Il calendario del 16 Maggio
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
- Email:
Eventi
▪ 218 - La legione romana III Gallica, di stanza ad Emesa, proclama imperatore Sestio Vario Avito Bassiano, che assume il nome di Marco Aurelio Antonino e passerà alla storia come Eliogabalo
▪ 1204 - Baldovino IX di Fiandra viene incoronato primo imperatore dell'Impero latino d'oriente
▪ 1527 - Gli abitanti di Firenze scacciano per la seconda volta i Medici ristabilendo una forma di governo repubblicana
▪ 1532 - Sir Thomas More si dimette dalla carica di Lord Cancelliere d'Inghilterra
▪ 1568 - Maria I di Scozia (Maria Stuarda) fugge dalla Scozia
▪ 1792 - Inaugurazione del Gran Teatro la Fenice di Venezia con un'opera di Giovanni Paisiello
▪ 1880 - Italia: si svolgono le Elezioni politiche generali per la 15° legislatura. Su 620.491 aventi diritto (una netta minoranza) votano 369,953, il 59,62%. L'Italia liberale è ancora guidata da un ristretto numero di uomini lontani dalle esigenze del popolo italiano. Dalle elezioni del 1882 il numero degli aventi diritto si allarga a 2.000.000 e nel 1913 col suffragio universale maschile a 8.644.699. (fonte, M.S.Piretti)
▪ 1920 - Giovanna d'Arco viene canonizzata a Roma da Papa Benedetto XV
▪ 1929 - A Hollywood, California vengono consegnati per la prima volta gli Academy Awards (Premio Oscar)
▪ 1943 - Olocausto: termina la rivolta nel Ghetto di Varsavia
▪ 1948 - Chaim Weizmann viene eletto primo presidente di Israele
▪ 1960
- - Nikita Khruščёv chiede le scuse degli USA al presidente statunitense Dwight D. Eisenhower per il caso dei voli degli aerei spia U-2 sul cielo dell'Unione Sovietica
- - Theodore Harold Maiman crea il primo laser
▪ 1969 - Programma Venera: il Venera 5 sovietico atterra su Venere
▪ 1974 - A Milano viene arrestato Luciano Liggio, mafioso siciliano detto la Primula Rossa, per la seconda volta: non uscirà più di prigione
▪ 1975 - Napoli, durante violenti scontri tra forze dell'ordine e dimostranti, viene travolto e ucciso in Piazza Dante da una camionetta dei carabinieri il pensionato 62enne Gennaro Costantino, militante del PCI
▪ 1988 - USA: un rapporto sanitario di C. Everett Koop afferma che le proprietà additive della nicotina sono simili a quelle dell'eroina e della cocaina
▪ 1992 - STS-49: Lo Space Shuttle Endeavour rientra ed atterra dopo il volo inaugurale
▪ 1998 - Esce in Italia, edito da Salani, il libro Harry Potter e la pietra filosofale
▪ 1999 - Alberto Pacher viene eletto sindaco di Trento, dopo essere stato sindaco reggente
▪ 2003 - A Casablanca 12 persone si fanno esplodere in una serie di attacchi terroristici attribuiti ad Al-Qaida
▪ 2004
- - Dopoguerra iracheno: Durante gli assalti dei ribelli, spronati dal jihad dichiarata il 14 maggio da Muqtada Al Sadr, viene ferito da una scheggia di granata un lagunare, Matteo Vanzan, 23 anni. Morirà il giorno dopo
- - Roberto Baggio gioca la sua ultima partite in Serie A e conclude cosi la sua grande carriera di calciatore
▪ 2005 - Afghanistan: a Kabul viene rapita l'italiana Clementina Cantoni, collaboratrice di Care International per il programma di aiuti alle vedove
▪ 2006 - Viene presentato il MacBook, notebook Apple di fascia consumer
▪ 2007 - A Padova le prostitute sfilano in corteo, battezzato "lucciola day" per protestare contro l'ordinanza del sindaco Flavio Zanonato che preveda la multa ai clienti per il reato di "intralcio alla circolazione"
Anniversari
* 1393 - Giovanni (Jan) Nepomuceno, ovvero di Nepomuk (Nepomuk, prima del 1349 – Praga, 16 maggio 1393), è stato un sacerdote boemo, canonico nella cattedrale di Praga e predicatore alla corte di re Venceslao, il quale lo fece uccidere per annegamento. È stato proclamato santo da papa Benedetto XIII nel 1729: è patrono della Boemia, dei confessori e di tutte le persone in pericolo di annegamento. La sua festa cade il 20 marzo.
Documenti esistenti, registri ecclesiastici e cronache del tempo riferiscono in maniera chiara che nel 1393 un certo Giovanni di Nepomuk era vicario generale dell'arcidiocesi di Praga e che il 20 marzo dello stesso anno, su ordine di Re Venceslao IV di Boemia, fu gettato nella Moldava e vi affogò.
Questo Giovanni era il figlio di Welflin (o Wölflin), un cittadino di Pomuk (Nepomuk è una piccola città a 30 km da Pilsen in Boemia; si formò nel XIV secolo incorporando il borgo di Pomuk, attestato da diversi secoli), e aveva studiato teologia e giurisprudenza all'Università di Praga. Nel 1373 prese gli ordini e divenne notaio pubblico nella cancelleria episcopale, nel 1374 fu protonotaio e poi segretario dell'arcivescovo Giovanni di Jenzenstein (Jenstein). Continuò poi i suoi studi in giurisprudenza all'università di Padova, dove ottenne nel 1387 la laurea in diritto canonico. Egli fu inizialmente un canonico nella chiesa di Sant'Egidio a Praga e nel 1389 divenne parroco della chiesa di San Gallo e canonico della cattedrale di Wyschehrad.
Nel 1390 rinunciò alla parrocchia di San Gallo per divenire arcidiacono di Sasz, ed allo stesso tempo canonico della cattedrale di San Vito, senza, però, ricevere alcuno dei benefici ecclesiastici, che competevano ai canonici della cattedrale.
Poco dopo l'arcivescovo di Praga lo volle come presidente del tribunale ecclesiastico, e nel 1393 come suo vicario generale.
Venceslao IV, re di Boemia e imperatore del Sacro Romano Impero, desiderando fondare una diocesi nuova per uno dei suoi favoriti, ordinò che alla morte dell'abate Rarek di Kladrau nessun nuovo abate fosse eletto, e che la chiesa dell'abbazia fosse trasformata in una sede vescovile. Il vicario generale dell'arcivescovo si oppose energicamente a quest'ordine, che violava il diritto canonico. Quando l'abate Rarek morì nel 1393, i monaci di Kladrau immediatamente tennero una elezione; la scelta cadde sul monaco Odelenus e Giovanni, come vicario generale, confermò prontamente questa elezione, senza tenere in conto i desideri del monarca.
La morte
Venceslao rispose ordinando l'imprigionamento del vicario-generale, del vicario della cattedrale, il prevosto Wenceslaus di Meissen, dell'assistente dell'arcivescovo e successivamente anche del decano dei canonici della cattedrale. I quattro furono anche torturati il 4 marzo e tre di loro furono indotti a cedere alle richieste del re; Giovanni tuttavia resistette fino all'ultimo.
Gli fu fatto subire ogni tipo di tortura, inclusa la bruciatura dei fianchi con torce, ma neppure questo lo indusse all'obbedienza. Alla fine il re ordinò di metterlo in catene, condurlo attraverso la città e gettarlo dal Ponte Carlo nel fiume Moldava: era il 20 marzo 1393.
Altre notizie
Alcuni annali storici scritti 60-80 anni dopo la sua morte (e perciò considerati leggendari dagli storici protestanti) attribuiscono il martirio a cause molto diverse. Secondo questa tradizione Giovanni Nepomuceno sarebbe anche stato confessore della regina Giovanna di Baviera ed il re, avendo dei dubbi sulla fedeltà della stessa, gli aveva chiesto di rivelare quanto detto in confessione dalla regina. Giovanni non aveva accettato di violare il segreto delle confessioni e perciò venne fatto gettare nella Moldava, dove annegò. Il mattino seguente il corpo venne ritrovato sulle rive del fiume circondato da una strana luce; ciò sarebbe accaduto il 16 maggio del 1383. Il luogo della sua esecuzione, sul Ponte Carlo è tuttora luogo di venerazione e viene ricordato da una lapide; secondo la credenza popolare toccando la lapide con la mano sinistra si avrà fortuna per i successivi 10 anni.
Problemi sull'identità
La controversia riguardo all'identità di Giovanni di Nepomuk cominciò nel sedicesimo secolo e non era ancora risolta all'inizio del XX secolo.
Lo storico Hajek von Liboczan (1553) fu il primo a suggerire che siano esistiti due personaggi distinti con lo stesso nome, il predicatore di corte che venne ucciso nel 1383 per non aver rivelato le confessioni della regina e l'ausiliario vescovile di Praga, che venne fatto uccidere nel 1393, per aver confermato l'elezione dell'Abate di Kladrau Alberto, in contrasto con il volere del monarca. Questa ipotesi ha indotto alcuni studiosi a ritenere che si tratti di una figura leggendaria.
In tempi più recenti gli storici hanno ritenuto più probabile l'esistenza di un unico personaggio storico, il vicario-generale assassinato nel 1393 e che la controversia sia nata per un errore del decano della cattedrale di San Vito Giovanni of Krumlov, che nel 1483 trascrisse per errore il 1383 come data della morte del santo.
I documenti storici contemporanei
Sono stati rinvenuti quattro documenti contemporanei che concernono questi fatti.
▪ Il documento di accusa contro il re, presentato a papa Bonifacio IX il 23 aprile 1393 dall'arcivescovo Giovanni di Jenzenstein che andò a Roma con il nuovo abate di Kladrau.
▪ Pochi anni più tardi l'abate Ladolf di Sagan lo elenca sia nel catalogo degli Abati di Sagan completato nel 1398 sia nel trattato "De longævo schismate", lib. VII, c. xix.
▪ Un quarto riscontro documentario è fornito dal "Chronik des Deutschordens", una cronaca dei Cavalieri dell'Ordine Teutonico che fu compilata da Giovanni di Posilge, che morì nel 1405.
L'arcivescovo Giovanni di Jenzenstein nella sua accusa summenzionata (all'art. 26) chiama Giovanni di Nepomuk, “santo martire”; nella biografia di Giovanni di Jenzenstein scritta dal suo cappellano, Giovanni di Nepomuk è descritto come gloriosum Christi martyrem miraculisque coruscum. È chiaro che i suoi contemporanei già avevano cominciato a onorare come martire e santo il vicario generale messo a morte dal monarca per aver difeso la legge e l'autonomia della Chiesa cattolica. Ciò, inoltre, rende verosimile il fatto che il corpo di Giovanni Nepomuceno sia stato recuperato sulle rive della Moldava e seppellito nella cattedrale di Praga, dove infatti, come è provato da documenti più tardivi, veniva venerato.
Nella sua Chronica regum Romanorum, completata nel 1459 Tommaso Ebendorfer (d. 1464) riferisce che il Re Venceslao aveva affogato nella Moldava il sacerdote confessore di sua moglie, indicato come Magister Jan, perché aveva affermato che solamente colui che governa bene è degno del nome di Re e si era rifiutato di violare il segreto della confessione. Questa è la prima fonte che indica come motivo della condanna a morte il rifiuto di violazione del segreto confessionale. Il cronista che parla di un solo Giovanni, affogato su ordine del Re Venceslao, evidentemente si riferisce al Giovanni di Pomuk messo a morte nel 1393. Nelle altre cronache scritte nella seconda metà del quindicesimo secolo troviamo regolarmente, come motivo dell'esecuzione di Giovanni, l'aver rifiutato di riferire al re quello che la regina aveva detto in confessione.
Il testo Istruzioni per il Re di Paul Zidek (sc. Giorgio di Podiebrad), completato nel 1471, contiene ancora più dettagli. Vi si afferma che il Re Venceslao sospettava di sua moglie, che era solita confessarsi da Magister Jan, e aveva fatto appello a quest'ultimo per ottenere il nome del suo amante. Il re ordinò che fosse affogato per il rifiuto di Giovanni di parlare.
In queste antiche cronache non viene indicato il nome della regina o alcuna data dell'avvenimento. Nel 1483 il decano della cattedrale di San Vito, Giovanni of Krumlov, indica come data della morte del santo il 1383, anno in cui era ancora in vita la prima moglie di Venceslao, Giovanna (che morì nel 1389). Potrebbe trattarsi di un errore di trascrizione.
Nel suo Annales Bohemorum lo storico boemo, Hajek von Liboczan (morto nel 1553), è il primo a parlare di due Jan di Nepomuk che furono messi a morte per ordine del Re Venceslao: uno, il confessore della regina martirizzato per aver rifiutato di violare il segreto confessionale, fu gettato nella Moldava nel 1383; l'altro, ausiliare Vescovile di Praga, venne affogato nel 1393 perché confermò l'elezione del monaco Albert come Abate di Kladrau.
Gli storici del sedicesimo e diciassettesimo secolo danno dettagli più leggendari del martirio universalmente accettato di Giovanni perché si rifiutò di violare il segreto confessionale. Bohuslav Balbinus, S.J., nel suo Vita b. Joannis Nepomuceni martyris [9] fornisce il resoconto più completo. Vi si riferisce con molti dettagli come il 16 maggio 1383 (questa data già era stata riportata in cronache più antiche), Giovanni di Nepomuk, poiché si rifiutò di rivelare al re le confessioni della Regina Giovanna, fu per ordine del sovrano gettato nella Moldava ed affogò.
La maggior parte di storici moderni ritengono che il vicario generale assassinato nel 1393 sia l'unico personaggio storico; alcuni comunque non reputano la conferma dell'elezione dell'Abate di Kladrau come la vera ragione per l'assassinio di Giovanni, ma ritengono che il re fosse già adirato contro di lui perché si era rifiutato di violare il segreto della confessione della regina, e colse con l'elezione l'opportunità di vendicarsi.
La venerazione
La venerazione di questo martire rimase nella tradizione della sola chiesa boema per molti secoli. Il capitolo di Praga avviò le pratiche per la canonizzazione di Giovanni Nepomuceno solo nel 1675, insistendo ripetutamente negli anni successivi. Negli anni 1715-20 l'evidenza fu raggruppata e la causa esaminata. Quando nel 1719 la sua tomba nella cattedrale di Praga fu aperta, fu dichiarato che la sua lingua era stata trovata incorrotta, per quanto raggrinzita.
Nel 1721 ebbe luogo la beatificazione di Giovanni Nepomuceno e nel 1729 la sua canonizzazione. Gli atti della canonizzazione sono basati sulla tradizione che il santo morì il 16 maggio del 1383, ucciso per il suo rifiuto di rivelare quanto detto in confessione dalla regina.
Nel 1777 l'eremita agostiniano Athanasius a Sancto Josepho cercò di provare, basandosi sull'accusa dell'arcivescovo Jenzenstein scritta nel 1393, ma riscoperta solo nel 1752, che il Santo non era altri che quel Giovanni di Pomuk messo a morte da Venceslao nel 1393. Nacque una polemica, che è durata fino ai nostri giorni. A causa dei dubbi sulla storicità di Giovanni di Nepomuk, tra il 1919 ed il 1920 molti monumenti a lui dedicati in Boemia furono distrutti.
Nel 1973 ricerche antropologiche sui resti di Giovanni confermarono la loro compatibilità cronologica con il periodo storico a cui erano attribuiti. Successivamente a queste ricerche, il culto riprese vigore. L'anno 1993, a sei secoli dalla morte, fu dichiarato anno di san Giovanni Nepomuceno dall'arcivescovo di Praga cardinale Miloslav Vlk.
La venerazione in Europa
La venerazione di San Giovanni Nepomuceno è diffusa in vari paesi europei. Per questo motivo alcuni lo propongono come uno dei santi protettori del continente europeo.
Molte opere d'arte sono state a lui dedicate; prima tra tutte la grandiosa tomba argentea eretta in suo onore a Praga all'interno della gotica cattedrale di San Vito e, sempre a Praga, la statua presente sul Ponte Carlo dove ancor oggi molti devoti accarezzano il basamento con la scena del martirio come portafortuna (i praghesi più anziani ricordano come fino a qualche decennio fa era abitudine levarsi il cappello a cospetto del santo dalle 5 stelle).
Degna di menzione è anche la cappella nel cuore di Monaco di Baviera a lui dedicata, vero capolavoro dell'arte barocca. Gli architetti Cosmas Damian e Egid Quirin Asam (1730-1750) hanno utilizzato l'arte dello stucco nelle sue più svariate possibilità, imitando non solo i duri materiali dell'architettura come preziosi marmi, pietre dure e metalli ma anche impalpabili drappi di tessuto, riposti sulle balaustre panciute che dividono in due l'alzato dello stretto spazio interno.
Culto in Italia
In Italia sono moltissime le statue di San Giovanni Nepomuceno presenti sui ponti e nelle piazze: a Morbegno in Lombardia, eseguita dall'artista ticinese G.B. Adami una bella statua di San Giovanni Nepomuceno è posta sopra il ponte che scavalca l'impetuoso torrente Bitto. Un'altra statua di pregevole fattura si trova a Colorno, nei pressi di Parma. Una statua è presente anche a Pontenove - Bedizzole, in provincia di Brescia (Lombardia), sul fiume Chiese e poi ancora a Bassano del Grappa, a Bressanone in provincia di Bolzano, nella piazza principale di Vigevano in provincia di Pavia e poi ancora a Livorno, a Milano (nel cortile del Castello Sforzesco), Chiavenna e in molte altre località.
Una bella statua del santo è sul Ponte Milvio, a Roma, dov'è attiva una arciconfraternita nepomucena con cappella nella chiesa di San Lorenzo in Lucina; gli è intitolato il collegio nazionale ceco.
San Giovanni Nepomuceno è anche patrono di Finalborgo, cittadina devastata da un'alluvione nel 1900. Il santo, il cui altare si trova nella parrocchiale di San Biagio, è ritratto sulla porta della città (un borgo medievale tuttora recinto di mura), dalla quale le acque irruppero nell'abitato durante l'alluvione.
San Giovanni Nepomuceno viene venerato anche a Stazzo, frazione di Acireale, di cui è patrono e protettore. La festa in suo onore si celebra la seconda domenica di agosto e vede, oltre alle celebrazioni liturgiche nella Chiesa a lui dedicata, una processione serale che percorre le vie del ridente borgo ionico, a conclusione uno spettacolo pirotecnico festeggia il Santo Boemo.
Dopo la canonizzazione del Nepomuceno il suo culto si diffuse rapidamente anche a Venezia. Nel sestiere di San Polo, nella chiesa omonima, sopra l'entrata vi è un lunettone ad affresco (purtroppo mutilo in corrispondenza del volto) raffigurante San Giovanni Nepomuceno; nella stessa chiesa è conservata nella cappella dedicata al santo la pala d'altare di Giambattista Tiepolo raffigurante san Giovanni Nepomuceno in adorazione della Madonna col Bambino. È da annotare che in questo sestiere fino agli anni cinquanta del Novecento vi era, nel giorno della ricorrenza del santo, una fiera lungo le calli adiacenti la Chiesa di San Polo e nel campo antistante. Restando a Venezia la presenza del santo Boemo è capillare in molti edifici di culto: Santi Apostoli, Santo Stefano, San Niccolò dei Mendicoli, San Geremia, San Martino, ecc. Una statua, attribuita a Giovanni Maria Morlaiter o a Giovanni Marchiori è presente sul Canal Grande all'imbocco del canale di Cannaregio. Assieme alla Beata Vergine Maria, San Giovanni Nepomuceno è patrono e protettore dei gondolieri.
È da segnalare inoltre la presenza a Lodi (Lombardia) del più grande esperto e collezionista di materiale relativo al santo boemo. Egli vanta tra i tanti oggetti d'arte una splendida incisione su rame di grandi dimensioni eseguita dalla celebre manifattura Klauber di Augusta che rappresenta san Giovanni Nepomuceno con un complesso programma iconografico, una tela raffigurante l'Estasi di San Giovanni Nepomuceno desunta da un dipinto di Paul Troger, la medaglia commemorativa dei cento anni dalla canonizzazione coniata a Praga nel 1829 e una statua in legno di bosso di eccezionale fattura oltre ad una serie di santini/immaginette che coprono un ampio arco temporale che va dal XVIII al XX secolo.
San Giovanni viene venerato anche a Romana, un piccolo paesino della Sardegna in provincia di Sassari. Anche se non ne è il patrono, è la festa più importante del paese, che viene celebrata il 16 maggio. È presente, nella chiesa parrocchiale, una reliquia di san Giovanni donata dal papa verso fine del 700, che viene portata in processione insieme alla statua del santo.
Ed infine a Ponte, Comune beneventano che trae le sue origini da un antico ponte in pietra di epoca romana - ad pontem lapideum - che costituiva il passaggio della via Latina sul torrente Alenta. E' appunto la sua storia legata a fiumi e ponti a far si che il patrono sia proprio San Giovanni Nepomuceno.
Motivi per la diffusione del culto
Alcuni storici protestanti (fra cui Abel) asseriscono che la venerazione di Giovanni fu introdotta dai Gesuiti per bandire il culto di Jan Hus dalla Boemia; i Gesuiti, però, furono fondati secoli dopo che il santo era già venerato a Praga e non possono quindi essere stati all'origine degli aspetti "leggendari" della storia del santo.
La diffusione del culto di Giovanni Nepomuceno durante la controriforma fu probabilmente promossa per sottolineare l'importanza del sacramento della penitenza e l'assoluta obbligatorietà del segreto confessionale, in polemica con alcune confessioni protestanti, che avevano abolito il sacramento. Di fatto, però, il culto, almeno in Italia, sembra soprattutto legato al suo ruolo di protettore dalle alluvioni.
▪ 1703 - Charles Perrault (Parigi, 12 gennaio 1628 – Parigi, 16 maggio 1703) è stato uno scrittore francese, membro (al seggio numero 23) dell'Académie française dal 1671, e autore del celebre libro di fiabe Histoire ou contes du temps passé raccolta di undici fiabe fra cui Cappuccetto Rosso, Barbablù, La bella addormentata, Pollicino, Cenerentola e Il gatto con gli stivali.
Perrault nacque a Parigi il 12 Gennaio del 1628 da famiglia altoborghese, vicina alla Corte di Francia, numerosa e adeguatamente facoltosa: tra gli altri, vale la pena ricordare il padre Pierre Perrault, avvocato al parlamento di Parigi, e il fratello Claude Perrault, medico e architetto, cui si deve la facciata del Louvre. Charles aveva anche un fratello gemello, François, che però morì a soli sei mesi. Frequentò le migliori scuole e studiò legge, trovando poi lavoro nei servizi statali. Prese parte alla creazione della Accademia delle Scienze e al restauro dell'Accademia della Pittura. Quando venne fondata l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, nel 1663, Perrault ne venne nominato segretario a vita. Prese parte alla "diatriba fra antichi e moderni" (Querelle des Anciens et des Modernes), in cui si affrontavano sostenitori della letteratura antica e sostenitori della letteratura dell'epoca di Luigi XIV; per sostenere la causa dei "Moderni" scrisse Le Siècle de Louis le Grand ("Il secolo di Luigi il grande", 1687) e Parallèle des Anciens et des Modernes ("Confronto fra antichi e moderni", 1688-1692).
Il Parallèle dà inizio a una famosa querelle che avrebbe attraversato tutta la cultura europea, dalla fine del XVII secolo all'inizio del XVIII. Perrault, nella polemica tra antichisti e modernisti si era schierato con i secondi. Egli affermava:
«Rappresenterei volentieri la natura con la bilancia in mano, come la giustizia, per mettere in evidenza la sua cura nel pesare con equità e nell'equilibrare, per quanto è possibile, tutto quello che distribuisce agli uomini, la fortuna, il talento, i vantaggi e gli svantaggi delle diverse condizioni, la facilità e la difficoltà relativa alle cose dell'ingegno.»
All'età di cinquantacinque anni pubblicò il volume Racconti e storie del passato con una morale, col sottotitolo: I racconti di Mamma Oca, pubblicato a nome del suo terzo figlio, si pensa che in seguito ad un rissa il più piccolo dei suo figli dovette andare in carcere per qualche tempo così suo padre per rifargli la reputazione intitolò a nome di suo figlio la raccolta di fiabe. Non è possibile che le abbia scritte suo figlio perché la pubblicazione avvenne quando aveva ancora diciannove anni e non poteva ancora aver tale padronanza delle facoltà linguistiche una così ampia esperienza della vita. Il figlio morì due anni dopo all'età di ventun anni.
Questo libro ebbe un inaspettato e travolgente successo, rendendo il nome di Perrault famoso anche al di fuori dei circoli letterari e artistici e dando di fatto inizio a un nuovo genere letterario, quello della fiaba. Sebbene molte storie di Perrault siano trascrizioni di storie tradizionali della cultura popolare (per esempio adattate dalle versioni di Giambattista Basile), lo scrittore francese non si riproponeva solo di "riportare" queste storie, bensì arricchiva il canovaccio tradizionale con proprie intuizioni creative. Così ritroviamo nelle sue fiabe luoghi della Francia della sua epoca, come lo Chateau Ussé che appare ne La bella addormentata e Il gatto con gli stivali, o riferimenti alla moda francese del XVII secolo. Alcune sue idee originali sono percepite, nella cultura popolare moderna, come parte essenziale delle relative fiabe; si pensi per esempio alle scarpette di cristallo, che fanno la loro apparizione, per la prima volta, nella Cenerentola di Perrault.
Opere
Le più celebri fiabe di Perrault (come quelle dei Grimm o di Andersen) sono universalmente note e parte indelebile della nostra cultura; i riferimenti a esse in altre opere d'arte e in altri contesti sono semplicemente incalcolabili, così come sono numerosissime le trasposizioni in opere liriche, teatrali, cinematografiche, musicali, e così via. Si possono ricordare in particolare:
▪ Pollicino (Le Petit Poucet)
▪ La bella addormentata (La Belle au bois dormant)
▪ Cappuccetto Rosso (Le Petit Chaperon rouge)
▪ Barbablù (Barbe Bleue)
▪ Il gatto con gli stivali (Le Chat botté)
▪ Cenerentola (Cendrillon)
▪ Enrichetto dal ciuffo
All'opera di Perrault si deve anche la diffusione del nome Mamma Oca nella letteratura per bambini, sebbene il nome stesso fosse già stato utilizzato prima della pubblicazione dei Racconti di Mamma Oca.
Dopo la morte di Perrault, avvenuta nel 1703 a Parigi, venne pubblicata una raccolta di sue fiabe col titolo Contes ("racconti"), composta dai Racconti di Mamma Oca con l'aggiunta di altre tre storie in versi: Grisédélis, Les Souhaits ridicules e Peau d'âne - (Pelle d'asino).
▪ 1942 - Bronisław Malinowski (Cracovia, 7 aprile 1884 – New Haven, 16 maggio 1942) è stato un antropologo polacco, naturalizzato britannico e considerato universalmente come uno dei più importanti studiosi del ventesimo secolo. È celebre per la sua attività pionieristica nel campo della ricerca etnografica, per gli studi sulla reciprocità e per le acute analisi sugli usi e costumi delle popolazioni della Melanesia.
Nato a Cracovia da famiglia della borghesia medio-alta, il padre era insegnante, la madre proveniva da una famiglia di proprietari terrieri. Conseguì il dottorato all'Università Jagellonica nel 1908. Successivamente frequentò l'Università di Leipzig, dove subì l'influenza di Wilhelm Wundt e delle sue teorie sulla psicologia popolare: interessi che lo spinsero ad occuparsi di antropologia. Nel 1910 si trasferì a Londra, per studiare alla London School of Economics and Political Science.
Nel 1914, in occasione del suo primo viaggio in Papua Nuova Guinea svolse lavori di ricerca etnografica a Maliu. Rimasto bloccato lì per lo scoppio della Prima guerra mondiale, ne approfittò per recarsi nelle Isole Trobriand, dove realizzò il suo più celebre studio, quello sul Kula.
Nel 1922 Malinowski, conseguito il dottorato in Antropologia, iniziò l'attività di insegnante nella stessa London School of Economics. Pubblicò, nello stesso anno, Argonauti del pacifico occidentale, il cui successo fu tale da portare la fama dell'etnologo a livelli mondiali. Nei tre decenni successivi, grazie al suo contributo attivo, la London School of Economics diventò uno dei maggiori centri europei per gli studi antropologici, intensificando i rapporti con studenti provenienti dalle colonie britanniche.
Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale si trasferì negli Stati Uniti, insegnando all'Università di Yale fino al momento della sua morte, avvenuta nel 1942.
Il pensiero
Malinowski è considerato il padre della moderna etnografia, di cui ha rivoluzionato la metodologia e l'approccio pratico. È stato, insieme ad Alfred Radcliffe-Brown, il maggiore esponente del funzionalismo britannico. Questa particolare scuola di pensiero è caratterizzata da una particolare attenzione all'analisi dei fattori che contribuiscono al mantenimento dell'equilibrio interno di una società, che appunto la teoria funzionalista concepisce come un organismo al cui funzionamento contribuiscono le sue varie parti. Questa visione del sistema sociale come una sorta di organismo vivente prevale soprattutto in Radcliffe-Brown (che la riprese dalle tesi di Emile Durkheim, il padre del funzionalismo in sociologia), il cui approccio è appunto definito antropologia sociale proprio per l'importanza centrale attribuita alla società. Diverso è l'approccio di Malinowski, il quale pur mantenendo una visione funzionalista pone al centro dei suoi studi l'individuo e non la società.
La nozione di cultura
Malinowski teorizza la sua nozione di cultura nel saggio postumo Una teoria scientifica della cultura (1944), anche se le conclusioni erano già presenti in nuce nella sua ricerca sul campo nelle Trobriand.
Egli riprende l'interpretazione tyloriana della cultura come insieme complesso, ma ne accentua l'aspetto organicistico trasformandola in un “tutto integrato” in cui ogni singola parte contribuisce al funzionamento dell'insieme.
Malinowski ritiene che ogni cultura sia costituita dall'insieme di risposte che la società dà ai bisogni universali degli esseri umani.
Tali bisogni sono di due tipi: alla base vi sono i bisogni umani universali (basic needs), come il mangiare, il dormire, il riprodursi e a cui ogni cultura fornisce proprie peculiari risposte; la soddisfazione dei bisogni primari crea quindi bisogni secondari o derivati come l'organizzazione politica ed economica che nascono dalla necessità di ogni società di mantenere la propria coesione interna.
C'è infine un terzo tipo di bisogni, bisogni di carattere culturale, come le credenze, le tradizioni, il linguaggio. A tutti questi livelli di necessità umane, ogni cultura dà risposte coerenti alla propria natura. Su queste premesse, come ha notato James Clifford, Malinowski ha potuto basarsi sull'analisi di un singolo aspetto della cultura di un popolo per capire l'insieme complesso di cui questo aspetto è parte. L'approccio di Malinowski rende quindi possibile giungere al tutto attraverso una o più delle sue parti. La figura retorica della sineddoche è perfettamente in grado di spiegare questo approccio: la parte è concepita infatti come una “versione in scala” o come una “cifra analogica” del tutto.
La ricerca nelle Trobriand
Malinowski, di origine polacca, aveva studiato antropologia a Londra e nel 1914 era in Australia per un congresso quando scoppiò la Guerra mondiale.
Essendo, come polacco, cittadino dell'Impero austro-ungarico e dunque nemico per gli inglesi, egli fu trattenuto in Australia ma le autorità locali gli permisero di compiere alcune ricerche etnografiche e per tale motivo Malinowski passò due anni nelle Isole Trobriand in Melanesia, per studiarvi la cultura indigena. L'analisi di tale cultura non riguardò tutti i suoi aspetti, poiché Malinowski si concentrò su uno in particolare, il kula.
Esso è una forma di scambio cerimoniale che consiste in periodiche spedizioni su canoe che ogni gruppo organizza per andare a fare visita alle comunità delle altre isole, con cui vengono scambiati doni. Lo scambio simbolico si basava su due tipi di doni: collane di conchiglie rosse, dette spulava, venivano scambiate con braccialetti di conchiglie bianche, dette mwali. A questo si aggiungeva un baratto informale detto gimwali con cui venivano scambiati oggetti d'uso di ogni topologia. Più tardi Marcel Mauss, allievo di Durkheim e come lui funzionalista, avrebbe definito un fenomeno come questo – quello, cioè, dello scambio tra due società – un fatto sociale totale, perché coinvolgendo molteplici aspetti culturali di una società permette di avere una visione complessiva della cultura di quel gruppo. In effetti il kula aveva la capacità di coinvolgere vari aspetti della vita locale: dalla costruzione delle canoe alla preparazione dei doni fino alla celebrazioni dei riti sacri che accompagnavano la cerimonia. Malinowski, da funzionalista quale egli era, cercò soprattutto di comprendere la funzione svolta da questa istituzione. Egli giunse alla conclusione che il kula serviva come meccanismo di attivazione di determinate forme di solidarietà sociale: grazie al kula si contribuiva a fare legare le persone attraverso una serie di obblighi e sulla base di un principio di collaborazione.
L'osservazione partecipante
Prima di Malinowski, gli studiosi di antropologia svolgevano lavori sul campo esclusivamente tramite interviste strutturate, senza immergersi nella vita quotidiana dei soggetti studiati. Malinowski ha definito i dettagli dell'osservazione partecipante, enfatizzando l'importanza dei contatti quotidiani tra lo studioso e i propri informatori.
Ha così riassunto, nella sua opera Argonauti del Pacifico Occidentale (1922), l'obiettivo della ricerca antropologica:
«afferrare il punto di vista dei soggetti osservati, nell'interezza delle loro relazioni quotidiane, per comprendere la loro visione del mondo»
In questo passaggio ha anticipato la distinzione tra descrizione e analisi e tra i punti di vista degli attori sociali e dello studioso. Distinzione che, tuttora, è alla base della metodologia d'indagine sul campo.
Al di là dei risultati ottenuti con la ricerca sul campo, e delle considerazioni metodologiche su di essa, Malinowski ha espresso idee contrastanti con alcuni capisaldi della psicanalisi Freudiana, come l'universalità del complesso di Edipo. Ne La vita sessuale nella Melanesia Nord-Occidentale (1929), stimolato dalla lettura di Totem e tabù dello stesso Freud, dimostrò concretamente l'estraneità dei modelli di società non-occidentalizzati rispetto a tale teoria.