22 Ottobre - LOUIS ALTHUSSER: il marxismo tra scienza e umanesimo come approdo ateo del pensiero moderno (Del Noce).
Louis Althusser è uno dei maggiori pensatori del secolo scorso. Ebbe una fondamentale influenza sulle riflessioni che hanno sostenuto e attraversato le vicende del 68 europeo. Ha contribuito a rafforzare in Italia la posizione di chi (cattolici impegnati in primis) sosteneva la possibilità di usare il marxismo come strumento teorico/scientifico capace di leggere i fenomeni storici e sociali, indipendentemente dalla visione filosofica di partenza.La lettura alternativa del marxismo, che rimane minoritaria, quella del professor Del Noce, ne risulta invece, in qualche modo, confermata.
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"Il marxismo — sostiene Del Noce — rappresenta bene l’approdo ateo del pensiero moderno e contemporaneo: infatti, esso pretende di negare non soltanto l’esistenza di Dio, ma anche il desiderio di Trascendenza che abita nel cuore dell’uomo, e pretende altresì di sostituirsi alla religione promettendo di realizzare la felicità su questa terra mediante un radicale cambiamento della società.
A partire da queste analisi, Del Noce considerò assolutamente impossibile l’incontro tra marxismo e cristianesimo, e negli anni in cui, al contrario, molti auspicavano questo incontro, ciò gli costò una netta emarginazione da parte degli intellettuali cosiddetti progressisti e gli conferì, quando non pochi scommettevano sul "cattocomunismo", le caratteristiche del profeta inascoltato. Del Noce è «attualissimo su più di un versante»
L'opera Il problema dell'ateismo ha messo in evidenza infatti come ogni filosofia politica si fondi sulla risposta ad una domanda teologica.
«Il marxismo, con il presupposto che l'uomo sia capace di redimersi da solo, ha autorizzato ogni forma di violenza. Perché merita rispetto solo l'uomo di domani, redento dalla rivoluzione».
Al contrario l'ateismo pessimista considera inefficace qualsiasi tentativo di riscatto della condizione umana. «Il cristianesimo, invece, spera in una redenzione che viene dall'alto, per questo è possibile il perdono, senza negare il peso del male. Con queste premesse è possibile una politica basata sull'antiperfettismo, un vaccino nei confronti di tutti i messianismi e totalitarismi del nostro secolo, e anche sul rifiuto della rassegnazione. È possibile, infatti, una paziente opera per rendere meno imperfetta la condizione umana».
Louis Althusser, (1918 - 1990) frequenta le lezioni di Gaston Bachelard e del filosofo cattolico Jean Guitton sotto la cui guida vive un periodo di intensa milizia cristiana. Dopo essersi diplomato all'Ecole normale supérieure, nel 1948 diventa agrégé di filosofia e si iscrive al Partito Comunista francese. E' l'ammirazione per la futura moglie Hélène, tenace e coraggiosa attivista nella Resistenza, che determina la sua "conversione" al marxismo. Nel 1962 è direttore dell'Ecole dove insegnerà fino al 1980 quando un fortissimo squilibrio mentale, seguito a ripetute crisi depressive, lo porterà ad uccidere la moglie. Muore a Parigi il 22 ottobre 1990, dopo una lunga degenza in una clinica psichiatrica, durante la quale ha scritto un'angosciante autobiografia dal titolo “L'avenir dure longtemps”, pubblicata postuma nel 1992.
OPERE.
Per Marx (1965), Roma, 1974; Leggere il "Capitale" (1965), Milano 1976 (con E. Balibar); Lenin e la filosofia (1968), Milano, 1974; Umanesimo e stalinismo (1973), Bari 1973; Elementi di autocritica (1974), Milano 1975; Filosofia e filosofia spontanea degli scienziati (1974), Bari, 1976; Sull'ideologia (1976), Bari, 1976; Freud e Lacan (1976), Roma 1977.
PENSIERO
Il centro della riflessione di Althusser è una lettura in chiave strutturalista del pensiero di Marx.
Il carattere scientifico del marxismo consisterebbe nell'abbandono di una prospettiva antropocentrica.
Nella sua ricerca, Althusser scandisce le tappe che hanno detronizzato l'uomo dal centro del cosmo: da Copernico sappiamo che la terra non è il centro dell'universo; da Marx che non lo è l'uomo ma una struttura economica sottesa alle sue consapevoli produzioni culturali; da Freud e Lacan che l'io stesso è divorato da oscuri impulsi inconsci e non è padrone di sè. L'etica dell'impegno e del progetto, che nell'io scorge il motore della storia e che caratterizza la tradizione umanistica cristiana, idealistica, esistenzialistica, e, in parte, anche marxista, per Althusser è solo un inganno ideologico.
Secondo Althusser il marxismo non solo è antiumanismo, ma è anche antistoricismo. Da Hegel Marx avrebbe ereditato solo l'idea che la storia è “un processo senza soggetto e non il dialettismo teleologico ed escatologico”. (Dictionnaire des Philosophes, Paris, 1984; Dizionario dei filosofi del '900, Centro di Studi filosofici di Gallarate, 1985)
Come ha ben documentato Diego Fusaro nel suo sito Filosofico.net, Louis Althusser utilizza il modello epistemologico di Bachelard per interpretare la filosofia di Marx.
Althusser è stato militante cattolico prima della guerra; imprigionato in un campo di concentramento in Germania durante la guerra, si è addottorato in filosofia all'Ecole Normale Supérieure di Parigi, sotto la guida di Bachelard, nel 1948, anno in cui ha aderito al partito comunista francese, di cui sarà per molti anni dirigente.
Da allora ha insegnato all'Ecole e composto i suoi scritti più significativi, dalla raccolta di saggi Per Marx (1965) e Leggere il "Capitale" (1965), in collaborazione con altri, sino a Lenin e la filosofia (1969), Elementi di autocritica (1974) e Filosofia e filosofia spontanea degli scienziati (1974), fino a che, nel 1980, un attacco di follia lo ha portato a uccidere la moglie e ad essere internato nell'ospedale psichiatrico di Sainte Anne.
Althusser ha sviluppato la propria posizione (a costituire la quale intervengono sostanziali riferimenti all'epistemologia francese contemporanea e, in particolare, allo strutturalismo) soprattutto in rapporto polemico con l'interpretazione "umanistica" del pensiero di Marx, prevalente in Francia tra gli anni Cinquanta e Sessanta.
In questo quadro, e nella prospettiva di una complessa gnoseologia che definisce la conoscenza come "pratica teorica", non solo ha negato l'esistenza di una continuità tra Hegel e Marx (o, più precisamente, tra Hegel e il Marx della maturità), ma ha in generale opposto la scientificità della teoria marxista alla natura ideologica del pensiero borghese e, in particolare, delle posizioni storicistiche.
Althusser ritiene che la storia del movimento operaio in Francia sia caratterizzata da una mancanza di teoria, la quale ha condotto a privilegiare l'azione politica, disancorata dalla teoria, o a riconoscere l'unica forma di conoscenza nel sapere scientifico, sul modello del positivismo, oppure a interpretare il marxismo come una forma di umanesimo, ravvisandone il nucleo nella dottrina dell'alienazione.
Così è avvenuto in Sartre, ma anche nell'opera di altri marxisti francesi, come Henri Lefehvre (1901-1979) e Roger Garaudy, nato nel 1913 e approdato dopo un periodo di ortodossia, ad un'interpretazione in chiave umanistica del marxismo, sino ad aderire all'islamismo, in quanto religione maggiormente libera da dogmi.
Ma la teoria di Marx non è una filosofia dell'uomo come soggetto protagonista della storia, intesa come sviluppo lineare e continuo verso una meta prestabilita, ma uno strumento di analisi scientifica.
Secondo Althusser, queste interpretazioni umanistiche del marxismo fanno leva soprattutto sulle opere giovanili di Marx, ancora legate alla filosofia hegeliana.
Richiamandosi a Bachelard, Althusser sostiene invece che il pensiero di Marx ha esperimentato una vera e propria rottura epistemologica, rappresentata dalle Tesi su Feuerbach e dall' Ideologia tedesca.
Essa ha prodotto la transizione del pensiero di Marx dall'ideologia alla scienza: come contemporaneamente ha sostenuto in Italia Della Volpe, anche per Althusser la maturità del pensiero marxiano ha il suo culmine nel Capitale.
Rispetto ad esso, sul piano teorico, l'umanismo del giovane Marx rappresenta un ostacolo epistemologico, in quanto, insistendo unilateralmente sul soggetto, esso non consente di conoscere la collocazione oggettiva degli uomini nei rapporti di produzione; la rottura nei confronti di questa posizione umanistica ha permesso la formazione di una disciplina scientifica nuova.
Si tratta, da una parte, del materialismo storico, ovvero della teoria scientifica della storia, intesa come processo senza soggetto e senza fini predeterminati, ma mossa dalla lotta alle classi e, dall'altra, del materialismo dialettico, inteso come epistemologia che riflette sulla storia del sapere e sui meccanismi della sua produzione.
In quest'ultimo senso, il marxismo si presenta come filosofia o pratica teorica, dotata di una propria specificità e autonomia rispetto alla pratica politica e capace di rendere conto della natura della storia, ma anche delle formazioni teoriche e quindi, anche di se stessa come teoria. La filosofia come "teoria della pratica teorica" ha, tra l'altro, il compito di depurare la scienza da ogni intromissione ideologica, che ne infirmi la scientificità. Lo storicismo, riducendo le scienze e il marxismo stesso a semplici ideologie e riflessi di rapporti di classe, smarrisce la dimensione scientifica propria del marxismo e finisce col ridurlo alla sola pratica politica, sganciata dalla teoria. La rottura epistemologica, operata dal marxismo nei confronti di Hegel, consiste non soltanto in un rovesciamento, ma nella trasformazione radicale della dialettica. La specificità del marxismo scientifico poggia, secondo Althusser, sul riconoscimento che in ogni processo complesso e nella struttura globale della società c'è una contraddizione principale, la quale domina sul resto. Questo significa che "la totalità complessa possiede l'unità di una struttura articolata a dominante", ossia non costituita di elementi semplicemente allineati sullo stesso piano, ma neppure equivalente ad una essenza metafisica, com'è la totalità hegeliana.
Sono queste le considerazioni che hanno condotto, talvolta, ad avvicinare la filosofia di Althusser allo strutturalismo. La contraddizione principale, però, secondo Althusser, pur occupando una posizione dominante, non può sussistere senza contraddizioni secondarie, che sono la sua condizione di esistenza, così come essa lo è di queste ultime. In tal modo, viene superata ogni operazione rigida tra il piano della struttura e quello della sovrastruttura.
Ogni modo di produzione implica sempre anche la riproduzione delle condizioni politiche e ideologiche che ne assicurano la continuità. La società è una totalità complessa strutturata, nella quale forze produttive, rapporti di produzione e sovrastruttura s'intrecciano secondo una struttura dominante, definita dalla contraddizione principale, la quale determina l'unità del tutto.
A tale proposito, Althusser riprende dalla psicanalisi il concetto di sovradeterminazione (in francese, surdétermination) già usato da Lacan per indicare il fatto che una formazione dell'inconscio, per esempio il sogno, non può essere spiegata facendo riferimento ad una sola causa, ma occorre ricondurla ad una pluralità di fattori.
Anche la contraddizione marxiana è sovradeterminata e non si presenta mai in forma pura: la contraddizione principale tra capitale e lavoro salariato rientra sempre all'interno di una totalità strutturata di rapporti e di contraddizioni, che ne qualificano i modi e le variazioni.
Perché la contraddizione principale diventi attiva ed efficace e possa produrre una rivoluzione, dando luogo ad una nuova formazione economico-sociale, non basta la sua semplice esistenza, ma occorre una congiuntura, ovvero l'accumularsi di circostanze concomitanti. Solo l'analisi scientifica delle contraddizioni che permeano la totalità sociale in un periodo dato può dunque determinare il posto e la funzione svolta dalle classi entro tale totalità e la portata oggettiva della loro azione.
A seguito delle critiche mossegli dal partito comunista francese, Althusser farà poi autocritica e denuncerà queste sue tesi come "deviazione teoricistica", suggestionata dallo strutturalismo, che accentua eccessivamente l'autonomia della teoria e interpreterà la rottura operata da Marx non in chiave meramente epistemologica, ma come risultato di una congiuntura politica. Alla filosofia, Althusser tornerà ad attribuire il compito politico di difendere il materialismo e l'oggettività, contro lo spiritualismo e l'idealismo, anche nelle sue varianti strutturalistiche, che rappresentano il pensiero tipico della borghesia, perpetua nemica del proletariato.