9 marzo - ARNOLD TOYNBEE: il mercato non è la mano invisibile.
Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.ARNOLD TOYNBEE, (Londra, 23 agosto 1852 – Londra, 9 marzo 1883) uno dei più brillanti intellettuali dell'800, è filosofo, storico ed economista inglese, le cui proposte furono valide nel suo tempo e rimangono valide ancora oggi nella fase della globalizzazione dell'economia.
Studiò attentamente la storia della rivoluzione industriale al punto di coniare lui stesso, o almeno di rendere popolare la definizione di "rivoluzione industriale" nel mondo anglosassone.
Secondo Toynbee, l'applicazione del metodo storico all'economia mostra che le cosiddette leggi universali dell'economia (anche globale n.d.r.) sono in realtà relative.
Per esempio sosteneva che, contrariamente alle credenze comuni, IL LIBERO SCAMBIO NON È IN GENERALE VANTAGGIOSO IN SÉ, MA SOLO IN CERTE CIRCOSTANZE CHE NON POSSONO ESSERE CONSIDERATE COME ASSOLUTE.
Considerava solo poche leggi come universalmente valide, quale ad esempio quella dei profitti calanti. Non ci sono dunque, secondo Toynbee, leggi universali che dicano quanto intensamente lo Stato (o gli organismi sovrastatuali n.d.r.) debba interferire nel mercato: a seconda della situazione, sono adeguati diversi livelli di regolamentazione.
Un'altra idea che Toynbee critica è quella di considerare LA LIBERA COMPETIZIONE COME UNIVERSALMENTE VANTAGGIOSA PER IL PROGRESSO ECONOMICO E SOCIALE, specialmente come la dipingeva, nella sua apoteosi, il Darwinismo sociale, che promuoveva il capitalismo del laissez-faire.
Per Toynbee «la lotta per l'esistenza pura e semplice e la lotta per un particolare tipo di esistenza» NON SONO EQUIVALENTI.
Fin dall'inizio della storia, tutta la civilizzazione umana è costruita essenzialmente per «interferire con questa lotta brutale. VOGLIAMO MODIFICARE LA VIOLENZA DELLA LOTTA, E IMPEDIRE CHE IL DEBOLE VENGA CALPESTATO».
Anche se la concorrenza economica ha i suoi vantaggi, dato che è la forza che promuove il progresso tecnico, questi sono «ottenuti a spese di un enorme dispendio di vita e lavoro umano, che POTREBBE ESSERE EVITATO ATTRAVERSO LA REGOLAMENTAZIONE».
Toynbee suggerisce di distinguere la CONCORRENZA NELLA PRODUZIONE da una parte, e QUELLA NELLA DISTRIBUZIONE dall'altra:
«[…] la lotta degli uomini per superarsi l'un l'altro nella produzione è vantaggiosa per la comunità. La lotta sulla divisione del prodotto complessivo non lo è. La parte più forte detta la propria legge e, in realtà, nei primi tempi della concorrenza i capitalisti usavano tutto il loro potere per opprimere i lavoratori, e spingevano i salari in basso fino al livello di sussistenza. (E oggi nella globalizzazione la tendenza è la stessa n.d.r.). Questo tipo di concorrenza deve essere controllata: non c'è nessuna evidenza storica che sia rimasta in vigore a lungo senza essere modificata o da un'alleanza di forze, o dalla legge, o da entrambe.»