4 novembre - GILLES DELEUZE: la Nietzsche renaissance.
Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.Gilles Deleuze (Parigi, 18 gennaio 1925 – Parigi, 4 novembre 1995), filosofo francese tra i più importanti del XX secolo e - come Reich - protagonista della critica radicale al pensiero metafisico nella direzione del nichilismo indicata da Nietzsche, in ragione dei suoi lavori "Differenza e ripetizione" (1968) e "Logica del senso" (1969), e intervenendo in due tra i più importanti simposi su Nietzsche del dopoguerra, a Royaumont nel 1964 e a Cerisy-la-Salle nel 1972, inizia a rendersi noto come uno dei fautori della Nietzsche renaissance, l’«alba di una controcultura», proprio negli anni della pubblicazione in Italia dell’edizione critica di Colli e Montinari.
Deleuze indica in Nietzsche IL PENSATORE CHE, CONTRO IL PRIMATO DELL'UNITÀ E DELL'IDENTITÀ, proprio della tradizione metafisica occidentale a partire da Platone, ha riconosciuto la positività del molteplice, del diverso e del divenire; egli interpreta LA VOLONTÀ DI POTENZA DI NIETZSCHE non come volontà di sopraffazione e di dominio, ma come CRITICA A OGNI FORMA DI POTERE E INVITO ALLA TRASGRESSIONE E ALLA LIBERAZIONE DEL DESIDERIO.
Il punto di partenza nel 1972 è una critica della psicanalisi (di ogni scuola, ma soprattutto freudiana), accusata di PREVARICAZIONE AUTORITARIA IN DIFESA DEL CAPITALISMO. Gli autori (Deleuze/Guattari) ritengono di poter identificare le ragioni e il momento di quella involuzione, indagando il meccanismo che portò Freud alla scoperta del complesso di Edipo e alla sua formulazione teorica.
Dopo aver descritto il funzionamento del desiderio come produzione e «macchina desiderante», analogo al lavoro, attribuiscono la sua rimozione originaria alla repressione sociale, timorosa del carattere rivoluzionario e sovversivo del desiderio. L'inconscio non sarà piú il luogo del desiderio reale ma un insieme di credenze e di rappresentazioni indotte (dalla struttura sociale, dagli agenti familiari, dallo psicanalista). Affrontando il rapporto tra psicanalisi e marxismo, l'opera ha come obiettivo polemico i limiti del freudo-marxismo tradizionale (Reich, Marcuse, Fromm) e del lacanismo, ma anche quelli di alcune tendenze dell'antipsichiatria contemporanea.
Gli autori hanno impostato, forse per la prima volta, UNA PREMESSA EPISTEMOLOGICA PER UNA CRITICA MATERIALISTICA DELLA PSICANALISI, mettendone in luce l'insieme delle connotazioni ideologiche e idealistiche, a partire dalla dimostrazione del carattere secondario dell'inconscio freudiano, e dalla sua concreta articolazione con le forze sociali e produttive del capitalismo. Il pensiero diffuso dominante (nel suo orizzonte nichilistico) trova perciò nelle loro posizioni un appoggio importante.