6 settembre - GAETANO SALVEMINI: per l'onestà intellettuale.
«Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere.» (Gaetano Salvemini, Prefazione a Mussolini diplomatico, Éditions Contemporaines, Paris 1932; nuova edizione Laterza, Bari 1952)Salvemini (Molfetta, 8 settembre 1873 – Sorrento, 6 settembre 1957) da vero democratico, è ben conscio del delicato equilibrio su cui si fonda la democrazia, di come essa pretenda per reggersi civiltà, istruzione e partecipazione, di come essa possa essere facilmente inquinata da corruzioni e condizionata da potentati economici.
Ma per Salvemini l’eventuale imperfezione dell’applicazione pratica dei principi democratici non ne dequalifica in alcun modo la superiorità etica e civile alla dittatura.
Nei suoi scritti troviamo perciò un duro attacco al qualunquismo, cioè a quella forma di demagogia strumentale cui ricorrono coloro che, generalmente in mala fede, vogliono far credere che tutte le imperfezioni siano uguali, che non c’è differenza tra un sistema e l’altro ed, all’interno del sistema democratico, tra destra e sinistra.
Quest’ultima, perseguendo i principi di giustizia, uguaglianza e benessere comune, è intrinsecamente migliore dell’individualismo e dell’egoismo liberista.
Salvemini mette quindi in guardia dallo schematismo tipico delle destre, che tende stupidamente (nella migliore delle ipotesi) ad incasellare uomini e avvenimenti in categorie semplicistiche e dogmatiche.
Per Salvemini non ci sono dogmi ma dubbi, in quanto "la tolleranza è frutto del dubbio". La democrazia si fonda sul relativismo relazionale: la maggioranza ha il diritto di governare e, in ugual misura, la minoranza ha il diritto di opporsi.
Salvemini infatti sa benissimo che la tentazione di ricorrere all’autoritarismo ed alla reazione è sempre in agguato: non certo perché risolve davvero i problemi reali, anzi li aggrava, ma perché solleva i mediocri dal peso della responsabilità, infondendo loro un falso senso di sicurezza.
Membro non allineato del Partito Socialista, Salvemini rimase sempre indipendente nelle proprie opinioni rispetto a quelle della maggioranza: la sua concezione politica era originale, e a un convinto socialismo di tendenza meridionalista che affondava le proprie radici nel radicalismo repubblicano risorgimentale, egli affiancava un deciso liberismo economico, in polemica con il protezionismo e lo statalismo. Il suo fu perciò un singolare caso di socialismo liberale, che anticipò le idee dei fratelli Rosselli.
Il suo anticlericalismo, motivato oltre che dalla difesa dello Stato laico anche da una profonda avversione per la religione cattolica in generale (nonostante la vicinanza a eminenti personaggi del mondo cattolico come don Sturzo, o Arturo Carlo Jemolo), era accompagnato da un parallelo anticomunismo, che lo portò a opporsi alla scelta del PSI, che era stato il suo partito, di allearsi con il PCI in vista delle elezioni del 1948, oltre che da un antifascismo che non vacillò nemmeno negli anni del massimo consenso del regime mussoliniano. Nonostante la propria profonda avversione per il clericalismo e il partito cattolico, proprio per quest'ultimo Salvemini invitò a votare in un momento difficile della vita politica nazionale: a lui si sarebbe rifatto anni dopo il giornalista Indro Montanelli con la sua celeberrima frase "Turatevi il naso, ma votate DC!".
Biografia sul suo non conformismo
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Bibliografia ragionata sulla questione meridionale
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