26 marzo - AL-HALLAJ, (Tur, 858 ca. – Baghdad, 26 marzo 922), grande mistico iraniano condannato come eretico dall'Islam.
È una delle figure maggiormente discusse e controverse nel mondo islamico, e del Sufismo in particolare.Ancora oggi la sua vita, la sua predicazione e il suo martirio sono fonte di studio, approfondimento e dibattito, avendo rappresentato un momento cruciale nella storia della cultura islamica e uno spartiacque nella storia del tasawwuf (sufismo). Conosciuto anche in Occidente grazie agli studi del suo appassionato interprete, Louis Massignon, che lo definì il «martire mistico dell'Islam», la sua storia riflette e incarna l'apice del conflitto tra le teorie sufi e il letteralismo dei dottori della legge.
Giudicato un ERETICO BLASFEMO, E QUINDI COERENTEMENTE CONDANNATO A MORTE DALL'“ORDINE COSTITUITO ISLAMICO”, al-Hallaj fu invece considerato dai mistici una guida mistica di grande elevatezza, ingiustamente martirizzata.
Ecco alcuni suoi pensieri
• “Il tuo Spirito si è impastato con il mio, come l'ambra con il muschio odoroso. Se qualcosa Ti tocca, mi tocca: non c'è più differenza perché Tu sei me.”
• “Ti fa posto il mio cuore tutto intero; lì non c'è spazio per cosa creata, tra la pelle e le ossa Ti trattengo. Che ne sarà di me semmai ti perdo?”
• “Egli mi ha scelto, avvicinato ed esaltato; mi ha affidato e fatto capire l'intero tutto. Nulla è rimasto nel cuore e nelle viscere, in cui io non riconosca Lui ed Egli me.”
• “Tu che biasimi il mio amore per Lui, come sei duro! Se sapessi chi intendo, così non faresti. I pellegrini si recano a Mecca e io da chi abita in me; quelli offrono vittime, io offro il mio sangue e la vita. C'è chi gira intorno al Suo tempio senza farlo con il corpo, perché gira intorno a Dio stesso, che dal rito lo scioglie.”
• “Eccomi a Te, o mio segreto confidente, o mio scopo, o mio senso.(...) Essenza essenziale del mio esistere, o mio linguaggio. Tutto del mio tutto, o me stesso. A Te, da cui il mio spirito è rapito, sospiro”.
• “O gente, salvatemi da Dio, (…) perché mi ha rapito da me stesso, e non mi rende più a me stesso. Quanto a me, ecco che non c'è più nessun velo tra Lui e me, neppure un batter d'occhio, il tempo che io trovi il mio riposo, in modo che la mia umanità perisca nella sua divinità, mentre il mio corpo si consuma nelle fiamme della Sua onnipotenza: cosicché non ne resti più alcuna traccia, alcun segno, alcuna descrizione”.