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29 settembre - ÉMILE ZOLA: J'accuse.

Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.

Giornalista e scrittore francese ha ottenuto una delle prime vittorie dell'opinione pubblica contro l'establishment politico-militare della società francese di fine ottocento. È considerato il creatore del filone naturalista.


Nel 1898 intervenne con passione nell'affare Dreyfus in difesa dell'accusato, con una celebre lettera aperta al Presidente, intitolata “J'accuse”, che fu pubblicata dal quotidiano socialista "L'Aurore".
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Pubblicato il 13 gennaio 1898 con lo scopo di denunciare pubblicamente i persecutori di Alfred Dreyfus, le irregolarità e le illegalità commesse nel corso del processo che lo vide inizialmente condannato per alto tradimento, a causa del «J'accuse...!», Zola (Parigi, 2 aprile 1840 – Parigi, 29 settembre 1902) fu denunciato e condannato a un anno di carcere e a tremila franchi di ammenda per vilipendio delle forze armate nel processo che durò dal 7 al 23 febbraio (fu lo scrittore Octave Mirabeau che pagò i 7.525 franchi della multa e delle spese del processo, nell'agosto 1898).

Nonostante questo, la lettera aperta al presidente Félix Faure provocò la riapertura del caso.
La situazione si risolse, tuttavia, solo il 12 luglio 1906, quando Émile Zola era già morto da quasi quattro anni, e quando la corte di cassazione revocò la sentenza con cui Dreyfus era stato accusato di tradimento. In seguito a questa sentenza, venne reintegrato nell'esercito.

Ecco la parte iniziale della lettera:
"Monsieur le Président, permettetemi, grato, per la benevola accoglienza che un giorno mi avete fatto, di preoccuparmi per la Vostra giusta gloria e dirvi che la Vostra stella, se felice fino ad ora, è minacciata dalla più offensiva ed inqualificabile delle macchie. Avete conquistato i cuori, Voi siete uscito sano e salvo da grosse calunnie. Apparite raggiante nell'apoteosi di questa festa patriottica che l'alleanza russa ha rappresentato per la Francia e Vi preparate a presiedere al trionfo solenne della nostra esposizione universale, che coronerà il nostro grande secolo di lavoro, di libertà e di verità.
Ma che macchia di fango sul Vostro nome - stavo per dire sul Vostro regno – è questo abominevole affare Dreyfus!
Per ordine di un consiglio di guerra è stato scagionato Esterhazy, ignorando la verità e qualsiasi giustizia. È finita, la Francia ha sulla guancia questa macchia, la storia scriverà che sotto la Vostra presidenza è stato possibile commettere questo crimine sociale. E poiché è stato osato, oserò anche io.
La verità, la dirò io, poiché ho promesso di dirla, se la giustizia, regolarmente osservata non la proclamasse interamente. Il mio dovere è di parlare, non voglio essere complice. Le mie notti sarebbero abitate dallo spirito dell'uomo innocente che espia laggiù nella più spaventosa delle torture un crimine che non ha commesso.
Ed è a Voi, signor Presidente, che io griderò questa verità, con tutta la forza della mia ribellione di uomo onesto. In nome del Vostro onore, sono convinto che la ignoriate. E a chi dunque denuncerò l'accozzaglia dei veri colpevoli se non a Voi, il primo magistrato del paese?"