30 ottobre - LUIGI EINAUDI: padre dello Stato minimo e del federalismo.
Intellettuale ed economista di fama mondiale, politico e giornalista italiano, secondo Presidente della Repubblica italiana, Luigi Einaudi (Carrù, 24 marzo 1874 – Roma, 30 ottobre 1961) è uno dei padri e degli artefici con De Gasperi della Repubblica Italiana.Quale fu il suo pensiero sul nostro paese? A distanza di almeno settanta anni stupisce l'attualità delle sue considerazioni e delle sue proposte.
"Una società libera ha bisogno di istituzioni minime e basate sulla trasparenza, in modo che siano più vicine al cittadino e da lui facilmente utilizzabili o contestabili: federalismo e decentramento rispondono bene a queste esigenze".
Einaudi punta ad un federalismo europeo, con ciò a dire una sola politica economica, un forte esercito europeo in grado di tenere a bada le pressioni provenienti da oriente e in grado di confrontarsi paritariamente con gli USA. Einaudi non vuole la dissoluzione dei singoli stati ma auspica una federazione europea dotata di varie libertà, soprattutto economiche. Muore a Roma nel 1961; fino ai primi di ottobre dello stesso anno, il “Corriere della Sera” pubblica i suoi articoli nella rubrica "Le prediche della domenica".
In un articolo pubblicato sul "Corriere della Sera”, del lontano 5 gennaio 1918 alla conclusione della prima guerra, parlando degli Stati Uniti di Europa, la sua visione era già molto chiara. Ecco le sue parole.
"Il vaticinio di Washington (“Se gli Stati Uniti respingeranno questa eccellente costituzione [1787 n.d.r.], mai più un’altra potrà essere formata in pace. La nuova costituzione sarà redatta nel sangue”) è destinato ad avverarsi per la futura costituzione degli Stati Uniti d’Europa?
Io lo ignoro e non so se non converrebbe per ora limitarci ad immaginare creazioni di Stati latini, germanici, slavi d’ordine più elevato dei piccoli Stati europei, che tutto fa presumere destinati a divenire stelle di seconda o terza grandezza, se la società delle nazioni britannica saprà trasformarsi - problema grandioso, da cui dipende la vita o la morte del mondo anglosassone - in un vero Stato, se gli Stati Uniti sostituiranno alla dottrina di Monroe la estensione dell’unità federale alle altre parti dell’America e se i giapponesi diventeranno il fermento organizzatore del mondo cinese. La guerra presente è la condanna dell’unità europea imposta colla forza da un impero ambizioso; ma è anche lo sforzo cruento per elaborare una forma politica di ordine superiore. Questa deve essere il frutto degli sforzi di uomini convinti che soltanto le cose impossibili riescono ed hanno fortuna; ma devono essere sforzi indirizzati non ad affermare maschere false di verità, ma ideali concreti, saldi, storicamente possibili".
Sul federalismo di Luigi Einaudi vedi la bella sintesi del prof. Quadrio Curzio.