3 gennaio - GIUSEPPE BUSSO: testimone della creatività tecnico-scientifica italiana.
Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.Grande tecnico italiano, famoso per aver progettato motori e meccanica per vetture da competizione e di serie.
GIUSEPPE BUSSO (Torino, 27 aprile 1913 – Arese, 3 gennaio 2006) perito industriale, dopo il servizio militare entrò in Fiat, in qualità di calcolatore all'ufficio tecnico motori aviazione, nel 1937. Successivamente passò all'ufficio tecnico autoveicoli ferroviari sperimentali.
Nel 1939 Busso venne chiamato all'Alfa Romeo, dove iniziò ad occuparsi di studio e disegno di particolari per la fase di progettazione di vetture da corsa, sotto la guida del famoso ingegner Orazio Satta Puliga.
Durante la seconda guerra mondiale Busso rimase alle dipendenze dell'ingegnere spagnolo Wilfredo Ricart, e operò nel servizio studi speciali.
È in questo periodo che il Busso completò gli studi, tramite dispense e pubblicazioni del Politecnico, divenendo così progettista qualificato a tutti gli effetti. In seguito si occupò della progettazione di compressori e turbine d'aviazione.
Nel 1946 Gioacchino Colombo gli propose di diventare direttore dell'ufficio tecnico della nascente Ferrari, in quel periodo impegnata nello sviluppo della prima delle sue vetture, la 125 S.
Dopo una feconda collaborazione con la casa di Maranello, ritornò (per divergenze con il Colombo) all'Alfa Romeo, di cui fu colonna portante per trenta anni e in cui si dedicò allo sviluppo della meccanica di tutti i modelli che avrebbero fatto la storia contemporanea dell'Alfa Romeo: 1900, Giulietta, Giulia e derivate e Nuova Giulietta, oltre al famoso motore V6 che equipaggiò numerosi modelli di punta della Casa del Biscione e che venne sempre identificato con il suo progettista, tanto da essere soprannominato "il V6 Busso".
Il 31 dicembre 2005 è stato prodotto l'ultimo motore V6 e, per ironia della sorte, Giuseppe Busso è deceduto pochi giorni dopo (3 gennaio 2006). Al termine della celebrazione funebre appassionati dell'Alfa Romeo in specie dei club Aroc ALfissima ed Alfa Sport si sono ritrovati spontaneamente nel piazzale antistante la chiesa dove si è svolto il rito funebre, mettendo in moto i motori sei cilindri delle loro autovetture, in segno di estremo saluto al leggendario progettista.
Nessun rappresentante invece di Fiat Auto in maniera ufficiale. Dopo la cerimonia sempre scortati dal club Alfissima alla cara salma è stata fatto fare il giro dell'ex stabilimento ormai in disuso e notevole degrado.