5 settembre - AUGUSTE COMTE (1857), CHARLES PEGUY (1914), MADRE TERESA DI CALCUTTA (1997), CARLO M. CIPOLLA (2000)

Oggi 5 Settembre quando nel 476 crolla definitivamente l'Impero Romano d'Occidente, dando inizio al millennio chiamato Medio Evo, ci si presentano persone tanto importanti che è quasi impossibile sceglierne una.
Infatti dovremmo almeno ricordare quattro giganti (in negativo e in positivo) come: nel 1857 AUGUSTE COMTE, padre del positivismo, ancor oggi molto influente e pilastro del pensiero diffuso dominante impregnato di scientismo e di relativismo; nel 1914, CHARLES PEGUY, grande scrittore, poeta e saggista francese; nel 1997 MADRE TERESA DI CALCUTTA, religiosa albanese di fede cattolica, fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità, premio Nobel per la pace e proclamata beata da Giovanni Paolo II nel 2003 e canonizzata da papa Francesco il 4 settembre 2016; nel 2000 CARLO M. CIPOLLA, economista e storico eminente, che tra le altre cose ricordiamo per la sua teoria della stupidità.
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AUGUSTE COMTE (Montpellier, 19 gennaio 1798 – Parigi, 5 settembre 1857).
La legge dei tre stadi: attraverso il periodo teologico, (infanzia) nel quale le cause dei fenomeni vengono attribuite alla divinità e quello metafisico, (adolescenza) nel quale i fenomeni vengono spiegati ricorrendo ad entità astratte come la «Natura» di Spinoza, il «Dio geometra» di Cartesio, la «Materia» di Diderot, la «Ragione» dell'Illuminismo, l'Orologiaio di Voltaire, l'uomo entra nella sua età adulta e virile, quella positiva, che rigetta la ricerca del «perché ultimo» delle cose per considerare i fatti, «le loro leggi effettive, cioè le loro relazioni immutabili di successione e somiglianza» (Corso, I). Il ricorso ai fatti, alla sperimentazione, alla prova della realtà, è ciò che ci permette - secondo Comte - di uscire dai discorsi speculativi e dalla ricerca dell'assoluto, accettando i limiti connaturati alla ragione e quindi la relatività della conoscenza.

CHARLES PEGUY (Orléans, 7 gennaio 1873 – Villeroy, 5 settembre 1914).
Péguy si era accorto, all’inizio del secolo, di quello che nell’esperienza nostra è così evidente. Si era accorto che le parole cristiane, che la ricchezza della Tradizione cristiana, che i contenuti cristiani, veri, reali, non incontravano più il cuore dell’uomo. Era un passato che non riguardava l’uomo. Il cristianesimo è un passato che non riguarda l’uomo di oggi.
La scristianizzazione però -secondo lui - viene tutta dai chierici. Non viene dai nemici della Chiesa, non viene dal relativismo e non viene dall’edonismo. Insomma non viene dal mondo, ma solo dai chierici soprattutto perché tolgono il senso del mistero e l’operare della grazia.

La scristianizzazione, infatti - dice Péguy, - nasce da un errore di mistica. I "chierici" infatti non hanno mai incontrato la grazia, cioè l’attrattiva Gesù, non l’hanno mai incontrata nel sensibile. Non l’hanno mai vista. Solo il sensibile ci tocca. La fede di un carbonaio può essere più grande che la fede di san Tommaso d’Aquino

Nel centenario della morte il Meeting di Rimini del 2014 gli ha dedicato una bella mostra, Storia di un’anima carnale. A cent’anni dalla morte di Charles Péguy, che può essere richiesta.
Ecco il link.

Storia di un’anima carnale. A cent’anni dalla morte di Charles Péguy
VIDEO

«Storia di un’anima carnale. A cent’anni dalla morte di Charles Péguy» è il titolo della mostra che il Meeting di Rimini propose per celebrare l’anniversario di uno scrittore ben radicato nella cultura da cui il Meeting sorge e straordinariamente illuminante per il presente che viviamo.

L’apparente ossimoro della prima parte del titolo aiuta a spiegare le numerose polarità della biografia di Péguy: la povera gioventù orleanese e l’attiva maturità nel cuore della cittadella culturale parigina, il mai rinnegato socialismo e la lotta contro l’ideologia partitica, il dreyfusismo e il patriottismo, la fedeltà alla condizione di sposo e padre senza negare i sentimenti che l’hanno messa alla prova, la passione per l’amicizia e la netta rottura con chi non ne condivideva più il motivo ideale, il pungente vigore di polemista e l’afflato poetico.

Quell’apparente ossimoro dà poi ragione del filo conduttore che attraversa tutti gli scritti di Péguy: l’assoluto rispetto del reale concreto – carnale appunto – così come si pone, nell’inesausta ricerca della sua «anima». Deriva da qui la sua persistente polemica contro ogni stortura ideologica: politica o dei “sistemi” teorici, giornalistica o letteraria, pedagogica o sociologica; tutte quelle cioè che caratterizzano il «mondo moderno».
Da ultimo e soprattutto, «anima carnale» definisce compiutamente la profonda e radicale percezione dell’avvenimento cristiano propria di Péguy. Quella che gli ha permesso di scrivere le pagine indimenticabili dei Misteri e che ha suggerito a Von Balthasar di dichiarare: «Non si è mai parlato così cristiano».
La mostra riminese si pone su un registro biografico. Un percorso guidato accompagna il visitatore lungo le principali tappe di una vita (1873-1914) che, del resto, non ha avuto – a parte la morte sul campo di battaglia il primo giorno della controffensiva della Marna - eventi esterni particolarmente eclatanti, essendosi sostanzialmente consumata nel faticoso lavoro di editare i “Cahiers de la quinzaine”.

Il percorso biografico è funzionale a far prendere contatto diretto coi testi di Péguy, autore prolifico e dalla prosa così ricca da mettere in difficoltà chi voglia estrarne degli stralci e, nel contempo, così potente da arrivare ad espressioni che suonano come indimenticabili aforismi.

Per favorire ancora di più l’immedesimazione del visitatore, la mostra offre anche quattro tappe durante le quali sarà possibile vedere la messa in scena di alcuni momenti della vita di Péguy, non tanto in chiave descrittiva, quanto piuttosto per consentire la miglior fruizione possibile del testo péguyano, che è la lettura ad alta voce.
La mostra è arricchita dal video di una intervista inedita ad Alain Finkielkraut. L’obiettivo è, in definitiva, quello di avvicinarci il più possibile – ben consapevoli, secondo l’insegnamento di Péguy stesso, che nessuno lo può produrre a suo piacimento – ad una mostra che sia avvenimento, l’avvenimento dell’incontro con un uomo di genio.
A cura di Piero Cappelli, Pigi Colognesi, Flora Crescini, Massimo Morelli.

Per un ottimo articolo vedi anche qui.

MADRE TERESA DI CALCUTTA (Skopje, Albania attuale Macedonia del Nord, 1910 - Calcutta, 5 settembre 1997)

Con la testimonianza della sua vita Madre Teresa ricorda a tutti che la missione evangelizzatrice della Chiesa passa attraverso la carità, alimentata nella preghiera e nell’ascolto della parola di Dio.
Emblematica di questo stile missionario è l’immagine che ritrae la nuova Beata mentre stringe, con una mano, quella di un bambino e, con l'altra, fa scorrere la corona del Rosario.
Contemplazione e azione, evangelizzazione e promozione umana: Madre Teresa proclama il Vangelo con la sua vita tutta donata ai poveri, ma, al tempo stesso, avvolta dalla preghiera.

«Io sono come una piccola matita nelle Sue mani, nient'altro.
È Lui che pensa. È Lui che scrive.
La matita non ha nulla a che fare con tutto questo.
La matita deve solo poter essere usata.»


«Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l'aborto,
perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio
per mano della madre stessa. [...] Perché se una madre può uccidere
il suo proprio figlio, non c'è più niente che impedisce a me di uccidere te,
e a te di uccidere me»

«C'è un solo Dio, ed è Dio per tutti; è per questo importante che ognuno appaia
uguale dinnanzi a Lui. Ho sempre detto che dobbiamo aiutare un indù a diventare un indù migliore, un musulmano a diventare un musulmano migliore ed un cattolico a diventare un cattolico migliore. Crediamo che il nostro lavoro debba essere d'esempio alla gente. Attorno noi abbiamo 475 anime: di queste, solo 30 famiglie sono cattoliche.
Le altre sono indù, musulmane, sikh... Sono tutti di religioni diverse, ma tutti quanti vengono alle nostre preghiere»
. (Lucinda Yardey, Mother Teresa: A Simple Path, Ballantine Books, 1995.)

Vedi anche qui.

CARLO CIPOLLA (15 agosto 1922 - 5 settembre 2000) e la Teoria della stupidità.
Cipolla approfondì il controverso tema della STUPIDITÀ UMANA formulando la famosa teoria della stupidità, enunciata nel suo arguto libello del 1976 dal titolo "The Basic Laws of Human Stupidity" (The Mad Millers, 1976), poi ripublicato in italiano nel 1988 come "Allegro ma non troppo" (Il Mulino, 1988, ISBN 8815019804).
Vedi qui.