24 luglio - MATILDE DI CANOSSA: protagonista in un'epoca "oscura" di discriminazione della donna.

Contessa, duchessa, marchesa e regina medievale. MATILDE DI CANOSSA (Mantova, 1046 – Bondeno di Roncore, 24 luglio 1115) fu una potente feudataria ed ardente sostenitrice del Papato nella lotta per le investiture; donna di assoluto primo piano in un'epoca in cui - secondo la vulgata del pensiero diffuso dominante - le donne erano discriminate, arrivò a dominare tutti i territori italici a nord degli Stati della Chiesa.


«Matilde, splendente fiaccola che arde in cuore pio. Aumentò in numero armi, volontà e vassalli, profuse il proprio principesco tesoro, causò e condusse battaglie. Se dovessi citare ad una ad una le opere compiute da questa nobile signora, i miei versi aumenterebbero a tal punto da divenire innumerevoli come le stelle.» (Donizone, Vita Mathildis, libro II, prologo II)
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Più di novecento anni ci separano dalla morte di una delle donne più cattoliche e più potenti del Medioevo europeo, Matilde di Canossa. Nel 1645 i suoi resti furono accolti nella Basilica di San Pietro a Roma, dove sono presenti altre due donne: la regina Cristina di Svezia e la polacca Maria Clementina Sobieski (moglie di Giacomo Francesco Edoardo Stuart). Il suo sepolcro, scolpito da Lorenzo Bernini è detto «Onore e Gloria d’Italia».
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Nel 1079 Matilde donò al Papa tutti i suoi domini, in aperta sfida con l’Imperatore, visti i diritti che il sovrano vantava su di essi, sia come signore feudale, sia come parente prossimo.
Tuttavia arrivò presto la vendetta di Enrico IV che per due volte ancora calò in Italia. Nel 1080 convocò un Concilio a Bressanone in cui fece deporre il Papa, decretando Matilde deposta e bandita dall’Impero. Il 15 ottobre dello stesso anno, nei pressi di Volta Mantovana, le milizie dei vescovi-conti, fedeli all’Imperatore, sconfissero le truppe a difesa del Papa e comandate dalla gran contessa di Canossa, rea di avere donato nel 1079 tutti i suoi beni alla Chiesa e decisa a cacciare da Ravenna l’antipapa Clemente III.

«Ad delendam Mathildem», scrisse il Vescovo Benzone: per Enrico IV, infatti, Matilde doveva essere distrutta. Ma lei non si rassegnò e resistette, mentre Gregorio VII era costretto all’esilio. Il 2 luglio 1084 riuscì a sbaragliare l’esercito imperiale nella famosa battaglia di Sorbara, presso Modena.

Nel 1088, pronta a tutto per la santa causa, fronteggiò abilmente la seconda discesa di Enrico IV: in accordo con Papa Urbano II, Matilde, che aveva all’epoca 43 anni sposò il Duca diciannovenne Guelfo V, erede della corona ducale di Baviera, rampollo della stirpe più avversa a Enrico IV in Germania. Le inconsumate nozze si risolsero in una rapida separazione.

Due anni dopo Enrico IV per la terza ed ultima volta scese in terra italica, fermamente deciso a vincere sulla Chiesa. Ma davanti a lui c’era ancora lei, Matilde di Canossa.
La battaglia si accentrò presso Mantova. Dapprima la grancontessa, esentando di alcune tasse gli abitanti si assicurò la fedeltà, ma in un secondo tempo essi cambiarono fronte (il celebre «tradimento del giovedì santo») in cambio di alcuni diritti concessi loro dall’Imperatore.

Allora Matilde si arroccò nel 1092 sull’appennino reggiano nei suoi castelli più fortificati: una rete di manieri, rocche e borghi inespugnabili, situati nella Val d’Enza, che costituivano un complesso sistema poligonale di difesa. Dopo sanguinose battaglie, il potente esercito imperiale venne preso in una morsa, distrutto dalla vassalleria matildica dei piccoli feudatari fedeli ai Canossa.

La conoscenza perfetta dei luoghi, la velocità delle informazioni e degli spostamenti, la presa delle posizioni strategiche in tutti i luoghi elevati della Val d’Enza, furono determinanti per la vittoria. Le cronache riportano che la stessa Matilde partecipò agli scontri galvanizzando gli alleati. Enrico IV si trovò di fronte a scoscesi sentieri, calanchi, luoghi impervi protetti da rocche turrite, da casetorri elevate dalle quali gli abitanti scaricavano di tutto: dardi, lance, frecce, olio bollente, giavellotti, massi, picche infuocate…

Oltre alla plateale sconfitta, un’altra e pesante umiliazione subì Enrico IV: il suo primogenito Corrado si ribellò al padre e si rifugiò presso Matilde e a lei ricorse anche la sua seconda moglie, la regina Prassede. Corrado di Lorena, sostenuto dal Papa, da Matilde e da una lega di città lombarde venne incoronato Re d’Italia.
L’imperatore Enrico V di Franconia (terzogenito di Enrico IV), che succedette al fratello Corrado, nominò Matilde Regina d’Italia e Vicaria Imperiale. Colei che aveva contribuito in maniera determinante a salvare il papato e a difendere la Chiesa dal nemico, ora poteva, con maggior tranquillità e serenità, continuare ad elargire donazioni a chiese, monasteri e abbazie. (Cristina Siccardi)