22 Febbraio - LUIGI GIUSSANI: sacerdote ed educatore in umanità
Oggi 22 Febbraio (1512 - Amerigo Vespucci; 1913 - Ferdinand de Saussure; 1943 - Sophie Scholl (Forchtenberg, 9 maggio 1921 – Monaco di Baviera, 22 febbraio 1943), studentessa e antifascista tedesca, attivista del gruppo antinazista della "Rosa Bianca" ed emblema della ribellione non violenta al Reich; 1944 - Kastürba Gandhi,pacifista indiana, moglie di Mahatma Gandhi; 1987 - Andy Warhol; 2002 - Maria Corti; 2009 - Candido Cannavò) ricordiamo, nel 2005, soprattutto don LUIGI GIUSSANI , sacerdote cattolico, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione, cui rendiamo il grande merito di aver proposto ai giovani un Cristianesimo, attento alle esigenze fondamentali del cuore umano, accompagnandoli in un’esperienza di comunità cristiana concreta.Come mio omaggio propongo una riflessione su alcuni brani, tratti dalle sue opere, che potrebbero essere indicati come un manifesto del Marciapiedaio.
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Ecco le sue parole.
1) Il punto di partenza: la verità dell'umano.
Dico spesso che il cristianesimo non è sorto come una religione, ma è scaturito come un potente amore all'umano, nella concretezza della persona, nella precisione dell'individuo che nasce da una donna. «Passione per l'umano»: mi permetto di sottolineare che, senza questa percezione di partenza, credo sia difficile comprendere il significato della figura stessa di Cristo.
Passione per l'umano, e quindi passione per la libertà: faccio velocemente questa identificazione tra umano e libertà.
«La verità vi renderà liberi»: è la verità dell'umano che deve essere affermata, confermata e aiutata a esprimersi.
Il crinale fra la schiavitù e la libertà è, per la tradizione cristiana, l'esistenza di un nucleo nell'individuo che non può essere ricondotto ai suoi antecedenti bio-storici. Questo nucleo si palesa esistenzialmente come un complesso di esigenze profondamente unitarie alla loro radice, un complesso di esigenze fondamentali che hanno come caratteristica una insoddisfacibilità strutturale, e quindi veicolano in sé la possibilità della grande ipotesi o della grande intuizione.
A dire il vero, l'affermazione di questa grande realtà, che sovrasta tutto l'orizzonte che il dinamismo di queste esigenze apre, costituisce la scoperta più grande e più significativa della vita, ma soprattutto decide del valore del singolo, della persona. In: Luigi Giussani, L’io, il potere, le opere. Contributi da un’esperienza, Marietti 1820, Genova 2000, pag. 44.
2) Una nuova concezione di ragione
Dire che la fede esalta la razionalità, vuol dire che la fede corrisponde alle esigenze fondamentali e originali del cuore di ogni uomo. La Bibbia, infatti, invece della parola «razionalità», usa la parola «cuore». La fede, dunque, risponde alle esigenze originali del cuore dell'uomo, uguale in tutti: esigenza di vero, di bello, di bene, di giusto (del giusto!), di amore, di soddisfazione totale di sé che - come spesso sottolineo ai ragazzi - identifica lo stesso contenuto indicato dalla parola «perfezione» (satisfacere o satisfieri, in latino è analogo al termine perficere, perfezione: perfezione e soddisfazione sono la stessa cosa, come lo sono felicità ed eternità).
Quindi, intendiamo per razionalità il fatto di corrispondere alle esigenze fondamentali del cuore umano, quelle esigenze fondamentali con cui un uomo - volente o nolente, lo sappia o non lo sappia - giudica tutto, ultimamente giudica tutto, in modo imperfetto o in modo perfetto.
Per questo dare ragione della fede significa descrivere sempre di più, sempre più ampiamente, sempre più densamente, gli effetti della presenza di Cristo nella vita della Chiesa nella sua autenticità, quella la cui «sentinella» è il Papa di Roma. È il cambiamento della vita che, dunque, la fede propone. In: Luigi Giussani, Il rischio educativo, Rizzoli, Milano 2005, pag. 21
3) La simpatia con l'essere: IL MARCIAPIEDE come quotidianità distratta o ostile
Infatti, lo spirito di curiosità e di attenzione, che la natura desta nell'uomo per tutte le cose, documenta quella originale simpatia con l'essere che è come l'ipotesi generale di lavoro premessa ad ogni rapporto ed attività fra l'uomo e se stesso e le cose. Se noi ci trovassimo su un marciapiede di una stazione ferroviaria quando tutta la folla ingombra lo spazio, facilmente ci sfuggirebbe anche la persona più cara se noi fossimo distratti da altri scopi che quello di attenderla: nella folla delle umane realtà ci sfuggirebbe la Realtà più necessaria e familiare se non salvassimo continuamente nel nostro sguardo la sua attesa o la sua domanda (anche nelle ore più buie come quella in cui l'Innominato gridò: «Dio se ci sei rivelati a me»). In: Luigi Giussani, Il senso di Dio e l’uomo moderno. La «questione umana» e la novità del cristianesimo, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1994, Pag.29.
Analoghe considerazioni mi ha suscitato un episodio, realmente accaduto a me, alcuni anni dopo la guerra. Mi trovavo vicino a casa mia e stavo attraversando la strada in compagnia di un giovane operaio con il quale avevo fatto amicizia in occasione della sua conversione. Egli, infatti, da acceso anticlericale e non credente, era passato a frequentare la Chiesa, convinto dalla testimonianza delle Piccole Suore, che per mesi gli avevano accudito la moglie malatissima e la casa. Stavamo dunque andando a prendere un caffè al bar all'angolo, quando un gruppo di ragazzi che stazionavano sul marciapiede ha cominciato a lanciarmi frasi infamanti, prendendo spunto dal mio abito talare. Non ho fatto neppure in tempo a rendermi conto della situazione che il mio amico aveva atterrato con un manrovescio uno del gruppo, fugando così tutti gli altri. In: Luigi Giussani, Perché la Chiesa. Volume terzo del PerCorso, Rizzoli, Milano 2003, pag.40
4) La domanda di significato: il MARCIAPIEDE come luogo dello sguardo e dell'esperienza
In mezzo a qualsiasi situazione, Lui ti guarda come... Immaginate la Maddalena, sul MARCIAPIEDE, quando passava la folla con Cristo, e lei che guardava, attraverso tutti gli strati di peccati che aveva addosso, guardava quell'uomo andare. Magari Gesù sarà passato di lì, l'avrà guardata un istante e lei da quel momento è rimasta fissata sullo sguardo di quell'uomo. Dobbiamo fissare lo sguardo. È come diceva mio nonno, quando m'insegnava a tirare le righe giuste: «Bisogna guardare il fine, non arrestarsi a calcolare gli sbagli»! In: Luigi Giussani, Affezione e dimora, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2001, pag. 257-58.
Insomma, è capovolto tutto, ma non per modo di dire, perché ognuno di noi è chiamato a sperimentarlo; donde per il cristiano l'importanza primaria del problema della conoscenza e dell'affezione, della esperienza. Senza sperimentare, né si capisce né si ama. La prima creazione del cristiano è un'esperienza umana diversa e non può farlo uno da solo.
«E se sono da solo nella scuola?».
Crei una compagnia!
«Ma io non sono capace».
Tu sii fedele a te stesso, a quello che hai visto, a quello che ami, a quello che credi, ti giuro che entro un anno, due anni...
Per un anno io ho parlato a scuola senza che nessuno mi seguisse- nessuno!- i quattro che mi seguivano erano quattro ragazzi che avevo trovato sul MARCIAPIEDE davanti alla scuola, andando a casa a mezzogiorno. Per un anno nessuno mi seguì. Il secondo anno eravamo alcune decine. Mi pare che adesso siamo un po' di più. Ma quando penso che siamo la presenza cristiana più consapevole di tutta la Siberia! Non lo dico io, lo dice il Vescovo di Novosibirsk, la capitale della Siberia. A Vladivostok hanno fatto il primo Sinodo dei cattolici di tutta la Siberia, e un ragazzino di quindici anni (i nostri amici sono lì da tre anni), che segue don Pezzi, si è alzato a fare la sua testimonianza. Sconvolgente! Tutti coloro che erano radunati nel Sinodo, per due giorni non hanno parlato che di quella testimonianza. Il giorno dopo il Sinodo, il Vescovo ha chiamato il nostro prete, poi le nostre ragazze, e li ha ringraziati per aver portato finalmente un esempio veramente cristiano tra il suo clero. In: Luigi Giussani, Realtà e giovinezza. La sfida, Società Editrice Internazionale, Torino 1995, pag. 88.