4 settembre - ALBERT SCHWEITZER, per una fondazione assoluta dell'etica.

Tra i molti insegnamenti che le scelte di vita dei coniugi Schweitzer ci offrono ne possiamo mettere a fuoco soprattutto due: il rispetto della vita e il principio di solidarietà che comprende il perdono. Tra l'altro la recente enciclica di Papa Francesco “Laudato si'” li riprende e li mette alla base della sua ecologia integrale.
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Dopo aver studiato la musica (pianoforte e organo), che fin da piccolo costituiva la sua passione, si laureò in filosofia e teologia divenendo vicario della chiesa protestante di S.Nicolas, cattedratico nella facoltà di teologia e infine rettore del seminario teologico di Strasburgo. (Kaysersberg, 14 gennaio 1875 – Lambaréné, 4 settembre 1965)
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"L'esempio non è la cosa che influisce di più sugli altri: è l'unica cosa". (Albert Schweitzer)

Avviato ad una brillante carriera universitaria a trent'anni, dopo aver letto un bollettino di una società missionaria di Parigi che lamentava la mancanza di personale in Africa, decide di iscriversi a Medicina e di specializzarsi in malattie tropicali per andare in Africa a Lambaréné.
Ad accompagnarlo in questa sua avventura è una giovane donna, di origine ebrea, che di Schweitzer sarebbe diventata la moglie e la compagna di vita: Hélène Bresslau, conosciuta nel 1901 a una festa di nozze. Albert e Hélène si sposarono nel 1912, dopo che Hélène ebbe ottenuto il diploma di infermiera, conseguito per realizzare il sogno comune. Qui, dopo varie vicende dovute allo scoppio della guerra mondiale (erano di cittadinanza tedesca in territorio francese) rimasero per tutta la vita, dedicandosi alle cure dei malati, fondando un ospedale e un intero villaggio (Village Lumière). Nel 1952 Albert viene insignito del premio Nobel per la pace.

1) IL PRINCIPIO DEL RISPETTO DELLA VITA
Passando in rassegna tutte le etiche del passato, Albert ed Helène Schweitzer riscontrarono che erano tutte in qualche modo limitate, o perché troppo lontane e astratte dalla realtà o perché relativistiche, mentre per loro un’etica, per essere tale, doveva essere assoluta: ciò che a tutte mancava era un fondamento vero e indiscutibile.
Trovarono la soluzione del problema nel 1915 durante un viaggio intrapreso lungo il fiume dell’Ogoouè, per andare a curare dei malati:
"La sera del terzo giorno, al tramonto, proprio mentre passavamo in mezzo a un branco di ippopotami, mi balzò d’improvviso in mente, senza che me l’aspettassi, l’espressione "rispetto per la vita". Avevo rintracciato l’idea in cui erano contenute insieme l’affermazione della vita e l’etica.’’ (A. Schweitzer)

Elaborarono a partire da questo momento un’etica che non si limitava al rapporto dell’uomo con i suoi simili, ma che si rivolgeva a ogni forma di vita; un’etica completa perché totalmente integrata e armonizzata in un rapporto spirituale con l’ Universo.

2) IL PRINCIPIO DI SOLIDARIETÀ CHE COMPRENDE IL PERDONO
Secondo i coniugi Schweitzer è importante anche donarsi all’altro, in un arricchimento reciproco: nessun uomo deve rimanere mai completamente estraneo all’altro in quanto "il posto dell’uomo è presso l’uomo’’.
È sempre sulla base dei rapporti interpersonali che elaborano un’originale riflessione anche sul perdono.
L’etica corrente lo elogia come atto di totale abnegazione, mosso da sentimenti di pietà. In realtà, se concepito in questo modo, il perdono finisce con l’umiliare chi lo riceve. Difatti, secondo l’etica del rispetto della vita, esso si configura come semplice atto di sincerità nei nostri stessi confronti, che non siamo meno colpevoli degli altri, e più abbiamo commesso errori nella nostra vita più dobbiamo essere in grado di perdonarli quando diventiamo noi l’oggetto o la vittima degli errori altrui. In quest’ottica il perdono deve essere esercitato senza limiti, e va interpretato come un mezzo per sdebitarsi rispetto agli errori o alle negligenze commesse in passato.