29 agosto - FRANCO BASAGLIA (1980) e PIERRE-FELIX GUATTARI (1992): il nuovo rapporto con la malattia mentale.
Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.Hanno contribuito ad impostare in modo nuovo il rapporto con i comportamenti definiti precedentemente come "MALATTIA MENTALE".
La riflessione sul desiderio, sulla dimensione del corpo e sul rapporto tra persona e ambiente ricevettero dalle loro elaborazioni un contributo originale e importante.
Il pensiero diffuso dominante, ha utilizzato le loro proposte tendenzialmente in chiave di liberazione totale del desiderio in senso nietzchiano e di negazione della necessità delle cure per i comportamenti connessi con le psicosi e la schizofrenia, addossando così maggiori pesi sulle famiglie di cui le persone interessate fanno parte e in generale sulla società.
Per una presentazione della legge vedi qui
Per una rassegna completa e approfondita delle valutazioni vedi qui.
Per una presentazione della attuazione legislativa della Legge Basaglia attraverso il Progetto Obiettivo vedi qui.
E purtroppo le politiche che in Italia negli ultimi quarant'anni si sono occupate di malati mentali dopo la soppressione basagliana degli istituti specifici non sono ancora riuscite a mettere in campo aiuti effettivi risolutivi né con l'assistenza domiciliare né con l'assistenza anche economica alle famiglie stesse quasi abbandonate fino ad oggi a situazioni difficilmente sostenibili.
Ecco ciononostante l'equilibrata conclusione sul pensiero di FRANCO BASAGLIA (Venezia, 11 marzo 1924 – Venezia, 29 agosto 1980), riportata da Wikipedia.
"Studiando questi filosofi (Ludwig Binswanger, Martin Heidegger, Eugéne Minkowski, Merleau-Ponty e Jean-Paul Sartre, Frantz Fanon, Erving Goffman, Michel Foucault) Basaglia prende sempre più coscienza che gli insegnamenti dei diversi modelli si integrano nella concezione della dimensione corporea come prioritaria, sulla quale il lavoro della psichiatria deve affondare i propri strumenti, proprio in ragione della natura specifica del corpo stesso.
Egli matura l'urgenza di migliorare la gestione e la custodia dei malati mentali. Da questa analisi teorica parte la critica radicale dell'istituzione del manicomio, come luogo di emarginazione e non di cura, e il perentorio mandato di ridare dignità al malato in quanto persona, fuoriuscendo dall'etichettamento della malattia.
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Basaglia si convince che il folle ha bisogno non solo delle cure per la sua malattia, ma anche di un rapporto umano con chi lo cura, di risposte reali per il suo essere, di denaro, di una famiglia e di tutto ciò di cui anche i medici che lo curano hanno bisogno.
Insomma il folle non è solamente un malato, ma un uomo con tutte le sue necessità. Trattato come uomo, il folle non presenta più una "malattia", ma una "crisi", una crisi vitale, esistenziale, sociale, familiare che sfugge a qualsiasi "diagnosi" utile solo a cristallizzare una situazione istituzionalizzata.
Basaglia si occupa, da psicopatologo della malattia mentale con la preoccupazione di salvaguardare la soggettività del malato di fronte alla violenza del sapere psichiatrico, di riscoprire la dimensione più misteriosa, e dunque più particolare, dell'essere umano.
La follia non è malattia. L'analista deve restare in ascolto dell'altro e spogliarsi d'ogni certezza; per poter far questo, avverte sempre più pressante la necessità di operare una sospensione, una "epoché", di tutte le categorie sclerotizzate per poter ridare parola al paziente. Il pensiero esistenziale e fenomenologico eviscerato (sic!) in questi anni di studio gli dà anche un'altra certezza: non si può trasformare il mondo senza trasformare se stessi, senza esporsi al rischio di diventare altro da ciò che si è."
PIERRE-FELIX GUATTARI (Villeneuve-les-Sablons, 30 aprile 1930 – Parigi, 29 agosto 1992) medico, psicanalista, filosofo e politico francese è principalmente noto per le sue collaborazioni intellettuali con Gilles Deleuze, e per le opere con lui scritte quali “L'Anti-Edipo” (1972) e “Millepiani” (1980).
Di rilievo all'interno dell'"Antiedipo", che va inteso però come essi hanno specificato nel senso di "Anedipo" cioè "privo di Edipo", è la loro critica alla rivoluzionaria teoria del doppio legame, elaborata negli anni Sessanta dal pensatore Gregory Bateson e dalla scuola di Palo Alto in California che nel frattempo era divenuto il nucleo centrale delle elaborazioni di una nuova generazione di psichiatri che venivano ormai chiamati antipsichiatri per il loro porsi come nuova psichiatria alternativa alla psichiatria tradizionale ritenuta disumanizzante in quanto trattante la persona come un oggetto.
Il doppio legame si riferisce a quelle situazioni in cui si percepiscono dei messaggi contraddittori, dove comunicazione verbale e non verbale risultano incongruenti.
Questa nuova generazione di operatori sanitari dei manicomi proprio in quegli anni intorno al sessantotto venivano creando nuove comunità psicoterapeutiche dove talvolta medici infermieri e pazienti si costituivano in veri comitati di autogestione che in alcuni casi sembravano assomigliare a vere e proprie comuni anarchiche dell'istituzione psichiatrica per il clima di libertà che in essi si respirava.
Gli autori dell'antiedipo tuttavia non sono così entusiasti della teoria del doppio legame come invece per esempio Ronald David Laing e David Cooper e le altre comunità antipsichiatriche che a loro facevano riferimento.
Per Deleuze-Guattari infatti ci vuol ben altro che un doppio legame per produrre la schizofrenia. Del resto, essi osservano, il doppio legame pervade completamente l'intera struttura sociale: chi non è vittima o artefice di doppi legami?
Ciò tuttavia non produce in tutti la schizofrenia. Il doppio legame pertanto non spiega la schizofrenia che invece è una strategia del desiderio rivoluzionario, una "linea di fuga" per usare il linguaggio dei due filosofi-psicoanalisti.
Una strategia che, senza avere un'idea romantica della schizofrenia, malgrado i suoi intenti rivoluzionari, è per lo più fallimentare producendo solo persone afflitte e bisognose di cure.