23 settembre - SIGMUND FREUD: la scoperta dell'inconscio.

Sigmund Freud (Príbor, 6 maggio 1856 – Londra, 23 settembre 1939) fu neurologo e psicoanalista austriaco, fondatore della psicoanalisi, una delle principali correnti della moderna psicologia; ha elaborato una teoria scientifica, secondo la quale l'inconscio esercita influssi determinanti sul comportamento e sul pensiero umano, e sulle interazioni tra individui.

Nella psicoanalisi l'impulso sessuale e le sue relazioni con l'inconscio sono alla base dei processi interpretativi.
Attraverso il pensiero di Freud, il concetto di uomo e della sua personalità acquisisce una precisa connotazione in ambito filosofico.
La grande rivoluzione da lui operata, nella civiltà e nella cultura contemporanea, riguarda essenzialmente il tentativo di indagare in maniera profonda l'enorme complessità dell'animo umano e in particolare le possibilità d'inganno o d'autoinganno della coscienza. Proprio la scoperta freudiana dell'inconscio - e di tutte le sue inevitabili conseguenze - ha determinato uno dei grandi travolgimenti ideologici cui il Novecento ha dovuto far fronte.

Tramite la psicoanalisi, Freud ha proposto una nuova antropologia, in cui il soggetto non viene più considerato un essere esclusivamente razionale - come sostenuto dall'Idealismo e da Georg Wilhelm Friedrich Hegel - ma, piuttosto, un'entità caratterizzata anche da una dimensione puramente istintuale.
Proprio per questa ragione, Freud rientra tra quei maestri del sospetto - così denominati dal filosofo francese Paul Ricoeur - insieme a Friedrich Nietzsche e Karl Marx.
«Marx, Nietzsche e Freud: [...] questi tre maestri del sospetto non sono tre maestri di scetticismo. Certamente sono tre grandi "distruttori", e tuttavia anche questo non deve farci sentire perduti; la distruzione, dice Heidegger in “Sein und Zeit”, è un momento di una fondazione del tutto nuova.
La "distruzione" dei mondi retrogradi è un compito positivo, ivi compresa la distruzione della religione»
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«Il processo del nichilismo non ha raggiunto la sua conclusione, forse neppure il suo culmine: il lavoro del lutto [che spodesta gli idoli degli] dèi morti non è ancora terminato.»
Sta in: P. Ricoeur, Il conflitto delle interpretazioni, Milano, Jaca Book, 2ª ed. 1995, pp. 164 e 463.
Di Ricoeur si veda anche "Della interpretazione. Saggio su Freud", Milano, Il Saggiatore, 2ª ed. 2002, p. 47.

Soprattutto rilevante, ai fini della critica del pensiero diffuso dominante è l'osservazione del filosofo francese sul fatto che Freud non è poi così neutrale nel suo metodo.
Egli aderisce fin dall'inizio dei suoi studi alla filosofia del positivismo ed in particolare alla Weltanschauung scientista, che proponeva una concezione meccanicistica dell'uomo.
L'uomo per Freud è come una macchina guidata dai suoi istinti (libido in particolare), e dunque non sono rispettate né la sua libertà né la sua responsabilità.