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22 agosto - IGNAZIO SILONE, socialista senza partito e cristiano senza Chiesa.

Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.

SOCIALISTA SENZA PARTITO E CRISTIANO SENZA CHIESA: in questa affermazione che lo stesso Ignazio Silone (Pescina, 1º maggio 1900 – Ginevra, 22 agosto 1978) si attribuisce sta la caratteristica della sua vita e della sua opera, che racconta per la prima volta le vicende del mondo contadino meridionale, facendone chiave interpretativa della storia contemporanea italiana ed europea.
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La prima parte della vita di Silone vede il suo impegno nel PCI. In questo periodo prende coscienza della impossibilità di modificare dall'interno la linea totalitaria imposta da Lenin e Stalin e decide di accettarne l'espulsione senza opporre alcuna difesa per partecipare per un breve periodo all'esperienza del PSU (Partito Socialista Unitario).

Impegno politico e culturale
Prende parte alla "battaglia" politica all'interno del Partito Socialista, di cui fa parte, muovendosi sul piano della contestazione alla linea affine al PCI e per rivendicare l'autonomia socialista; innovative per l'epoca sono anche le sue posizioni di apertura verso la Chiesa: nel 1948 si schiera contro il Fronte popolare voluto da Nenni e l'insuccesso elettorale dei socialisti gli dà ragione.

Sono le premesse della sua nuova delusione politica che maturerà nella breve esperienza del PSU fondato nel dicembre 1949, dalla confluenza della corrente autonomista del PSI di Giuseppe Romita, con la corrente di sinistra del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI). Sempre nel 1948 aveva sottoscritto, assieme a numerosi altri intellettuali e uomini di cultura, il manifesto "Europa cultura e libertà".

Intanto, per la prima volta la critica italiana sembra iniziare ad accorgersi del valore dello scrittore abruzzese, apprezzatissimo all'estero, ma ancora poco valutato in patria; significativo è il giudizio di Geno Pampaloni[14] che afferma, agli inizi del 1949:
«l'importanza di Silone nella nostra letteratura contemporanea è notevole, più grande certamente di quanto la critica sinora non abbia sospettato.»

Nello stesso anno "Fontamara" esce sulla grande scena editoriale, pubblicato da Mondadori, cui Silone era approdato e con cui rimarrà legato sino alla fine della sua produzione letteraria, seguito dalla seconda edizione de "Il seme sotto la neve" e dal suo primo romanzo del dopoguerra.

Il nuovo romanzo, "Una manciata di more", è un vero e proprio atto d'accusa all'establishement comunista che per Silone appare ormai fagocitato nell'orbita sovietica, avendo perso ogni contatto con i problemi reali della classe operaia.
Mentre all'estero, come ormai di consueto, numerose sono le critiche positive che accolgono l'uscita del romanzo (che verrà tradotto in oltre dieci lingue), in Italia, come era prevedibile scoppiano le polemiche; duri attacchi vengono riservati allo scrittore dalle colonne dell'Unità, di Rinascita e dell'Avanti![15], cui seguiranno le altrettanto dure schermaglie verbali fra lo scrittore [16] e Togliatti[17].

Nel 1953, in un clima politico animato da un dibattito interno ed internazionale piuttosto rovente, Silone è convinto da Giuseppe Saragat a candidarsi alle elezioni politiche nelle liste del PSDI, ricavandone un insuccesso personale; primo dei non eletti nella XX circoscrizione (L'Aquila, Chieti, Pescara, Teramo), ottiene appena 320 voti nella sua Pescina. Da quel momento si allontana in modo definitivo dalla politica attiva.

È presidente della giuria alla Mostra del cinema di Venezia del 1954 e l'impegno appassionato nell'"Associazione per la libertà della cultura" di cui lo scrittore abruzzese è uno dei principali animatori e dai cui soci viene soprannominato col termine gandhiano di mahatma (grande anima) lo porta a frequenti viaggi all'estero, durante i quali partecipa a conferenze e dibattiti assieme a personaggi del calibro di Jean Paul Sartre (cui Silone era in quel momento vicino, così ancor maggiormente alle idee di Simone Weil).

Dopo l'uscita della nuova edizione di "Vino e pane", rimaneggiata ed ampliata, secondo la consuetudine propria di Silone, di riadattare alcune sue opere con revisioni ed aggiornamenti, fonda con Nicola Chiaromonte la rivista "Tempo presente" (aprile 1956), rispondendo alla necessità di portare in stampa un foglio culturale slegato dagli apparati dei partiti e indipendente dalle pressioni politiche ed ideologiche.
Rivista che, insieme ai suoi fondatori, nel testo "La guerra fredda culturale. La Cia e il mondo delle lettere e delle arti" della storica e giornalista inglese Francis Stonor Saunders, viene considerata fra i principali destinatari dei finanziamenti della CIA attraverso l'Associazione per la libertà della cultura [18].

In seguito alla Rivoluzione ungherese del 1956, simpatizza per i rivoltosi di Budapest dirigendo il giornale magiaro d'Italia "Olaszorszagi Magyar Ujsag" e pubblica sul giornale francese L'Express, nel dicembre 1956, il saggio "La lezione di Budapest", in cui, tra l'altro, attacca duramente l'atteggiamento di Togliatti che per lo scrittore nei confronti dei fatti ungheresi ha dimostrato di essere:
«di una volgarità e un'insolenza che la lingua italiana non aveva più conosciute dalla caduta del fascismo.»

Prende parte attivamente, sempre nel 1956, alla battaglia di opinione in favore del sociologo triestino Danilo Dolci, schieratosi al fianco dei contadini a Partinico e ivi arrestato pretestuosamente.
Spunti autobiografici e impianto scenico ancora una volta "abruzzese" caratterizzano il nuovo romanzo dello scrittore che vede le stampe nel 1956: "Il segreto di Luca".
In aggiunta a questi temi, ormai classici nella narrativa siloniana, va segnalato per questo romanzo un approccio diverso, se non altro per la presenza di una storia d'amore, tematica sinora estranea alla produzione letteraria dell'ex-esule.
Partecipando a Rodi, dal 6 all'11 ottobre 1958 ad un importante seminario dal titolo "Governi rappresentativi e libertà pubbliche nei nuovi stati" incentrato su temi di politica internazionale, ma dal cui pulpito lo scrittore lancia un segnale alla politica italiana, Silone inizia la sua "battaglia" ideale contro i partiti e la politicizzazione dell'intera vita pubblica nazionale. [19]

"Cristiano senza chiesa"
Con una lucidità di analisi in grado di precorrere i tempi, Silone inizia a parlare già in quegli anni di regime partitocratico, affermando che «dato che il vero centro del potere reale è fuori dal parlamento, negli Esecutivi dei partiti, sarebbe più esatto dire che noi viviamo in un regime di partitocrazia».

Dalla polemica contro gli apparati dei partiti, prende le mosse, sfociando in una dura presa di posizione nel corso della riunione "Amici del mondo" del 1959 tenuta in occasione del trentennale del Concordato, l'analisi delle intromissioni della Chiesa nella vita politica italiana che esercita per Silone un decisivo controllo sul principale partito italiano, la DC.[20]

Come si era dimostrato "socialista senza partito", così Silone manifesta la sua insofferenze per le gerarchie ecclesiastiche, autodefinendosi anche "cristiano senza chiesa"[21]; fautore di un Cristianesimo capace di ripercorrere la sua storia per tornare alla purezza del messaggio evangelico delle origini, l'intellettuale abruzzese matura, già negli ultimi anni degli anni '50 le sue convinzioni che lo porteranno a scrivere alla fine del decennio successivo uno dei suoi libri di maggior successo di critica.

Il "socialismo cristiano" di Silone non ammette compromessi con sovrastrutture ed apparati; di lui così scriveranno i critici:
«La corruzione della religione era tra le cose che più lo ferivano e lo muovevano a sdegno».[22]

Nel maggio del 1960 viene pubblicato "La volpe e le camelie", romanzo che si presenta come rifacimento di un vecchio racconto inserito ne "Il viaggio a Parigi", dal titolo "La volpe", opera forse non tra le sue più conosciute ma che, nonostante alcune critiche espresse dall'editore Alberto Mondadori riuscirà a vendere nella sua seconda edizione (1964), oltre 70.000 copie.

Nel 1962, dopo l'uscita della terza edizione de "Il seme sotto la neve" e de "La scuola dei dittatori", saggio analitico del fascismo e più in generale dei totalitarismi, inizia la sua collaborazione con Il Resto del Carlino, convinto da Giovanni Spadolini, proprio mentre le fortune economiche di "Tempo presente" iniziano a creare enormi difficoltà a Silone e Chiaromonte che riusciranno comunque a far uscire la rivista sino al 1968.

Nel 1963 diventa addetto culturale dell'ambasciata statunitense a Roma, nonostante le polemiche che c'erano state sui presunti finanziamenti occulti americani alla rivista "Tempo presente", peraltro sdegnosamente smentite da Silone, vincendo per la prima volta una sorta di scetticismo ad impegnarsi con gli americani stessi che pur lo stimavano notevolmente come scrittore da un lato ma che lo avevano accusato di maccartismo dall'altro.

Gli ultimi anni
Dopo la sua definitiva consacrazione con "Uscita di sicurezza" e "Avventure di un povero cristiano", il 19 marzo 1968 Silone è insignito del Premio internazionale di letteratura a Gerusalemme; l'anno seguente, in occasione del suo settantesimo compleanno, riceve numerose attestazioni di stima con articoli sui principali quotidiani italiani [29], con la pubblicazione di saggi e studi sullo scrittore e con un numero speciale della rivista "Il Dramma" che raccoglie testimonianze di scrittori e intellettuali di tutto il mondo e su cui lo stesso Répaci che, anni prima gli aveva negato il Premio Viareggio, ora dice di lui:«è uno dei massimi scrittori d'oggi ed è una vergogna l'averlo tenuto per decenni nell'ombra».

Gli viene conferita la laurea honoris causa all'Università di Tolosa con la seguente motivazione:
«aver anticipato con la sua opera i problemi giovanili del maggio parigino»; a Parigi gli viene conferito nel 1971 il premio mondiale della letteratura "Del Duca" ma, dopo la premiazione è colto da malore e viene ricoverato. I suoi problemi di salute, aumentati a partire dal 1972 non gli consentono più frequenti spostamenti dalla sua casa romana di via Villa Ricotti dove vive con la moglie Darina, ma nonostante ciò continua a partecipare a dibattiti intellettuali e a scrivere.

Nel 1974 viene pubblicato su "Oggi e domani," rivista pescarese, un suo racconto dal titolo "Vita e morte di un uomo semplice". Nel 1977 è colpito da un'altra grave crisi del suo male, ma la moglie Darina lo porta a Fiuggi ed il peggio viene scongiurato.
Nello stesso anno Silone inizia a scrivere il suo nuovo romanzo, Severina, una storia di una ragazza orfana allevata in un convento che assiste ad una corteo operaio in cui viene ucciso un manifestante. Ma lo scrittore non riesce a completare il romanzo; dopo il suo ritorno a Roma infatti, Silone si aggrava ed il viaggio verso una clinica di Ginevra sarà l'ultimo della sua vita terrena.

Il 22 agosto 1978 Ignazio Silone muore nella clinica ginevrina e due giorni dopo le sue ceneri vengono trasportate a Pescina per essere poste nella tomba di famiglia. L'anno successivo la salma dello scrittore viene collocata nel luogo dove riposa tuttora, per adempiere alla sua richiesta:
«Mi piacerebbe di esser sepolto così, ai piedi del vecchio campanile di San Berardo, a Pescina, con una croce di ferro appoggiata al muro e la vista del Fucino, in lontananza».

Aveva detto qualche anno prima, in un'intervista in cui gli era stato chiesto se avesse paura della morte:
«No. Le sono stato varie volte molto vicino perché la mia salute non è mai stata molto forte. Sì, ho avuto dei momenti in cui le sono stato assai vicino. Non ne ho paura. È una realtà che fa parte dell'insieme degli altri problemi sul significato della vita. Chi pensa seriamente al significato dell'esistenza non può non pensare anche alla morte che è la fine dell'esistenza.»
Tre anni dopo la morte del marito, nel 1981, Darina Laracy porta a termine il lavoro di revisione e completamento dell'ultimo romanzo, "Severina", e lo dà alle stampe.


Note
14. ^ Geno Pampaloni, L'opera critica di Ignazio Silone, Il Ponte, gennaio 1949
15. ^ Elzeviro di Carlo Salinari sull'Unità del 31 luglio 1952; Articolo non firmato su Rinascita, Luglio-Agosto 1952; Giuseppe Petronio, Avanti!, 14 luglio 1952
16. ^ Ignazio Silone, Un quesito da sdoppiare e Una questione tira l'altra, sul Mondo, 20 e 27 dicembre 1952
17. ^ Su Rinascita, gennaio 1953
18. ^ http://www.tatarte.it/letture/cia.htm
19. ^ Ignazio Silone, Apparati di partito e partitocrazia - Un dibattito a Rodi su Tempo presente, novembre 1958
20. ^ Ignazio Silone, L'unità politica dei cattolici italiani e il controllo della Santa Sede sulla DC, su Tempi moderni, giugno 1959
21. ^ Le due definizioni sono contenute in un'intervista a L'Express del 23 gennaio 1961
22. ^ Margherita Pieracci Harwell, Un cristiano senza chiesa, Edizioni Studium, Roma, 1991
29. ^ Arte e Potere, su tatarte.it. URL consultato il 28 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).