28 Febbraio - CARLO GNOCCHI, sacerdote e geniale costruttore di assistenza.

Oggi, 28 Febbraio (661 - Ali ibn Abi Talib , genero di Maometto; 1869 - Alphonse Marie Louis de Prat de Lamartine ; 1921 . - Luigi Corradi, fondatore del primo Istituto Tecnico; 1975 - Mikis "Miki" Mantakas; 1980 - Piero Bargellini; 1986 - Olof Palme, primo ministro svedese, viene assassinato a Stoccolma; 1994 - Enrico Maria Salerno; 1999 - Bing Xin, ; 2005 - Mario Luzi; 2007 - Arthur Meier Schlesinger Jr; 2007 - Giorgio Tosatti; 2009 - Corrado Mangione) muore nel 1956 - Beato CARLO GNOCCHI , sacerdote, educatore e animatore di una delle opere più straordinarie di assistenza per i bambini.
Nato a San Colombano al Lambro, il 25 ottobre 1902; morto a Milano il 28 febbraio 1956, è venerato come beato dalla Chiesa cattolica.

Ecco il link all'omelia del cardinale Scola, arcivescovo di Milano, sulla sua figura.

"Ho sempre cercato le vestigia di Cristo sulla terra durante la vita terrena con avida, insistente speranza." ("Cristo con gli alpini", 1943)

«Un volto, uno sguardo che viene da lontano: l’amore per i giovani, la passione educativa, lo slancio di un lungo e mai finito cammino, tra i sentieri della guerra, nei silenzi smarriti della terra russa, l’affetto tenero ed appassionato per i suoi mutilatini» (Carlo Maria Martini, prefazione agli Scritti di don Carlo Gnocchi)

Fu cappellano militare degli alpini durante la Seconda guerra mondiale e, a seguito della tragica esperienza della guerra, si adoperò ad alleviare le piaghe di sofferenza e di miseria create da quest'ultima.
Fonte:
CulturaCattolica.it
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I primi anni
«Due miei figli li hai già presi, Signore. Il terzo te l'offro io, perché tu lo benedica e lo conservi sempre al tuo servizio » (Clementina Pasta, madre di Don Gnocchi)
Il Beato Carlo Gnocchi nacque in un paese della pianura lombarda, a pochi chilometri da Lodi, da Enrico e Clementina Pasta, sarta. Ultimo di tre fratelli, perse il padre nel 1907, all'età di 5 anni, a causa della silicosi, malattia causatagli dal lavoro insalubre di marmista. Trasferitosi a Milano con la famiglia, perse in pochi anni i due fratelli, Mario, nel 1908, ed Andrea, nel 1915, a causa della tubercolosi.

Carlo crebbe in un ambiente molto devoto e fervente, e l'assidua frequentazione alle funzioni, nel paese di Montesiro in Brianza, dove spesso si trasferì da parenti a causa della salute cagionevole, lo avvicinò a don Luigi Ghezzi, coadiutore, che lo affiancò nella scelta di entrare in seminario.
Venne ordinato sacerdote nel 1925, dall'Arcivescovo di Milano, Eugenio Tosi, e lo stesso anno celebrò la sua prima messa a Montesiro.

Educatore
«Com'è bello giocare con la neve quando è pulita e bianca. Anche Gesù gioca volentieri con le anime dei bimbi quando sono bianche e pulite; ma se diventano sporche a Gesù non piacciono più…» (Carlo Gnocchi)
La passione primaria di Carlo Gnocchi, fin dai primi anni di sacerdozio, fu la crescita e l'educazione dei giovani avvicinatisi alla chiesa e all'oratorio.

Affidato prima alla parrocchia di Cernusco sul Naviglio e, nel 1926, alla popolosa San Pietro in Sala di Milano, protrasse per anni la sua vocazione, creando un profondo legame con i suoi parrocchiani.
La fama di educatore giunse al cardinale arcivescovo di Milano, Ildefonso Schuster che, nel 1936, lo nominò direttore spirituale del prestigioso Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

La guerra
«In quei giorni fatali posso dire di aver visto finalmente l'uomo. L'uomo nudo; completamente spogliato, per la violenza degli eventi troppo più grandi di lui, da ogni ritegno e convenzione, in totale balìa degli istinti più elementari emersi dalle profondità dell'essere.» (Carlo Gnocchi, "Cristo con gli Alpini")
Sul finire degli anni trenta, Carlo Gnocchi venne nominato dal cardinal Schuster, assistente spirituale della seconda legione di Milano, composta da studenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e dell'Istituto Gonzaga.
Nel 1939 morì la madre, a cui era molto legato.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, don Gnocchi partì volontario nel battaglione Val Tagliamento degli alpini, destinato al fronte greco/albanese.
Terminata la campagna dei Balcani nel 1941, nel 1942 Carlo Gnocchi ripartì per il fronte russo, a seguito della Divisione alpina "Tridentina", dove partecipò in veste di cappellano alla Battaglia di Nikolaevka.
Sopravvissuto al conflitto, Raccolse dai feriti e dai malati le loro ultime volontà, che lo porteranno, al rientro in patria, ad un viaggio per la penisola, messaggero tra le famiglie degli scomparsi. Andò tra le valli alpine a trovare i parenti dei commilitoni caduti, aiutò gli ebrei e i prigionieri alleati scappati a riparare in Svizzera. Scrisse articoli sulla rivista clandestina il Ribelle e sul quotidiano diocesano L'Italia.
Fu rinchiuso più di una volta nel carcere di San Vittore, ma ottenne la liberazione grazie all'intervento dell'arcivescovo di Milano, Ildefonso Schuster.
In quegli anni nacque l'idea di creare un centro caritatevole che potesse seguire le vittime di questa guerra, che si sviluppò in futuro con la nascita della Pro Juventute.

Il dopoguerra
"Sogno, dopo la guerra, di potermi dedicare a un'opera di Carità, quale che sia, o meglio quale Dio me la vorrà indicare".
La drammatica esperienza della ritirata di Russia, vissuta come cappellano militare sempre presente sul fronte, maturò in don Gnocchi l'idea ed il fulcro della sua missione di carità; assistere le vittime della guerra, nella ricerca del riscatto del loro "dolore innocente".
Nel 1945 don Gnocchi venne nominato direttore dell'"Istituto Grandi Invalidi" di Arosio, accogliendo così i primi orfani e mutilati di guerra. Nel 1948 fondò la "Fondazione Pro Infanzia Mutilata", riconosciuta l'anno seguente con decreto del Presidente della Repubblica Italiana.
Lo stesso anno il Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, nominò don Gnocchi consulente alla Presidenza del Consiglio per i mutilatini di guerra. Nel 1951 la Fondazione venne sciolta, ed ogni bene e struttura vennero donati alla neonata Pro Juventute don Carlo Gnocchi
A guerra finita, don Gnocchi sentì come suo dovere di accorrere in aiuto di quella parte dell'infanzia che era stata colpita più duramente.
Egli rivolse dapprima la sua opera assistenziale agli orfani degli alpini, ospitandoli nell'Istituto di Arosio; successivamente dedicò le sue cure ai mutilatini ed ai piccoli invalidi di guerra e civili, fondando per essi una vastissima rete di collegi in molte città d'Italia (Inverigo, Parma, Pessano con Bornago, Torino, Roma, Salerno, Milano, Firenze, Genova,...); e, infine, aprì le porte di modernissimi Centri di rieducazione ai bambini affetti di poliomielite. A questa infanzia derelitta e minorata, cui egli aveva votata tutta la sua giovane esistenza, don Gnocchi dedicò una fra le sue più significative opere di educatore: Pedagogia del dolore innocente.

La morte
«Grazie di tutto…» (Ultime parole di Carlo Gnocchi)
«...Altri potrà servirli meglio ch'io non abbia saputo e potuto fare; nessun altro, forse, amarli più ch'io non abbia fatto.» (Tratto dal Testamento di Don Carlo Gnocchi)

Il 28 febbraio 1956 verso le 18:45 con un crocifisso fra le mani, donatogli dalla madre anni prima, e voluto fortemente da don Gnocchi in quelle ultime ore, spirò. La metastasi del tumore che l'aveva colpito aveva raggiunto lo scheletro e l'apparato respiratorio.
Tre crisi succedutesi fra la sera innanzi ed il mezzogiorno avevano preannunciato la quarta, fatale, e nessuno più s'illudeva su una sua possibile ripresa: la fibra di don Gnocchi era troppo provata da lunghe sofferenze e dal digiuno, oltre che dall'avanzare inesorabile del male, anche se quel suo volto, spesso sorridente, ingannava i visitatori.
Morendo fece dono delle sue cornee a due giovani ciechi, ospiti della sua fondazione, Silvio Colagrande e Amabile Battistello.
La donazione, allora non ancora normata, venne eseguita da Cesare Galeazzi. Lo scalpore che suscitò nell'opinione pubblica accelerò il dibattito in materia, con la promulgazione a breve del D.L. n. 235 del 3 aprile 1957. Il suo esecutore testamentario sarà il suo amico don Giovanni Barbareschi.

La lunga via per la Beatificazione
«Prima ti dicevo: ciao don Carlo. Adesso ti dico: ciao, san Carlo » (Un "mutilatino" durante le esequie svoltesi nel Duomo di Milano)
Il miracolo. Il 17 agosto 1979 un alpino, specializzato elettricista, di Villa d'Adda, sopravvive ad un grave incidente di lavoro. Il miracolo viene attribuito a don Gnocchi, invocato dalla vittima.

Dopo la morte di Don Carlo molteplici sono le persone e i fedeli che, invocandone l'aiuto, dichiarano di aver ricevuto grazie dal sacerdote, per questi motivi, a trent'anni dalla morte, il cardinale arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini istituì il Processo sulla vita, virtù e fama di santità (processo Diocesano) il 6 maggio 1987 concludendolo positivamente il 23 febbraio 1991.

In 199 sessioni si ebbe la deposizione di 178 testi e venne raccolta una copiosa documentazione. Tale materiale istruttorio (per un totale di 4321 pagine) venne presentato, come di norma canonica, alla Congregazione per le Cause dei Santi di Roma dove Fratel Leone Luigi Morelli viene nominato Postulatore della causa di canonizzazione. Alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel 2002, subentra Fratel Rodolfo Cosimo Meoli.
Dopo anni di analisi e accurate indagini, il 20 dicembre 2002 papa Giovanni Paolo II lo dichiara venerabile.

Il processo non si ferma e il 17 gennaio 2009, nel nuovo pontificato di Benedetto XVI (dal 2005), viene riconosciuto con decreto papale un miracolo attribuito a don Carlo, un passo decisivo verso la gloria degli altari.
Il 2 marzo 2009, il cardinale Dionigi Tettamanzi preannuncia la beatificazione per il 25 ottobre 2009.
Il 25 ottobre 2009 il rito di beatificazione è stato presieduto dall'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi alla presenza di numerosi sacerdoti ambrosiani e vescovi. Tra questi anzitutto il cardinal Prefetto della Congregazione dei Vescovi Giovanni Battista Re, l'ex-cerimoniere pontificio mons. Piero Marini e il Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, Mons. Angelo Amato.
La sua opera assistenziale, che va sotto il nome di Fondazione Don Gnocchi pro Juventute, attualmente denominata Fondazione don Carlo Gnocchi Onlus, è stata premiata nel 2003 con medaglia d'oro al merito della sanità pubblica.

Spunti bibliografici su Beato Carlo Gnocchi a cura di LibreriadelSanto.it
• Bove Luisa, Don Carlo Gnocchi, Paoline Edizioni, 2009 - 286 pagine
• Parmeggiani Roberto, Don Carlo Gnocchi. Imprenditore della carità, San Paolo Edizioni, 2009 - 248 pagine
• Zurlo Stefano, L'ardimento. Racconto della vita di don Carlo Gnocchi, BUR Biblioteca Universale Rizzoli, 2006 - 200 pagine
• Gnocchi Carlo, Poesia della vita. Pensieri, San Paolo Edizioni, 2006 - 256 pagine
• Corsinovi Graziella, Don Gnocchi: linguaggio e profezia, Ancora, 2003 - 144 pagine
• Parmeggiani Roberto, Ho conosciuto don Gnocchi. I testimoni raccontano, Ancora, 2000 - 176 pagine
• Zanlungo Laura, Don Carlo Gnocchi a Torino. Cinquant'anni di storia del Centro «Santa Maria ai Colli», Effatà, 2000 - 144 pagine
• De Marchi Ferruccio, Diario 1941. Don Carlo Gnocchi in guerra con cuore di pace, Ancora, 2000 - 160 pagine
• Gnocchi Carlo, Cristo con gli alpini, Ancora, 1999 - 112 pagine
• Gnocchi Carlo, Gli scritti (1934-1956), Ancora, 1993 - 800 pagine
• Roberto Olivato, Sacrari, santi patroni e preghiere militari, Edizioni Messaggero, 2009 - 312 pagine
• Benedetto XVI, I santi di Benedetto XVI. Selezione di testi di Papa Benedetto XVI, Libreria Editrice Vaticana, 2008 - 151 pagine
• F. Agnoli, M. Luscia, A. Pertosa, Santi & rivoluzionari, SugarCo, 2008 - 184 pagine
• Piero Lazzarin, Il libro dei Santi. Piccola enciclopedia, Edizioni Messaggero, 2007 - 720 pagine
• Lanzi Fernando, Lanzi Gioia, Come riconoscere i santi e i patroni nell'arte e nelle immagini popolari, Jaca Book, 2007 - 237 pagine

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