24 Novembre - JOHN RAWLS: un filosofo per la democrazia.
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Anche i suoi più strenui oppositori, come, ad esempio, Robert Nozick, riconoscono che coloro che si occupano di questi temi o devono lavorare con Rawls o devono spiegare perché non farlo. E Amartya Sen giunge a considerare la teoria della giustizia rawlsiana "di gran lunga la più influente - e [...] più importante - che sia stata presentata in questo secolo".

Come una teoria, egli argomenta, deve essere abbandonata o modificata se non risulta vera, così le leggi e le istituzioni devono essere abolite o riformate se sono ingiuste, anche se fornissero un certo grado di benessere alla società nel suo complesso, in quanto "OGNI PERSONA POSSIEDE UN'INVIOLABILITÀ FONDATA SULLA GIUSTIZIA SU CUI NEPPURE IL BENESSERE DELLA SOCIETÀ NEL SUO COMPLESSO PUÒ PREVALERE. PER QUESTA RAGIONE LA GIUSTIZIA NEGA CHE LA PERDITA DELLA LIBERTÀ PER QUALCUNO POSSA ESSERE GIUSTIFICATA DA MAGGIORI BENEFICI GODUTI DA ALTRI" ("UNA TEORIA DELLA GIUSTIZIA").
L'utilitarismo era la teoria dominante nell'ambito dell'economia neoclassica che era basata sul principio morale della maggior felicità per il maggior numero.
Rawls afferma, e non è il primo a farlo, che questa teoria non è accettabile perché evidentemente in un sistema utilitarista, se uccidendo una persona innocente si causa un'utilità negativa di cinquanta e si riesce a dare a cento persone una utilità positiva di uno, si è allora legittimati perché nell'insieme si è creato più benessere di quanto se ne era tolto.
E Rawls afferma che L'UTILITARISMO NON HA NIENTE A CHE FARE CON LA GIUSTIZIA, PERCIÒ NON PUÒ ESSERE LA BASE DI UNA TEORIA CORRETTA DELLA DEMOCRAZIA.
IL CONCETTO DI BENE COMUNE SU CUI SI DEVE COSTRUIRE UNA TEORIA DELLA GIUSTIZIA ADEGUATA SI FONDA SU UNA ANTROPOLOGIA INTEGRALE (VITA BUONA non è BENESSERE MATERIALE) E RELAZIONALE (L'UOMO È IO IN RELAZIONE).
LA LIBERTÀ è da Rawls considerata come IL PRIMO E FONDAMENTALE PRINCIPIO DI GIUSTIZIA: ESSA DEVE ESSERE GODUTA IN MODO EGUALE DA TUTTI.
Spingendo più nei particolari l'analisi, Rawls articola varie tipologie di libertà fondamentali:
a) la libertà politica: diritto di voto, attivo e passivo;
b) la libertà di parola e di riunione;
c) la libertà di pensiero;
d) la libertà personale e quella di possedere la proprietà privata;
e) la libertà dall'arresto e dalla detenzione arbitrari.
Queste libertà sono prioritarie rispetto al SECONDO PRINCIPIO DI GIUSTIZIA, CHE AFFERMA L'EQUA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO E LA PARI OPPORTUNITÀ DI ACCESSO ALLE CARICHE PUBBLICHE.
Tutti i valori sociali - libertà e opportunità, ricchezza e reddito, e le basi del rispetto di sé - devono essere distribuiti in modo eguale a meno che una distribuzione ineguale, di uno o di tutti questi valori, non vada a vantaggio di ciascuno.
L'INGIUSTIZIA, QUINDI, COINCIDE SEMPLICEMENTE CON LE INEGUAGLIANZE CHE NON VANNO A BENEFICIO DI TUTTI. Rawls ha dedicato maggiore spazio all'analisi e alla spiegazione del secondo principio di giustizia, che risulta effettivamente il più difficile da definire (chi sono, infatti, i "meno avvantaggiati"?).
Egli reputa NATURALE L'ESISTENZA ALL'INTERNO DELLE SOCIETÀ DI GRUPPI MENO FAVORITI (e ritiene, quindi, che ciò non costituisca ingiustizia); pensa, però, che occorra una "riparazione" verso i meno fortunati da parte della società giusta. Le società aristocratiche, egli osserva, sono ingiuste perché assumono le ineguaglianze naturali come una condizione necessaria ed eterna sulla cui base le persone vengono ingabbiate in caste chiuse.
Una società giusta, al contrario, deve praticare il "principio di riparazione" secondo il quale se "si vuole assicurare a tutti un'effettiva eguaglianza di opportunità, la società deve prestare maggiore attenzione a coloro che sono nati con meno doti o in posizioni sociali meno favorevoli. L'idea è quella di riparare i torti dovuti al caso, in direzione dell'eguaglianza. Per ottenere questo obiettivo dovrebbero essere impiegate maggiori risorse nell'educazione dei meno intelligenti invece che in quella dei più dotati, almeno in un determinato periodo della vita, quello dei primi anni di scuola".
In termini più generali, Rawls adotta come elemento cardine della sua teoria della giustizia il cosiddetto "PRINCIPIO DI DIFFERENZA", che egli collega all'idea di fratellanza (contenuta nella celebre rivendicazione dei rivoluzionari francesi del 1789, insieme alla libertà e all'eguaglianza).
"Il principio di differenza sembra corrispondere al significato naturale della fraternità; cioè, all'idea di non desiderare maggiori vantaggi, a meno che ciò non vada a beneficio di quelli che stanno meno bene. La famiglia, in termini ideali, ma spesso anche in pratica, è uno dei luoghi in cui il principio di massimizzare la somma dei vantaggi è rifiutato. In generale, i membri di una famiglia non desiderano avere dei vantaggi, a meno che ciò non promuova gli interessi dei membri restanti. Il voler agire secondo il principio di differenza ha esattamente le stesse conseguenze. Coloro che si trovano nelle condizioni migliori desiderano ottenere maggiori benefìci soltanto all'interno di uno schema in cui ciò va a vantaggio dei meno fortunati".
A volte, osserva ancora l'autore, si pensa che l'ideale della fraternità non si addica alla società, in quanto implica legami affettivi e sentimenti che non è realistico attendersi dai membri del corpo sociale, ma ciò dimostra semplicemente che la nostra democrazia è ancora incompleta, dal momento che dei tre princìpi proclamati nel 1789 la fraternità è quello più trascurato.
AL CONTRARIO, RAWLS PROPONE UNA CONCEZIONE DELLA SOCIETÀ ANTI-MERITOCRATICA E COOPERATIVA, per cui i membri, se agiscono razionalmente, non possono che ritenere dannose le ingiustizie.
Il principio di differenza viene da Rawls collegato alla REGOLA DEL MAXIMIN (abbreviazione di maximum minimorum), in base alla quale bisogna migliorare il più possibile la situazione di coloro che stanno peggio o, con un'altra formulazione, LE INEGUAGLIANZE SONO AMMESSE QUANDO MASSIMIZZANO, O ALMENO CONTRIBUISCONO GENERALMENTE A MIGLIORARE, LE ASPETTATIVE DI LUNGO PERIODO DEL GRUPPO MENO FORTUNATO DELLA SOCIETÀ.
Alla regola del maximin si attengono, secondo Rawls, gli individui nella posizione originaria, quando, incerti sulla propria condizione sociale futura (non sanno se saranno tra i più o i meno avvantaggiati), scelgono razionalmente la soluzione più equa dal punto di vista morale.
Pensiero
L'idea essenziale di Rawls, - secondo Hosle -che ha dato tanta attualità alla sua opera, è di immaginarsi uno stato, non nel senso di un sistema politico, ma di una situazione umana, in cui l'egoismo razionale porta a principi della giustizia.
Questo è interessante in quanto le scienze sociali moderne sono dominate dalla categoria dell'egoismo razionale.
Una persona è razionale se, secondo i criteri della teoria delle decisioni, riesce a perpetrare il proprio interesse nella maniera più efficiente.
Questo concetto di razionalità non presuppone che gli interessi della persona siano morali; ciò distingue nettamente il concetto di razionalità delle scienze sociali del nostro secolo per esempio dal concetto di ragione pratica di Kant, per cui la ragione pratica è la ragione morale.
Mentre l'uomo razionale nell'economia neoclassica non è l'uomo morale, ma l'uomo che pensa al suo interesse in maniera razionale.
Però Rawls è riuscito a immaginarsi una situazione nella quale l'interesse razionale porta ai risultati della giustizia. Questo ha reso la sua opera interessante per vari strati del mondo intellettuale; le persone che rimanevano fedeli al concetto di ragione pratica nel senso kantiano di giustizia, potevano dire che Rawls era riuscito ad argomentare per la giustizia basandosi sulla "forma mentis" che domina oggi nelle scienze sociali.
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Certo. L'idea fondamentale di Rawls è molto semplice. Lui si immagina una situazione originaria in cui gli attori, che devono decidere sui principi da osservare in futuro in questa società, hanno gli occhi chiusi dal velo dell'ignoranza, cioè non sanno che posizione, che talenti, che capacità avranno nella società. Sotto questo velo d'ignoranza devono decidere per i principi di giustizia basandosi sul criterio di egoismo razionale.
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Secondo Rawls ci sono due principi di giustizia.
1) Il primo principio di giustizia è che è preferibile quel sistema che garantisce a tutti uguale misura di una libertà il più grande possibile.
In questo primo principio vengono cioè integrate le categorie di uguaglianza e libertà; Rawls è liberale e vuole avere la libertà individuale il più grande possibile: ognuno deve avere la libertà massima, però il sistema deve essere tale che tutti abbiano questa libertà massima, cioè la libertà deve essere uguale per tutti però nella maniera maggiore.
2) Il secondo principio afferma che esistono però casi dove l'uguaglianza mette in una situazione peggiore i più deboli, mentre si potrebbe immaginare una situazione dove introducendo e permettendo l'inuguaglianza le persone che sono nella situazione peggiore oggettivamente stanno meglio. Facciamo due esempi.
Ci si può immaginare uno Stato in cui tutti abbiamo dieci unità di benessere, possiamo immaginarci un altro sistema in cui alcune persone hanno mille altre hanno trecento, altre hanno dieci alcune hanno due o tre.
Rawls direbbe naturalmente questo sistema è meno giusto del primo; però possiamo immaginarci un terzo sistema nel quale alcuni hanno mille, altri settecento, altri trecento, alcuni trenta ed è garantito che ognuno abbia almeno undici o dodici; allora Rawls ritiene che questo terzo sistema sia migliore del primo perché anche se c'è maggiore inuguaglianza che nel primo le persone che sono svantaggiate stanno meglio nel terzo che nel primo: hanno undici o dodici unità invece di dieci; dunque questo sistema sarebbe preferibile.
E secondo Rawls solo l'invidia può negare questo secondo principio che accetta la differenza dal momento che l'introduzione della differenza fa star meglio anche quelli che starebbero peggio senza questo principio.
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