6 marzo - LUCE D'ERAMO, pseudonimo di LUCETTE MANGIONE: la scrittura come necessità e virtù.
Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.LUCE D'ERAMO (Reims, 17 giugno 1925 – Roma, 6 marzo 2001) scrittrice italiana del secondo Novecento, la cui opera è da riscoprire o da leggere per ritrovare l’esemplarità di una vita, che ha voluto sempre guardare al giusto, senza scorciatoie, anche quando la scrittura è diventata una necessità e una virtù. (Panzeri, 2012 su Avvenire)
Gli anni dedicati alla scrittura di Deviazione (il suo scritto sulla sua esperienza durante la seconda guerra mondiale) sono anche quelli delle sue grandi amicizie letterarie: quella con Ignazio Silone, con cui gli scambi intellettuali sono intensi, anche perché il destino vuole che siano vicini di casa (e proprio a Silone dedica anche un’importante monografia); e poi ancora con Moravia e con la Morante, con Zavattini, con Amelia Rosselli, con Dario Bellezza. Con una tensione che in "Io sono un’aliena", pubblicato nel 1999, la scrittrice definisce come necessità di «una coscienza della trascendenza, perché l’eccesso d’accanimento quaggiù si possa alleviare. Se tornassi a nascere, vorrei vivere questa coscienza spazialmente, vorrei diventare cosmonauta e esplorare l’universo».
Il figlio Marco, in un intenso ritratto, sottolinea quanto «l’affascinava la pretesa di alcuni umani di rappresentare la divinità in terra e così sono sempre stati intriganti, fittissimi i suoi rapporti con gesuiti come padre Vanzan, domenicani come Pio Van Diemen, teologi come Ravasi».
Ora ritroviamo quella che lei stessa ha definito la storia della sua esistenza fino quasi alla fine degli anni Settanta, una storia che mette in luce «una vita scabra, drammatica, appassionata», come la definisce il figlio Marco, con decisioni coraggiose, come quella di scappare dal castello in cui vivevano i genitori (il padre nel 1944 era sottosegretario all’aviazione della Repubblica di Salò) per andare a lavorare nei campi di concentramento in Germania, «prima come ingenua volontaria fascista partecipante ai Littoriali, poi come deportata comunista, condizione che sceglie volontariamente per non "compromettersi" col privilegio della salvezza garantitole dalla posizione del padre».
Fuggita da Dachau, cameriera a Magonza, fa parte di una squadra di volontari che scavano tra le macerie dei bombardamenti e una bomba a scoppio ritardato la lascia paralizzata per tutta la vita.
Questo racconta il libro, importante e unico, dal punto di vista tematico e dell’innovazione di una scrittura mobile affinché «le parole scompaiano nella cosa detta. La scrittura come mezzo di trasporto dei fatti e pensieri da comunicare, come supporto quasi invisibile della storia che si svolge nella mente e nei sensi di chi scrive e di chi legge»
È più di un romanzo e anche di un’autobiografia. Nadia Fusini, nell’introduzione a questa riedizione, sottolinea: «Più che un’autobiografia, è un memoir, e del memoir ha l’impegno dichiarato verso il reale, che non significa affatto che debba rispondere alla realtà dei fatti. In parte Lucia lo fa; in parte però se ne distrae, perché la verità interiore è l’appello più forte per la coscienza della donna e della scrittrice che quella giovane ragazza spericolata e audace e sventata diventa, grazie alle esperienze che vive».
Da riscoprire o da leggere per ritrovare l’esemplarità di una vita, che ha voluto sempre guardare al giusto, senza scorciatoie, anche quando la scrittura è diventata una necessità e una virtù per la D’Eramo.
"Se nihil alieni a me alienum puto, gli extracomunitari che dormono in macchina, gli zingari nei loro camper, i barboni sull’asfalto, i bambini randagi nelle strade brasiliane, tutti i maltrattati della Terra sono i miei prossimi più cari. Essi sono l’alieno che è tra noi. Ignorarli e respingerli è come alienare una parte di sè, è come amputarsi. Se Francesco d’Assisi fosse vivo oggi, assieme al Fratello Lupo, al Fratello Sole, alla Sorella Morte (che nell’inconscio nostro s’addice solo agli altri), avrebbe certamente incluso nel suo cantico il Fratello Alieno." [ da “Io sono un’aliena”]