25 Dicembre - NATALE PER L'UOMO: IL VERO CAMBIAMENTO D'EPOCA.
Oggi 25 Dicembre per la tradizione cristiana è il giorno natale di GESU' CRISTO.Usiamo per formulare gli auguri a tutti le parole di San Giovanni Paolo II, il primo Natale dopo la sua elezione e aggiungiamo le riflessioni di don Gabriele Mangiarotti sul recente testo del cardinal Caffarra (Scritti su Etica, Famiglia e Vita) che ci aiutano a ricollocare nell'oggi quelle parole profetiche. Nel periodo in cui la transizione diventa il Great Reset, e l'umanesimo occidentale segnato dalle radici cristiane viene sempre più contestato e diventa - seguendo Nietzsche - transumanesimo, le sue parole ci aprono orizzonti nuovi.
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MESSAGGIO URBI ET ORBI DI GIOVANNI PAOLO II NATALE 1978
"Questo messaggio lo rivolgo ad ogni uomo; all’uomo; all’uomo, nella sua umanità. Natale è la festa dell’uomo. Nasce l’Uomo. Uno dei miliardi di uomini che sono nati, nascono e nasceranno sulla terra.
L’uomo, un elemento componente della grande statistica. Non a caso Gesù è venuto al mondo nel periodo del censimento; quando un imperatore romano voleva sapere quanti sudditi contasse il suo paese. L’uomo, oggetto del calcolo, considerato sotto la categoria della quantità; uno fra miliardi. E nello stesso tempo, uno, unico e irripetibile. Se noi celebriamo così solennemente la nascita di Gesù, lo facciamo per testimoniare che ogni uomo è qualcuno, unico e irripetibile.
Se le nostre statistiche umane, le catalogazioni umane, gli umani sistemi politici, economici e sociali, le semplici umane possibilità non riescono ad assicurare all’uomo che egli possa nascere, esistere e operare come un unico e irripetibile, allora tutto ciò glielo assicura Iddio. Per lui e di fronte a lui, l’uomo è sempre unico e irripetibile; qualcuno eternamente ideato ed eternamente prescelto; qualcuno chiamato e denominato con il proprio nome.
Così come quel primo uomo, Adamo; e come quel nuovo Adamo, che nasce dalla Vergine Maria nella grotta di Betlemme: “lo chiamerai Gesù” (Lc 1, 31) [......]
Natale è ancora tra noi e la bellezza strepitosa di questo avvenimento non cessa di interrogarci.
E cosi continua il compianto cardinal Caffarra.
«Nasce l’uomo» ci ha gridato commosso san Giovanni Paolo II in quel messaggio. Nasce l’uomo, una nuova cultura, una grande responsabilità. Quest’uomo che ci insegna a vivere, insegna a vivere a noi, così impastati da una cultura e da una mentalità che sta cambiando i criteri del vivere, come ci ricorda con acutezza, indicando I PARAMETRI DI UN SOGGETTO UMANO CHE NON HA PIÙ LA VERITÀ COME CRITERIO DELLA AZIONE, MA SOLAMENTE L’UTILE.
Che questo Natale ci aiuti a riscoprire la verità dell’umano, consentendoci, in questo che viene chiamato, forse impropriamente, «cambiamento d’epoca», il VERO E UNICO AUTENTICO CAMBIAMENTO, QUELLO CHE GESÙ È VENUTO A RENDERE POSSIBILE IN OGNI TEMPO E PER OGNI UOMO.
Non ci servono i buoni sentimenti, come peraltro non ci serve la paura; non ci serve usare il Natale per un personale interesse politico, come non ci serve appellarci al Natale consumistico, che ha cancellato le nostre tradizioni. IN GIOCO È LA SPERANZA DI UN BENE DELL’UOMO CHE LA CULTURA DI OGGI SEMBRA ANNEBBIARE O ADDIRITTURA CANCELLARE. Perché Gesù faccia rinascere un soggetto nuovo, un uomo che sa GIUDICARE LA REALTÀ CON REALISMO E SECONDO VERITÀ, proponendo a tutti quella misura alta della vita che è anche sorgente di un giudizio nuovo su ogni cosa.
Allora queste impegnative riflessioni ci possono accompagnare a vivere LA NOVITÀ PORTATA DALL’ANNUNCIO CRISTIANO, leggendo con chiarezza quello che una mentalità moderna realizza mutilando la verità del vivere umano:
"Diviene di decisiva importanza il concetto di soggetto utilitario". Dice uno studioso:
“Con soggetto utilitario si può intendere l’idealtipo dell’agente il cui orizzonte antropologico è costituito dai suoi bisogni ed interessi [...], il cui criterio di soddisfazione è polarizzato dalla psicologia centripeta dell’amor proprio: bisogni ed interessi sempre mediati affettivamente da passioni e sentimenti rispetto a cui la ragione si auto interpreta, in modo nuovo, come funzione pratica strumentale di calcolo, di previsione, di effettuazione”
La definizione DELL’UOMO COME SOGGETTO UTILITARIO IMPLICA dunque tre aspetti fondamentali.
IN PRIMO LUOGO, ciò che muove la persona ad agire, a compiere una scelta piuttosto che un’altra, sono esclusivamente i suoi bisogni ed interessi mediati dalle passioni.
IN SECONDO LUOGO, la costruzione della propria vita secondo questo modello centripeto non può essere giudicata dalla ragione. In altre parole, la domanda se esista una realizzazione veramente buona della vita umana, che si contrapponga ad una realizzazione solo apparentemente buona, è divenuta priva di senso. Ciascuno è giudice di se stesso quanto alla sua concezione di una vita buona: de gustibus non est disputandum!
INFINE, la ragione pratica viene spossessata della sua capacità di giudicare la verità o meno di una concezione, di un progetto di vita buona, dal momento che non esistono criteri universalmente validi (e la ragione è comunque la facoltà dell’universale) in base ai quali discernere progetti veri da progetti falsi.
Alla ragione non resta che STUDIARE IL MODO CON CUI REALIZZARE I DESIDERI, E RISPONDERE AI BISOGNI: ha solo una FUNZIONE STRUMENTALE. Può soltanto verificare la possibilità tecnica di realizzazione, calcolare il rapporto costo-benefìci; prevedere la qualità del risultato. È esattamente la definizione di ragione tecnica.» (Carlo Caffarra, Scritti su Etica, Famiglia e Vita, p. 91)
Guardare al Bimbo nato nella capanna di Betlemme ci aiuti a riscoprire la responsabilità del vero e del bene, così che rinasca anche nella nostra terra quell’umano che sappia ridare a tutti noi il senso di una vita buona e di una comunità di fratelli, vincendo la solitudine dell’individualismo e del disinteresse estraneo.