fine dell'Antico regime e l'antesignana delle figure simboliche che incarnarono la nuova idea di giustizia posta sotto il segno della Nazione e amministrata in nome della Repubblica». (Prosperi, Giustizia bendata - Percorsi storici di un'immagine, p. 221)
[...]
66. ^ Molti nobili nel XVIII secolo si erano fatti costruire villaggi simili; era una cosa di moda a quel tempo e la regina non era insensibile alle mode. Trattandosi però di un personaggio pubblico di rilievo, ciò che veniva perdonato ad un conte o ad un principe, non lo si poteva perdonare a lei. (Fraser, p. 231)
67. ^ Lever, pp. 207-208.
68. ^ Haslip, pp. 184-185.
69. ^ «So che, specialmente in fatto di politica, ho pochissima influenza sul pensiero del re. È forse prudente da parte mia fare scenate con il suo ministro su argomenti per i quali può essere quasi sicuro che il re non mi appoggerebbe? Senza alcuna ostentazione o bugie, ho fatto credere agli altri che ho più influenza di quanto in realtà ne abbia, perché se non gli avessi lasciato credere ciò, ne avrei avuta anche meno». (Lever, pp. 214-215)
70. ^ Lever, p. 217.
71. ^ Lever, p. 223.
72. ^ Boehmer, da molti anni, stava proponendo alla regina di acquistare un pezzo di grande valore realizzato inizialmente per Madame Du Barry. Maria Antonietta, che non desiderava comprarlo, gli aveva risposto: «Se ho del denaro da spendere preferisco incrementare le mie proprietà a Saint-Cloud». (Fraser, p. 252-253)
73. ^ Nel 1772, quando Maria Antonietta era ancora delfina, il cardinale di Rohan rivestì la carica di ambasciatore a Vienna e mise in ridicolo l'imperatrice Maria Teresa: in una lettera che circolò a Versailles, il cardinale aveva definito "ipocrite" le lacrime versate dall'imperatrice austriaca per la spartizione della Polonia. La giovane Maria Antonietta, allora, decise di non rivolgergli più la parola. (Lever, pp. 86-87)
74. ^ Haslip, p. 195.
75. ^ Lever, p. 237.
76. ^ a b Haslip, pp. 205-206.
77. ^ Lever, p. 245.
78. ^ Haslip, p. 204.
79. ^ Lever, p. 250.
80. ^ Considerava tutto ciò un fardello che doveva sopportare per la debolezza del marito. «I miei giorni felici sono finiti da quando hanno fatto di me una "intrigante"» disse in questo periodo a Madame Campan. (Haslip, pp. 218-220)
81. ^ Il dipinto non ebbe buona sorte, nonostante la grande somiglianza. Infatti, Madame Sophie, la figlia minore di Maria Antonietta morì prima dell'esposizione e dovette essere tolta dal quadro; mentre gli altri figli tranne il delfino, che peggiorava sempre di più, crescevano sani e robusti. Alla fine di agosto, il dipinto avrebbe dovuto essere ufficialmente presentato all'Académie Royale, ma si evitò di farlo perché l'impopolarità della regina era molto aumentata, e c'era il rischio di dimostrazioni. Opuscoli e caricature dilagavano. Al salone rimase la cornice vuota, sulla quale qualcuno attaccò un bigliettino con la scritta «Guardate il Deficit!», in riferimento al nuovo soprannome dato alla regina, Madame Deficit. (Fraser, p. 284)
82. ^ Fecero aumentare le calunnie i misteriosi viaggi a Londra di molti amici della regina, tra i quali, l'abate Vermond, la duchessa de Polignac e la principessa de Lamballe; si diceva fossero andati a negoziare la restituzione di quelle carte con i La Motte. (Lever, p. 255)
83. ^ Lever, pp. 260-261.
84. ^ Lever, p. 263.
85. ^ Lever, p. 299.
86. ^ Lever, p. 270.
87. ^ Lever, p. 276.
88. ^ Haslip, p. 233.
89. ^ a b c d Haslip, p. 234.
90. ^ Lever, p. 280.
91. ^ Fraser, pp. 315-316.
92. ^ Lever, p. 290.
93. ^ Lever, pp. 295-297.
94. ^ a b Fraser, pp. 336-337.
95. ^ Lever, p. 315.
96. ^ Lever, p. 320.
97. ^ Lever, p. 318.
98. ^ Lever, p. 324.
99. ^ Il suo volto era diventato più emaciato, il petto scavato e anche i capelli iniziavano a incanutirsi e a diradarsi come quelli di una vecchia. (Erickson, p. 374)
100. ^ Fraser, p. 386.
101. ^ Fraser, pp. 404-405.
102. ^ Maria Antonietta, scrisse la figlia, rimase «impietrita dall'orrore» e svenne; fu l'unica volta che Maria Teresa vide sua madre perdere la propria compostezza. (Fraser pp. 427-428)
103. ^ Haslip, pp. 340-341.
104. ^ Castelot, pp. 351-352.
105. ^ Cortesi, Cortesi, Luigi XVII - Il bambino ucciso dal Terrore, p. 24.
106. ^ Cortesi, p. 25.
107. ^ Cortesi, p. 26.
108. ^ a b Lever, p. 389-390.
109. ^ Lever, p. 392.
110. ^ Lever, p. 395.
111. ^ Lever, pp. 396-397.
112. ^ Messalina, Brunechilde, Fredegonda, Caterina de' Medici. (Zweig, p. 441)
113. ^ Lever, p. 398.
114. ^ Erickson, p. 439.
115. ^ a b c Lever, p. 398-399.
116. ^ Fraser, p. 472.
117. ^ a b Lever, p. 399.
118. ^ Lever, p. 401.
119. ^ Fraser, p. 477.
120. ^ «Non mostrò alcun segno di paura, indignazione o debolezza» disse uno dei suoi avvocati. (Lever, p. 402)
121. ^ Fraser, p. 479.
122. ^ Fraser, p. 480.
123. ^ Castelot, p. 427.
124. ^ Fraser, p. 481.
125. ^ Erickson, p. 442.
126. ^ Castelot, p. 431.
127. ^ Lever, p. 405.
128. ^ Cesare Giardini, I processi di Luigi XVI e Maria Antonietta (1793), p. 312.
129. ^ Fraser, p. 485.
130. ^ Cortesi, Luigi XVII - Il bambino ucciso dal Terrore, p. 30.
131. ^ Cortesi, pp. 31-32.
132. ^ a b c d e Fraser, pp. 490-493.
133. ^ a b Fraser, pp. 488-489.
134. ^ Lever, p. 409.
135. ^ King, Ludwig, pp. 289-290.
136. ^ Alessandra e Maria Antonietta erano lontane parenti: entrambe discendevano da Giorgio II d'Assia-Darmstadt.
137. ^ Erickson, La zarina Alessandra - Il destino dell'ultima imperatrice di Russia, p. 152.
138. ^ Bloy, La Cavaliera della Morte, p. 16.
139. ^ a b Bloy, p. 80.
140. ^ Mostre: la vita di Maria Antonietta
141. ^ Fraser, p. 491.
142. ^ Lever, p. 409.
143. ^ Il Giornale.it Austriantimes.at
144. ^ Horace Walpole, in un'occasione, scrisse: «Non si hanno occhi che per la regina. Le Ebe e le Flora, le Elene e le Grazie non sono che donne di strada in suo confronto. Che segga o che stia in piedi, è la statua della bellezza. Quando si muove è la personificazione della grazia». (Yonge, The Life of Marie Antoinette, Queen of France, p. 132)
145. ^ Antiquariato, n° 324, aprile 2008, Mondadori.
146. ^ Zweig, pp. 95-96.
147. ^ Craveri, Amanti & Regine- Il potere delle donne, p. 358.
148. ^ Zweig, p. 41.
149. ^ Lever, p. 127.
150. ^ Lever, p. 106.
151. ^ Fraser, p. 224.
152. ^ Fraser, p. 129.
153. ^ Lever, p. 69.
154. ^ Lever, p. 165.
155. ^ Fraser, pp. 184-185.
156. ^ Lever, p. 168.
157. ^ Lever, p. 204.
Bibliografia
▪ Léon Bloy, La Cavaliera della Morte, Milano, Adelphi, 1996. ISBN 88-459-1149-7
▪ Madame Campan, La vita segreta di Maria Antonietta (Memorie), Roma, Newton Compton, 2006. ISBN 88-541-0785-9
▪ André Castelot, Maria Antonietta - La vera storia di una regina incompresa, Milano, Fabbri Editori, 2000.
▪ Paolo Cortesi, Luigi XVII - Il bambino ucciso dal terrore, Forlì, Foschi, 2008. ISBN 88-89325-45-3
▪ Benedetta Craveri, Maria Antonietta e lo scandalo della collana, Milano, Adelphi, 2006. ISBN 88-459-2105-0
▪ Benedetta Craveri, Amanti e Regine - Il potere delle donne, Milano, Adelphi, 2008. ISBN 978-88-459-2302-9
▪ Carolly Erickson, La zarina Alessandra - Il destino dell'ultima imperatrice di Russia, Milano, Mondadori, 2006. ISBN 88-04-55183-6
▪ Carolly Erickson, Maria Antonietta, Milano, Mondadori, 1997. ISBN 88-04-43662-X
▪ Antonia Fraser, Maria Antonietta - La solitudine di una regina, Milano, Mondadori, 2003. ISBN 88-04-50677-6
▪ Cesare Giardini, I processi di Luigi XVI e Maria Antonietta (1793), Verona, Mondadori, 1934.
▪ Joan Haslip, Maria Antonietta, Milano, Longanesi, 1999. ISBN 88-304-0876-X
▪ Greg King, Ludwig, Milano, Mondadori, 2006. ISBN 88-04-46430-5
▪ Evelyne Lever, Maria Antonietta - L'ultima regina, Milano, BUR Biografie, 2007. ISBN 978-88-17-00940-9
▪ Maria Teresa d'Austria, Maria Antonietta di Francia, Il mestiere di regina (Lettere 1770-1780), Milano, Rossellina Archinto, 1989. ISBN 88-7768-011-3
▪ Adriano Prosperi, Giustizia bendata - Percorsi storici di un'immagine, Torino, Einaudi, 2008. ISBN 88-06-19403-8
▪ Antonio Spinosa, Luigi XVI - L'ultimo sole di Versailles, Milano, Mondadori, 2008. ISBN 978-88-04-58134-5
▪ Élisabeth Vigée-Le Brun, Memorie di una ritrattista, Milano, Abscondita, 2004. ISBN 88-8416-135-5
▪ (EN) Charles Duke Yonge, The Life of Marie Antoinette, Queen of France, , Large Print Edition.
▪ Stefan Zweig, Maria Antonietta - Una vita involontariamente eroica, Verona, Mondadori, 1948.
* 1908 - Jean-Baptiste Berthier (Châtonnay, 24 febbraio 1840 – Grave, 16 ottobre 1908) è stato un sacerdote francese, fondatore della congregazione dei Missionari della Sacra Famiglia.
Nel 1862 entrò come religioso nella congregazione dei Missionari di Nostra Signora di La Salette e per alcuni anni si dedicò alla predicazione delle missioni popolari nelle zone rurali della Francia meridionale, particolarmente nella diocesi di Grenoble.
Nel 1895 fondò a Grave la congregazione dei Missionari della Sacra Famiglia, dedita al servizio missionario, al favorimento delle vocazioni religiose ed all'assistenza pastorale alle famiglie.
Il suo processo di canonizzazione è stato avviato nel 1953.
* 1959 - George Catlett Marshall (Uniontown, 31 dicembre 1880 – Washington, 16 ottobre 1959) è stato un militare e politico statunitense, organizzatore e stratega dell'esercito del suo Paese durante la seconda guerra mondiale.
Legò il proprio nome al piano per la ricostruzione europea dopo la guerra.
Combatté nella prima guerra mondiale, prestò servizio nelle Filippine ed in Cina, divenne generale di brigata nel 1936 e capo di Stato Maggiore generale nel 1939.
In questa carica riorganizzò profondamente le forze armate statunitensi nella prospettiva della guerra, ed esercitò un grande influsso sulla condotta delle operazioni in tutti gli scacchieri bellici del mondo.
Fu iniziato alla massoneria dal Gran Maestro della Gran Loggia del District of Columbia.
Partecipò anche alle conferenze interalleate di Casablanca, Jalta e Potsdam, in cui vennero decise le grandi linee strategico-politiche della guerra.
Dopo la vittoria tentò, senza successo, una mediazione tra Mao Tse Tung e Chiang Kai-shek per evitare la guerra civile in Cina.
Nel 1947 fu chiamato dal presidente Harry Truman alla segreteria di Stato, e fu allora che, in un discorso all'Università Harvard, offrì agli Stati europei il finanziamento di quel programma di ricostruzione economica che passò alla storia come piano Marshall.
Il piano fu accettato solo dai paesi dell'Europa Occidentale, che contribuirono a formularlo nei dettagli.
Nel 1950, nominato da Truman segretario alla Difesa in seguito allo scoppio della guerra di Corea, rimase in carica un anno.
Ebbe il premio Nobel per la pace nel 1953. Fu anche decorato della Legion d'Onore.
* 1962 - Gaston Bachelard (Bar-sur-Aube, 27 giugno 1884 – Parigi, 16 ottobre 1962) è stato un filosofo della scienza e della poesia francese.
Epistemologo illustre, è autore di numerose riflessioni legate alla conoscenza e alla ricerca.
Gaston Bachelard ha avuto una carriera fuori dal comune. All'inizio impiegato alle poste, prende la laurea e diventa professore di fisica e chimica a Bar-sur-Aube. Riesce nel 1922 a laurearsi anche in filosofia e insegna questa materia alla Facoltà di Dijon prima di diventare professore alla Sorbona fino al 1954.
Pensiero
Nella sua opera fondamentale: Il nuovo spirito scientifico (1934), Gaston Bachelard compie un superamento del dibattito tra empirismo e razionalismo, così come Karl Popper, autore a cui viene spesso contrapposto. Per Bachelard, il materialismo razionale si trova al centro di uno spettro epistemologico le cui due estremità sono costituite dall'idealismo e dal materialismo.
Bachelard si impegna per una critica severa dell'induttivismo e dell'empirismo. Il fatto scientifico si trova sempre costruito alla luce di una problematica teorica. La scienza si sviluppa in opposizione all'evidenza, contro le illusioni della conoscenza immediata. È in questo senso che Bachelard parla di una « filosofia del non ». L'accesso alla conoscenza come la storia delle scienze è dunque segnata da un «taglio epistemologico» che opera una separazione con il pensiero prescientifico. Produrre conoscenze nuove significa dunque superare "ostacoli epistemologici", secondo l'espressione di Bachelard che parla anche di rottura epistemologica.
Per Bachelard, ogni conoscenza è una conoscenza avvicinata: « Scientificamente, si pensa il vero come correzione storica di un lungo errore, si pensa l'esperienza come correzione della comune e prima illusione ».
Bachelard si impegna per un'epistemologia concordataria. Ritiene sia indispensabile superare l'opposizione tra empirismo e razionalismo: « Né razionalità vuota, né materialismo sconnesso ». L'attività scientifica richiede la messa in opera di un razionalismo applicato » o di « un materialismo razionale ».
Avendo le sue idee numerose affinità con quelle di Ferdinand Gonseth, contribuì con lui alla creazione e alla vita della rivista Dialectica.
Nella seconda parte della sua impresa filosofica, Bachelard si consacra a uno studio approfondito dell'immaginario poetico. In un testo divenuto celebre, le dormeur éveillé, dichiara: "La nostra appartenenza al mondo delle immagini è più forte, più costitutiva del nostro essere che non l'appartenenza al mondo delle idee". Incoraggia allore le dolcezze del fantasticare (della "rêverie") e si lascia andare alle evocazioni ispirate dalla "fiamma di una candela".
In Italiano è stato tradotto dalla Pellicanolibri La filosofia del non (dall'originale: La philosophie du non, Presses Universitaires de France, 1975)
Citazioni
▪ «È vicino all'acqua che ho meglio compreso che il fantasticare è un universo in espansione, un soffio di odori che fuoriesce dalle cose per mezzo di una persona che sogna. Se voglio studiare la vita delle immagini dell'acqua, mi occorre quindi riconoscere il loro ruolo dominante nel fiume e nelle fonti del mio paese. Io sono nato in un paese di ruscelli e di fiumi, in un angolo della Champagne vallonea, nella Vallage, così chiamata a causa del gran numero dei suoi avvallamenti. La più bella delle dimore sarebbe per me nel fosso di una vallata, al bordo di un'acqua viva, nell'ombra corta dei salici e dei vimini».
▪ «C'est près de l'eau que j'ai le mieux compris que la rêverie est un univers en émanation, un souffle odorant qui sort des choses par l'intermédiaire d'un rêveur. Si je veux étudier la vie des images de l'eau, il me faut donc rendre leur rôle dominant à la rivière et aux sources de mon pays. Je suis né dans un pays de ruisseaux et de rivières, dans un coin de Champagne vallonnée, dans le Vallage, ainsi nommé à cause du grand nombre de ses vallons. La plus belle des demeures serait pour moi au creux d'un vallon, au bord d'une eau vive, dans l'ombre courte des saules et des osières.»
▪ «e checché se ne dica, nella vita scientifica, i problemi non si pongono da sè. È precisamente questo senso del problema che dà il segno di un vero spirito scientifico. Per uno spirito scientifico, ogni conoscenza è una risposta a una domanda. Se non ci fossero domande non potremmo avere conoscenza scientifica. Niente va da sè. Niente è dato. Tutto è costruito» *«Et, quoi qu'on en dise, dans la vie scientifique, les problèmes ne se posent pas d'eux-mêmes. C'est précisément ce sens du problème qui donne la marque du véritable esprit scientifique. Pour un esprit scientifique, toute connaissance est une réponse à une question. S'il n'y a pas eu de question, il ne peut y avoir de connaissance scientifique. Rien ne va de soi. Rien n'est donné. Tout est construit.» La formation de l'esprit scientifique, p. 14, Librairie Philosophique J. Vrin, 1970.
▪ «al di sopra del soggetto oltre l'oggetto, la scienza moderna si fonda sul progetto. nel pensiero scientifico la meditazione da parte del soggetto sull'oggetto prende sempre la forma del progetto.
Au-dessus du sujet, au-delà de l'objet, la science moderne se fonde sur le projet. Dans la pensée scientifique, la méditation de l'objet par le sujet prend toujours la forme du projet.» Le Nouvel Esprit scientifique.
▪ «la conoscenza del reale è una luce che proietta sempre da qualche parte delle ombre» *«La connaissance du réel est une lumière qui projette toujours quelque part des ombres.»
▪ «è l'oggettivazione che domina l'oggettività; l'oggettività non è altro che il prodotto di una oggettivazione corretta»*
▪ « c'est l'objectivation qui domine l'objectivité; l'objectivité n'est que le produit d'une objectivation correcte.» Études
▪ « ogni nuova verità nasce nonostante l'evidenza»
▪ « Toute nouvelle vérité naît malgré l'évidence»
▪ C'est en se tenant assez longtemps sur la surface irisée que nous comprendrons le prix de la profondeur
* 1965 - Enrico Piaggio (Genova Pegli, 22 febbraio 1905 – Montopoli Valdarno, 16 ottobre 1965) è stato un imprenditore italiano.
Nasce il 22 febbraio 1905 a Pegli (allora comune autonomo) in Viale Villa Gavotti 7.
Laureatosi in Economia e Commercio a Genova nel 1927 riceve la laurea in ingegneria honoris causa dall'Università di Pisa nel 1951.
Alla morte del padre Rinaldo nel 1938 eredita insieme con il fratello Armando (1901-1978) la Piaggio.
Il 25 settembre 1943 un ufficiale della Repubblica di Salò nella hall dell'hotel Excelsior di Firenze gli spara perché non si alza durante il discorso alla radio del generale Rodolfo Graziani contro gli Alleati. Trasportato all'ospedale in fin di vita, viene salvato grazie all'asportazione di un rene.
Nel dopoguerra riesce a creare e ad affiancare alla prestigiosa produzione aeronautica, un'altrettanto valida ed innovativa produzione motociclistica. Egli voleva dare agli italiani un mezzo semplice ed economico. Fu così che nel 1946 lancia la Vespa che ebbe un successo planetario e due anni dopo l'Ape.
Nel 1964 le due divisioni, aeronautica e motociclistica, diventano a tutti gli effetti due aziende distinte.
Nel 1965 proprio quando Enrico si sente male in ufficio, la sua fabbrica di Pontedera è in piena fase di forte conflittualità operaia. È in corso uno sciopero e l'ambulanza riesce faticosamente a farsi strada attraverso le due ali di dimostranti ammassati lungo il viale che porta ai cancelli della direzione dell'azienda. Enrico Piaggio viene trasportato d'urgenza all'ospedale di Pisa, ma morirà dieci giorni dopo nella sua villa di Varramista. Non appena giunge la notizia della sua morte, cessa ogni clamore e tutti si stringono in silenzio per rendergli omaggio. I suoi funerali vedranno la partecipazione commossa di tutta Pontedera con una straripante folla di migliaia e migliaia di persone.
Enrico Piaggio era stato il secondo marito di Paola dei conti Antonelli, vedova del colonnello Alberto Bechi Luserna, di cui adottò la figlia, Antonella Bechi Piaggio, andata poi sposa a Umberto Agnelli.
* 1980 - Luigi Longo detto Gallo (Fubine, 15 marzo 1900 – Roma, 16 ottobre 1980) è stato un politico e antifascista italiano, segretario del PCI dal 1964 al 1972.
* 1981 - Moshe Dayan - in ebraico משה דיין ascolta[?·info] - (Degania, 20 maggio 1915 – Tel Aviv, 16 ottobre 1981) è stato un generale e politico israeliano.
Fu il quarto Capo di stato maggiore generale delle Forze di Difesa Israeliane. In alcune biografie compare la data di nascita nel 4 maggio 1915 e la data di morte nel 16 dicembre 1981.
Il suo nome, in ebraico, significa "Mosè il Giudice". È stato un personaggio emblematico per lo Stato di Israele, conosciuto in tutto il mondo per la benda sull'occhio sinistro, perso in Siria durante la Seconda guerra mondiale.
* 2000 - Antonio Russo (Francavilla al Mare, 3 giugno 1960 – Tbilisi, 16 ottobre 2000) è stato un giornalista italiano, ucciso in circostanze misteriose nei pressi della città georgiana di Tiblisi.
Antonio Russo era un free-lance, abituato a vivere in prima persona gli eventi più scottanti. Non aveva voluto iscriversi all'Ordine dei giornalisti e aveva rifiutato offerte di testate blasonate, poiché così si sentiva libero di raccontare senza veti le realtà della guerra e – diceva – le atrocità che le popolazioni civili erano costrette a subire.
Russo è stato per molti anni free lance e reporter internazionale di Radio Radicale. Tra le sue corrispondenze più note quelle dall'Algeria, durante gli anni sanguinosi della repressione, dal Burundi e dal Rwanda, che hanno documentato la guerra nella regione dei grandi laghi, e poi dall'Ucraina, dalla Colombia e da Sarajevo.
Russo fu inoltre inviato di Radio Radicale in Kosovo, dove rimase – unico giornalista occidentale presente nella regione durante i bombardamenti NATO – fino al 31 marzo 1999 per documentare la pulizia etnica contro gli albanesi kosovari. Nel corso di quelle settimane collaborò anche con altri media italiani e con agenzie internazionali.
In quell'occasione fu anche protagonista di una rocambolesca fuga dai rastrellamenti serbi, unendosi ad un convoglio di rifugiati kosovari diretto in treno verso la Macedonia. Il convoglio si fermò durante il percorso e Antonio Russo raggiunse Skopje a piedi. Di lui non si ebbero notizie per due giornate intere, in cui lo si diede già per disperso.
Antonio Russo è deceduto tra la notte del 15/16 ottobre 2000 in Georgia, dove si trovava in qualità di inviato di Radio Radicale per documentare la guerra in Cecenia. Il suo corpo fu ritrovato ai bordi di una stradina di campagna a 25 km da Tbilisi, torturato e livido, con tecniche riconducibili a reparti specializzati militari. Il materiale che aveva con sé - videocassette, articoli, appunti - non fu ritrovato, anche il suo alloggio fu ritrovato svaligiato da appunti e video (pur senza toccare oggetti di valore).
Le circostanze della morte non sono mai state chiarite, ma molti hanno avanzato pesanti accuse al governo di Vladimir Putin a Mosca: Antonio Russo aveva infatti cominciato a trasmettere in Italia notizie scottanti circa la guerra, e aveva parlato alla madre, solo due giorni prima della morte, di una videocassetta scioccante contenente torture e violenze dei reparti speciali russi ai danni della popolazione cecena. Secondo i suoi amici, Russo aveva raccolto prove dell'utilizzo di armi non convenzionali contro bambini ceceni. Nel maggio 2009, Daniele Biacchessi scrive la storia di Antonio Russo nel suo libro Passione reporter.
Ecco la commemorazione di Radio Radicale. Clicca qui.
* 2005 - Francesco Fortugno (Brancaleone, 15 settembre 1951 – Locri, 16 ottobre 2005) è stato un medico e politico italiano, morto assassinato mentre ricopriva la carica di vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria.
Carriera professionale e inizi in politica
Dopo la laurea in medicina nel 1975, si specializza in chirurgia generale e medicina legale affermandosi come medico a Reggio Calabria. Muove i primi passi in politica nella Democrazia Cristiana, con cui sarà eletto consigliere comunale del suo paese nel 1986.
Nel 1992 diventa vicesegretario comunale della DC, e successivamente aderisce alla corrente di Mino Martinazzoli che lo induce a schierarsi con il Partito Popolare Italiano di Gerardo Bianco e di aderire al centrosinistra.Divenuto primario ospedaliero, fu inoltre professore a contratto presso la facoltà di Medicina dell'Università di Catanzaro. Sul piano dell'attività amministrativa maturò esperienze di consigliere comunale e vice presidente dell'assemblea dell'USL di Melito di Porto Salvo.
Dopo essere stato segretario regionale aggiunto nella CISL medici di Reggio Calabria, entrò nell'esecutivo nazionale della stessa confederazione sindacale e della Commissione per la contrattazione degli accordi nazionali di lavoro e della legge di riforma sanitaria.
Incarichi vari ed arrivo alla Regione Calabria
Dal 1996 al 1999 fu assessore a Reggio Calabria, mentre dal 1999 al 2001 fu vicesindaco di Locri. In questo anno subentra come consigliere regionale a Luigi Meduri, eletto al Parlamento; nel 2005, entra a far parte subito del Consiglio Regionale, con la vittoria di Agazio Loiero, eletto con la Margherita, e viene scelto come vicepresidente del Consiglio Regionale.
Il tragico assassinio
Il 16 ottobre 2005 a Locri, nel giorno delle primarie dell'Unione, all'interno del seggio, è stato ucciso da un killer a volto coperto, legato alla Ndrangheta, con 5 colpi di pistola. Ai funerali ha partecipato anche Carlo Azeglio Ciampi, allora presidente della Repubblica.
Negli stessi giorni migliaia di studenti scendono in piazza a manifestare contro l'uccisione del politico e contro la 'ndrangheta. Nasce "Ammazzateci tutti".
Gli subentra in Consiglio Regionale Domenico Crea, un politico che, secondo l'accusa, era al servizio delle famiglie della 'Ndrangheta [1]. Crea viene arrestato nel 2008 su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia nell'ambito di un'inchiesta sulla sanità [2].
L'arresto dei sicari
Il 21 marzo 2006, dopo 5 mesi di indagini, sono stati arrestati i nove presunti colpevoli dell'omicidio. Si tratta di Vincenzo Cordì, 49 anni, Domenico Novella, 30, Antonio Dessì, 24 anni, Gaetano Mazzara, 42 anni, Salvatore Ritorto, 27 anni, Domenico Audino, 27 anni, Carmelo Crisalli, 26 anni, e Nicola Pitari, 27 anni, tutti di Locri. Ai primi quattro il provvedimento restrittivo è stato notificato in carcere. Per loro le accuse variano dall'associazione di tipo mafioso all'omicidio e alla rapina a mano armata. In particolare, Salvatore Ritorto è accusato di essere l'autore materiale dell'omicidio.
Il 21 giugno 2006 sono stati arrestati Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, rispettivamente caposala ed infermiere in un ospedale di Locri. Sono accusati di essere i mandanti dell'assassinio di Francesco Fortugno.
Il 30 maggio 2007 il movimento antimafia "Ammazzateci tutti" presenta formale richiesta per costituirsi parte civile al processo. Insieme alla Regione Calabria, alla Provincia di Reggio Calabria ed al comune di Locri è l'unica organizzazione a presentare tale istanza.
Lunedì 15 ottobre 2007 si suicida il collaboratore di giustizia Bruno Piccolo, uno dei due "pentiti" che hanno permesso di arrestare i presunti mandanti dell'assassinio.
Il 2 febbraio 2009 la sentenza di primo grado nel processo per la morte di Fortugno condanna all'ergastolo gli imputati ritenuti esecutori materiali: Alessandro e Giuseppe Marcianò, Salvatore Ritorto e Domenico Audino. La moglie del politico calabrese, Maria Grazia Laganà, chiede che le indagini vadano avanti, perché a suo avviso ci sarebbero fatti che devono ancora emergere.
Al momento della lettura della sentenza nessun rappresentante delle istituzioni e del movimento antimafia "Ammazzateci tutti" era presente in aula.[1][2][3]
Note
1. ^ Processo Fortugno, Arlacchi (Idv): Nessun politico regionale presente in aula a Locri | Calabria Notizie
2. ^ Processo Fortugno: tutti condannati - Nuova Cosenza Quotdiano Digitale
3. ^ Speciale Processo Fortugno: " Il Giorno Dopo La Sentenza Tra Rabbia E Lacrime" | Calabriareport.It