3 marzo - SALADINO, ovvero Salah al-Din: l'Islam conquista l'Africa settentrionale e parte dell'Europa .
Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.Condottiero e sultano curdo, tra i più grandi strateghi di tutti i tempi e fondatore della dinastia ayyubide in Egitto, Siria e Hijaz.
Da giovane SALADINO (Tikrit, 1138 – Damasco, 3 marzo 1193) studiò a lungo e con brillanti risultati tanto le materie giuridiche quanto quelle letterarie, secondo uno schema affermatosi nell'ambito islamico dell'epoca, per il quale chi era chiamato a governare doveva presentarsi con un ottimo corredo conoscitivo ai propri sudditi.
Malgrado la sua formazione da erudito, entrò al servizio della famiglia zengide nell'area settentrionale siro-irachena dalla Jazira. Con suo padre Ayyub e con suo zio Shirkuh, acquisì un'ottima preparazione anche militare, pur se sembra che egli preferisse lo studio dal quale si sentiva particolarmente attratto.
Fu mandato da Nur al-Din ibn Zanki (Norandino) al seguito dello zio nel teatro palestinese, allora conteso da Crociati, Fatimidi, Selgiuchidi e da un vario numero di signori locali.
In Egitto
Nel 1168 fu inviato in Egitto, dove era scoppiata una grave crisi sotto gli Imam fatimidi (di fede sciita-ismailita), della quale avrebbero potuto facilmente approfittare il re "crociato" di Gerusalemme Amalrico o il basileus Manuele I Comneno.
Il califfo al-Adid nominò Saladino vizir (una sorta di primo ministro), ma nel 1171 Saladino depose lo stesso califfo, ponendo fine alla dinastia sciita che aveva regnato dal X secolo.
L'Egitto divenne così sunnita e si affrancò dal servizio degli atabeg selgiuchidi (turchi). Saladino ne divenne il sultano e avviò una dinastia che, dal nome di suo padre, prese il nome di ayyubide.
La lotta ai crociati
Alla morte di Norandino, di cui egli era rimasto ufficialmente vassallo (anche se in modo abbastanza ambiguo), iniziò la sua personale opera di conquista dell'area siro-palestinese.
Tra la seconda crociata e la terza crociata riuscì a prendere il controllo di Damasco (1174), di Aleppo (1183) e di Mossul (1186), grandi empori commerciali. Attaccò quindi il Regno di Gerusalemme e, grazie alla insipiente smania aggressiva del Reggente del regno, Guido di Lusignano, di Rinaldo di Chatillon, di Umfredo II di Toron e del nuovo Patriarca Eraclio, arcivescovo di Cesarea (che erano riusciti a vanificare l'assennata linea strategica del defunto re lebbroso di Gerusalemme, Baldovino IV, orientata a un accordo con le forze musulmane dell'area) Saladino attaccò e conquistò la Siria.
L'esercito del Regno di Gerusalemme, mossosi dalla Città Santa in direzione nord per contrattaccare, fu distrutto durante la battaglia di Hattin (4 luglio 1187), nella quale vennero catturati sia il re Guido, sia il Maestro templare, che vennero usati come ostaggi da rilasciare in cambio della consegna di piazzeforti.
La reliquia della vera Croce, portata in battaglia dai crociati come miracolosa insegna, fu presa e di essa si persero le tracce. Saladino decapitò di propria mano Rinaldo di Châtillon, adempiendo al voto solenne che aveva espresso in precedenza di vendicare una carovana di pellegrini musulmani diretti alla Mecca e spietatamente trucidati da Rinaldo.
Tutti gli Ospitalieri e i Templari catturati vennero uccisi, perché la loro regola vietava di pagar riscatti per la loro liberazione e imponeva ai guerrieri liberati di tornar subito a combattere.
La strada per Gerusalemme era ormai aperta per Saladino, ed egli pose l'assedio alla città ma non ebbe bisogno di espugnarla: il suo difensore, Baliano di Ibelin, ebbe la saggezza di negoziare una resa onorevole in cambio di un'evacuazione ordinata dei circa 16.000 abitanti cristiani che vi erano asserragliati, i quali vennero fatti uscire e imbarcare senza subire perdite. Saladino entrò trionfante nella città il 2 ottobre 1187.
Il regno crociato si riduceva così a una sottile striscia costiera tra gli attuali Libano e Israele.
Dante Alighieri pose secoli dopo Saladino tra i valorosi non cristiani del Limbo, a testimoniare la sua duratura fama di uomo retto ed esempio di virtù cavalleresca. Questo non vuol dire, naturalmente, che Saladino non operasse con la durezza tipica dei suoi tempi verso i suoi avversari, senza però scadere nell'efferatezza fine a se stessa o nella crudeltà gratuita.
Sotto il suo potere caddero poi altre città cristiane di Outremer, come Giaffa, Beirut e San Giovanni d'Acri, quest'ultima, riconquistata dai cristiani, divenne il principale centro di resistenza all'avanzata musulmana ancora per circa 90 anni. Sconfitto da Riccardo Cuor di Leone ad Arsuf ebbe col sovrano plantageneto rapporti di stima ma il re d'Inghilterra non rimase in Terra Santa abbastanza a lungo per mettere a frutto le sue indubbie qualità guerriere.
Saladino governò con energia ed efficienza l'Egitto, la Siria e lo Yemen, tenendo sotto il proprio controllo anche le due principali città sante dell'Islam: Mecca e Medina.
Morte ed eredità politica
Morì nel marzo 1193, due anni appena dopo la partenza del suo grande antagonista, il re d'Inghilterra Riccardo Cuor di Leone. A ereditare i suoi possedimenti, che andavano dall'Eufrate alla Terrasanta al Sudan, non furono tuttavia ovunque i suoi figli perché, se al Cairo, a Damasco e ad Aleppo regnarono rispettivamente al-Aziz Uthman, al-Afdal Ali e al-Zahir Ghazi, la Jazira fu governata invece dal fratello Safedino (al-Malik al-Adil Sayf al-Din), i territori al di qua del fiume Giordano dal nipote al-Mu'azzam Isà, figlio di Safedino, e Hims dai discendenti di Shirkuh. Con essi si compì il frazionamento di un territorio così vasto conquistato da Saladino, che inizialmente era composto solo dai due sultanati di Damasco e di Cairo; il primo si frammentò all'inizio del XIII secolo, il secondo venne acquisito nel 1250 dai mamelucchi dell'ultimo Sultano ayyubide, al-Salih Ayyub, morto senza eredi. Costoro regnarono tra alterne vicende fino alla conquista ottomana del Sultanato nel 1517.
L'ottima fama presto conquistatasi in Occidente è ben sottolineata da Dante che definì Saladino "grande spirito non toccato da Dio", collocando l'ombra del sultano nel Limbo, accanto agli eroi e agli antichi saggi che non avevano potuto usufruire della Salvezza predicata da Gesù Cristo.