29 gennaio - EMILIO ALESSANDRINI è assassinato, a Milano, da Prima Linea

Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.

L’omicidio di Alessandrini – 39 anni, sposato con un figlio – segna un’escalation del terrorismo che sembra senza fine: 10 morti nel 1976, 13 nel 1977, 35 nel 1978.

L'omicidio colpisce l’opinione pubblica: EMILIO ALESSANDRINI (Penne, 30 agosto 1942 – Milano, 29 gennaio 1979) è uno dei magistrati più stimati del Tribunale di Milano. Nel corso della sua carriera si è occupato delle inchieste più scottanti: quelle sul terrorismo di sinistra, sugli scandali finanziari legati al Banco Ambrosiano, sui servizi segreti deviati ma soprattutto quella sulla “madre di tutte le stragi”, l’attentato alla sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969. È lui, insieme ai colleghi Gerardo D’Ambrosio e Luigi Fiasconaro, a riprendere in mano nel 1972 l’inchiesta sulla strage, imboccando la pista della destra eversiva.


Tutto parte dal rinvenimento presso l’Ufficio Affari Riservati del Ministero degli Interni, di alcuni frammenti di una delle borse usate per gli attentati del 12 dicembre. Grazie a questi reperti i magistrati risalgono al negozio dove sono state vendute le borse.
È un esercizio commerciale di Padova. È la svolta decisiva.
Il 27 maggio 1972 i giudici D'Ambrosio e Alessandrini incriminano per la strage di piazza Fontana i neo-fascisti Franco Freda e Giovanni Ventura, appartenenti ad una cellula della destra eversiva veneta. Durante le indagini però emergono nuovi particolari inquietanti. In particolare il coinvolgimento nella strage di Guido Giannettini, agente “Z” del SID, il servizio segreto civile. I magistrati milanesi vogliono andare avanti e fare luce fino in fondo sulle complicità dei servizi segreti negli attentati. Ma nel 1974, la Cassazione trasferisce il processo Piazza Fontana a Catanzaro. Dopo due anni di indagini i giudici devono interrompere il loro lavoro. Per Alessandrini rimarrà la delusione più grande della sua vita.

Nel frattempo, le piazze del Paese sono sempre più violente. Sembra impossibile trovare una mediazione, un'alternativa agli scontri, ai ferimenti, ai nuovi attentati che insanguinano il Paese. La lotta armata inizia a dominare la scena. E proprio di terrorismo “rosso” inizia ad occuparsi Emilio Alessandrini, diventando presto un punto di riferimento per tutti al Tribunale di Milano. È sua l’idea di creare un pool di magistrati con l’intento di coordinare tra loro il lavoro delle varie Procure. Ma questo è anche il periodo in cui Alessandrini entra nel mirino dei terroristi.

È il 13 settembre 1978. In un covo di Prima Linea a Milano, viene trovata una scheda ed una foto di Emilio Alessandrini. Il giovane magistrato inizia ad avere paura, e ai suoi amici confida di temere che quella foto provenga dai servizi segreti. Alessandrini infatti, parallelamente alle inchieste sul terrorismo, si occupa anche degli scandali finanziari del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e non ha smesso di indagare sui legami tra i Servizi Segreti e la cosiddetta “strategia della tensione”. Ancora una volta il giovane magistrato vuole andare avanti, fare piena luce. Ad interrompere il suo lavoro ci penseranno i giovani terroristi di Prima Linea.

È il 29 gennaio del 1979. È mattina e Alessandrini si sta recando al palazzo di Giustizia dopo aver accompagnato il figlio Marco a scuola. All’incrocio tra viale Umbria e via Muratori a Milano lo attende un commando di Prima Linea, capeggiato da Marco Donat Cattin e Sergio Segio. Una raffica di proiettili colpisce l’auto del magistrato. Per lui non c’è più niente da fare. Ma chi sono questi giovani terroristi che uccidono Emilio Alessandrini?

La loro storia nasce cinque anni prima, a Torino. È 1° giugno 1974. Al liceo scientifico Galileo Ferraris, noto come il “Gal-Fer”, prende servizio un nuovo bibliotecario; si chiama Marco Donat Cattin. Suo padre, Carlo, ex-Ministro del Lavoro, è uno degli uomini più potenti della Democrazia Cristiana. Il giovane Marco fa subito amicizia con un altro giovane studente, Roberto Sandalo.

Marco Donat Cattin è uno dei tanti attivisti di Lotta Continua.
È un giovane ribelle e la sua è una vita precaria, inquieta, come inquieta è l'Italia del suo tempo; un paese lacerato da opposti estremismi, dalla violenza e dagli scontri di piazza che coinvolgono i giovani di entrambi gli schieramenti politici. Gli studenti del GalFer sono sempre in prima linea nelle manifestazioni. Nell’autunno del 1976, dopo una pesante sconfitta alle elezioni estive, Lotta Continua decide di sciogliersi. Per alcuni giovani del servizio d’ordine è l’occasione per passare alla lotta armata.

29 novembre 1976. Un gruppo armato, tra cui Roberto Sandalo e Marco Donat Cattin, assalta l'Associazione Dirigenti FIAT di Torino. L’azione viene rivendicata da una nuova sigla del terrorismo: è nata Prima Linea. Vi confluiscono giovani di Lotta Continua, dell’Autonomia Operaia e del cosiddetto “movimento”. A sinistra, per numero di omicidi, sarà seconda solo alle Brigate Rosse. Il 29 gennaio del 1979 Prima Linea ucciderà a Milano il Sostituto Procuratore Emilio Alessandrini. Del commando farà parte anche Marco Donat Cattin.
Le indagini durano per oltre un anno, fino alla svolta decisiva.
Torino, 18 febbraio 1980. I Carabinieri arrestano Patrizio Peci, elemento di spicco delle Brigate Rosse. Poco più di un mese dopo Peci inizia a parlare e rivela tutto: nomi, fatti, date. E parla anche di Prima Linea. Gli inquirenti hanno in mano la carta giusta per arrivare a Sandalo, Marco Donat Cattin e gli altri terroristi di Prima Linea.

Ma è qui che nasce uno degli scandali politici più tormentati del recente passato. Lo scandalo “Cossiga - Donat Cattin”. Uno scandalo che approderà in Parlamento e metterà sotto accusa l’allora Presidente del Consiglio Francesco Cossiga, accusato di aver informato il collega di partito Carlo Donat Cattin dell’imminente arresto di suo figlio Marco, consigliandogli di farlo fuggire all’estero.

Uno scandalo che coinvolgerà, come testimone d’accusa, proprio l’amico e compagno terrorista Roberto Sandalo. Dopo mesi di latitanza all’estero, Marco Donat Cattin verrà arrestato a Parigi il 18 dicembre del 1980. Ci sarà anche lui in aula il 4 maggio dell’anno dopo a Torino, alla prima udienza del processo agli assassini del giudice Alessandrini.

Sono passati tanti anni da quella mattina del 29 gennaio 1979, quando Emilio Alessandrini accompagnava per l’ultima volta a scuola suo figlio. Marco Alessandrini oggi è un uomo, ma quell’assenza ha segnato tutta la sua vita:
“A me è stata tolta la possibilità di crescere con mio padre… Avevamo davvero un rapporto speciale, una grande complicità. Quello che mi manca di più è che lui non mi abbia potuto vedere crescere”