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26 ottobre - CARLO COLLODI, all'anagrafe CARLO LORENZINI: quello che dice veramente Pinocchio.

Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.

Oggi 26 ottobre ricordiamo CARLO COLLODI (Firenze, 24 novembre 1826 – Firenze, 26 ottobre 1890), scrittore divenuto celebre come autore del romanzo "Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino" più noto come "Pinocchio".

Ai fini della critica del pensiero diffuso dominante dobbiamo ricordare il magistrale intervento di mons. G.BIFFI nel suo commento teologico al Romanzo. Contro maestro Ciliegia. Commento teologico a “Le avventure di Pinocchio, Jaca Book, Milano, 1977.


Secondo il Biffi il contenuto fondamentale del racconto, al di là di quello che era il programma intenzionale dell'Autore, è l'affermazione di sette verità universali che costituiscono anche il fondamento della fede cristiana.

"Non le ideologie ma la verità, di sua natura universale ed eterna, è contenuta in questo magico racconto e, servita com'era da un'alta fantasia e da una fresca ispirazione poetica, spiega la sua rapida affermazione e il suo duraturo trionfo. Ma, per non lasciare nel vago le nostre affermazioni, quali sono specificamente le verità, che senza possibilità di discussione, traspaiono nella storia del burattino?

Sono sette quelle che reggono e illuminano tutta la vicenda.

1) Il mistero di un creatore che vuole essere padre.
Pinocchio, creatura legnosa, origina dalle mani di chi è diverso da lui; è costruito come una cosa, ma dal suo creatore è chiamato subito figlio. C'è qui l'arcano di un'alterità di natura, superata da uno strano, gratuito, imprevedibile amore.
Il burattino, chiamato sorprendentemente a essere figlio, fugge dal padre. E proprio la fuga dal padre è vista come la fonte di tutte le sventure; così come il ritorno al padre è l'ideale che sorregge Pinocchio in tutti i suoi guai, costituendo infine l'approdo del tormentato viaggio e la ragione della raggiunta felicità.

2) Il mistero del male interiore.
In questo libro è acutissimo il senso del male. E il male è in primo luogo scoperto dentro il nostro cuore. Non è un puro difetto di conoscenza, come nell'illuminismo socratico; non è risolto tutto nell'iniquità o nell'insipienza delle strutture, come nell'ideologia liberalborghese in polemica con l'Ancien Régime o nell'ideologia marxista in polemica con la società liberalborghese.
«Dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive» (Mc 7, 21).
Pinocchio sa che cosa è il suo bene, ma sceglie sempre l'alternativa peggiore (Vedi, c. 9: a scuola o al teatro dei burattini?; cc. 12 e 18: a casa o al campo dei miracoli col gatto e la volpe?; cc. 27: a scuola o alla spiaggia a vedere il pescecane?; c. 30: dalla Fata o al Paese dei balocchi?).

Soggiace chiaramente alla narrazione di queste sconfitte la persuasione della «natura decaduta», della «libertà ferita», della incapacità dell'uomo a operare secondo giustizia, espresso nelle famose parole: «Non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio» (Rm 7, 19).

3) Il mistero del male esteriore all'uomo.
La nostra tragedia è aggravata dal fatto che sono all'opera, esteriormente a noi, le potenze del male. Esse non sono viste come forze impersonali, quasi oggettivazioni delle nostre inclinazioni malvagie o dei nostri squilibri, ma come esseri astuti e intelligenti che si accaniscono inspiegabilmente ed efficacemente contro la nostra salvezza.
Nella fiaba queste forze malefiche sono rappresentate vivacemente nelle figure del Gatto e della Volpe e raggiungono il vertice dell'intensità artistica e della lucidità speculativa nell'Omino, corruttore mellifluo, tenero in apparenza, perfido nella realtà spaventosa e stupenda raffigurazione del nostro insonne Nemico: «Tutti la notte dormono, e io non dormo mai» (c. 31).

4) Il mistero della mediazione redentiva.
L'ideologia illuministica aveva diffuso nel mondo l'orgogliosa affermazione dell'autoredenzione dell'uomo: l'uomo può e deve salvare se stesso, senza alcun aiuto dall'alto.
Tutta la seconda parte del libro (dal c. 16 in avanti, che si potrebbe considerare quasi il Nuovo Testamento di questa specie di Bibbia) è costruita per smentire questa che è l'illusione dominante della nostra cultura.
Pinocchio, interiormente debole e ferito, esteriormente insidiato da intelligenze maligne più astute di lui, non può assolutamente raggiungere la salvezza, se non interviene un aiuto superiore, che alla fine riesce a compiere il prodigio di riconciliarlo col padre, di riportarlo a casa, di dargli un essere nuovo.
Lo straordinario personaggio della Fata dai capelli turchini è posto appunto a indicare l'esistenza di questa salvezza che è donata dall'alto e può guidare al lieto fine la tragedia della creatura ribelle.

5) Il mistero del padre, unica sorgente di libertà.
La scelta di un burattino legnoso come protagonista della narrazione è anch'essa una cifra: è il simbolo dell'uomo, che è da ogni parte condizionato, che è schiavo degli oppressori prepotenti e dei persuasori occulti, che è legato a fili invisibili che determinano le sue decisioni e rendono illusoria la sua libertà.
Il burattinaio di turno può anche essere soppresso dall'una o dall'altra rivoluzione, ma fino a che la creatura umana resta solitaria marionetta, ogni burattinaio estinto avrà fatalmente un successore.
Pinocchio non può restare prigioniero del teatrino di Mangiafuoco, perché a differenza dei suoi fratelli di legno riconosce e proclama di avere un padre.
Il senso del padre è dunque la sola sorgente possibile della liberazione dalle molteplici, cangianti e sostanzialmente identiche tirannie che affliggono l'uomo.

6) Il mistero della trasnaturazione.
Pinocchio riesce a raggiungere la sua perfetta libertà interiore e a realizzarsi perfettamente in tutte le sue virtualità soltanto quando si oltrepassa e arriva a possedere una natura più alta della sua, la stessa natura del padre.
È la realizzazione sul piano dell'essere della vocazione filiale con la quale era cominciata tutta la storia.
Noi possiamo essere noi stessi soltanto se siamo più di noi stessi, per una arcana partecipazione a una vita più ricca; l'uomo che vuole essere solo uomo, si fa meno uomo.

7) Il mistero del duplice destino.
La storia dell'uomo, come è concepita e narrata in questo libro, non ha un lieto fine immancabile.
Gli esiti possibili sono due: se Pinocchio si sublima per la mediazione della Fata nella trasnaturazione che lo assimila al padre, Lucignolo — che non è raggiunto da nessuna potenza redentrice — s'imbestia irreversibilmente. La nostra vicenda può avere due opposti finali: o finisce in una salvezza che eccede le nostre capacità di comprensione e di attesa, o finisce nella perdizione.

Verità cristiane.
Queste sette convinzioni, si è visto, sono affermate e conclamate dal libro, e non so come sia possibile con qualche ragionevolezza dubitarne. Orbene, è anche fuori dubbio che esse siano sette fondamentali verità della visione cristiana, e cioè:
a) La nostra origine da un Creatore e la nostra vocazione a diventare suoi figli
b) Il peccato originale e la decadenza della nostra volontà che da sola non sa resistere al male
c) Il demonio, creatura intelligente e malvagia, che lavora alla nostra rovina
d) La mediazione salvifica di Cristo, come unica possibilità di salvezza
e) Il senso di Dio, fondamento della dignità umana e della nostra libertà di fronte a qualsivoglia oppressione
f) Il dono della vita di grazia, che ci fa partecipi della natura di Dio
g) I due diversi destini eterni tra i quali siamo chiamati a decidere.

ALTRI LINK
Intervista a Biffi di F. Rizzi
http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/biffi-catechismo-secondo-pinocchio.aspx

Intervista di Sandro Magister a Biffi su Mastro Ciliegia
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7256

Biffi su Pinocchio
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2859&testo_ricerca=Biffi%20Pinocchio

Contro Mastro Ciliegia
http://www.tempi.it/liberta-e-riconoscere-di-avere-un-padre-lo-dice-il-cardinale-biffi-spiegando-la-favola-di-pinocchio#.Vi3G2UtOgtA

G.Biffi, Pinocchio, Peppone, l'Anticristo e altre divagazioni
http://www.devozioni.altervista.org/testi/opuscoli_vari/pinocchio-peppone-e-anticristo.pdf