7 Luglio - MAX HORKHEIMER, filosofo tedesco della Scuola di Francoforte: la ragione è per la verità non per il dominio sulla natura.
Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don GabrieleNato a Stoccarda il 14 febbraio 1895 e morto a Norimberga il 7 luglio 1973,
elabora, soprattutto nei saggi "Dialettica dell'illuminismo" (scritto insieme ad Adorno) e "Eclisse della ragione" (entrambi 1947), una CRITICA GLOBALE DELLA MODERNA CIVILTÀ OCCIDENTALE E DI QUELLA "LOGICA DEL DOMINIO" che egli identifica come la base di ogni sua manifestazione sociale, economica e culturale.
Inizialmente questa analisi critica porta Horkheimer ad aderire al marxismo, ma già dagli anni quaranta-cinquanta il filosofo se ne allontana riconoscendo nell'ideale rivoluzionario del padroneggiamento della natura e della società solo un'altra espressione della logica alla base della civiltà industriale. Vedi qui.
In “Eclissi della ragione” - che della Dialettica è una versione ad usum delphini per gli studenti americani, ritenuti non in grado di leggere la Dialettica - Horkheimer lascia trasparire la tesi secondo cui, se volessimo parlare di una malattia della ragione, allora tale malattia andrebbe intesa non come un male verificatosi in un dato momento storico, bensì come un qualcosa di inseparabile dalla natura della ragione nella civiltà quale si è sviluppata fino ad oggi. In particolare, la malattia da cui la ragione è affetta consiste nel fatto che essa è nata dall’esigenza umana di dominare la natura e di piegarla al suo volere, cosicché, per rendere possibile la guarigione, occorrerà comprendere la natura del male alle sue origini e sarà invece insufficiente curarne gli ultimi sintomi. Ne segue, allora, che una VERA CRITICA DELLA RAGIONE PORTERÀ DI NECESSITÀ ALLA LUCE GLI STRATI PIÙ PROFONDI DELLA CIVILTÀ E NE ESPLORERÀ LA STORIA PIÙ ANTICA. Così scrive Horkheimer in “Eclissi della ragione”:
"Dal momento in CUI LA RAGIONE DIVENNE LO STRUMENTO DEL DOMINIO ESERCITATO DALL’UOMO SULLA NATURA UMANA ED EXTRAUMANA - il che equivale a dire: nel momento in cui nacque - essa fu frustrata nell’intenzione di scoprire la verità. Ciò è dovuto al fatto che essa RIDUSSE LA NATURA ALLA CONDIZIONE DI SEMPLICE OGGETTO e non seppe distinguere la traccia di se stessa in tale oggettivazione. […] Si potrebbe dire che la follia collettiva imperversante oggi, dai campi di concentramento alle manifestazioni apparentemente più innocue della cultura di massa, era già presente in germe nell’oggettivazione primitiva, nello sguardo con cui il primo uomo vide il mondo come una preda".
Esiste pertanto una malattia della ragione che oggi si manifesta più che mai: lo si vede nei lager e nella cultura di massa, (e nel pensiero diffuso dominante ndr) ma in realtà è sempre esistita poiché è presente nelle radici stesse della ragione: il voler dominare la natura.
Dovrebbe ricercare la libertà e la verità, invece AGISCE COME STRUMENTO DI AUTOCONSERVAZIONE (al pari delle zanne per la tigre).
Ne consegue che la cura dovrà essere radicale quanto la malattia: in particolare, la terapia consisterà in un’archeologia della ragione, ossia in un andare a ritroso nel tempo per riportare alla luce lo strato più arcaico della ragione e, a quel punto, tentare di risanarla. Si tratterà, in altri termini, di compiere un’indagine storico/genetica di una ragione votata al dominio della natura: nata come strumento di conservazione di sé, la ragione finisce poi per distruggere la civiltà e, dunque, per sortire esiti opposti a quelli iniziali (è un capovolgimento dialettico di marca hegeliana).
Vedi qui.