21 maggio - I MONACI DI TIBHRINE sono uccisi da terroristi islamici.

Oggi il 21 maggio 1996 i terroristi annunciano l'uccisione dei MONACI DI TIBHRINE.

Frère Jean-Pierre di Tibhirine: "Restare, significava essere fedeli alla nostra vocazione"

Nella notte tra il 26 e il 27 marzo del 1996 un commando formato da una ventina di uomini armati irruppe nel monastero dei Trappisti di Notre Dame dell'Atlas, sequestrando sette dei nove monaci che ne formavano la comunità, tutti di nazionalità francese. Il sequestro fu rivendicato un mese dopo dal Gruppo Islamico Armato, che propose in cambio alla Francia uno scambio di prigionieri.

Dopo inutili trattative, il 21 maggio dello stesso anno i terroristi annunciarono l'uccisione dei monaci, le cui teste furono ritrovate il 30 maggio; i corpi non furono invece mai ritrovati. Due monaci della comunità scamparono al sequestro, Amédée Noto e Jean-Pierre Schumacher, e dopo la morte dei loro confratelli si trasferirono nel monastero di Fès in Marocco. L'assassinio dei monaci è avvenuto nel contesto della sanguinosa guerra civile algerina (Wikipedia) . Perciò i 7 monaci verranno beatificati insieme al gruppo dei 19 MARTIRI DI ALGERIA.
Riproponiamo, nell'anniversario del loro martirio, la testimonianza di Frère Jean-Pierre Schumacher, raccolta da Laurence Faure e pubblicata su "La Vie"

Frère Jean-Pierre Schumacher, ultimo sopravvissuto di Tibhirine, parla della prossima beatificazione dei suoi sette fratelli, RECENTEMENTE RICONOSCIUTI COME MARTIRI DALLA CHIESA CATTOLICA con altri 12 uomini e donne religiosi algerini.
Come padre Amédée, morto nel 2008, Jean-Pierre Schumacher era chiuso nella sua stanza durante il rapimento degli ostaggi del 1996. Malgrado il dramma vissuto 22 anni fa, il monaco trappista che ora ha 94 anni ha scelto di continuare a vivere a Midelt (Marocco), nel Monastero di Notre-Dame-de-l'Atlas.
"Quando ho appreso della prossima beatificazione dei miei sette fratelli... ho sentito anzitutto una gioia grande e profonda! Ora essi sono potenti intercessori presso Dio. Questo riconoscimento conferisce un significato particolare al loro martirio, come a quello di Monsignor Pierre Claverie e degli altri loro compagni martiri in Algeria. Non hanno lasciato il paese. Nonostante i rischi. Perché non si abbandonano i propri amici quando sono in pericolo. Per arrivare a ciò, ovviamente, devi stabilire amicizie reali e profonde. È anche necessario che questi amici esprimano il loro desiderio di avere la nostra presenza al loro fianco.

"L'annuncio del Vangelo in silenzio", "essere da soli una Cristianità", diceva il Beato Charles de Foucauld ... È un po' quello che la Chiesa vive qui, in Nord Africa, nel suo rapporto con l'Islam. Abbiamo vissuto a Tibhirine qualcosa che illustra questo spirito. Eravamo in rapporto con una dozzina di membri della congregazione musulmana Alawiya, di obbedienza Sufi. Non potevamo pregare insieme, perché le nostre religioni sono diverse, ma ci incontravamo due volte all'anno nel 'Ribat es Salaam' (il Legame della Pace, un'associazione di dialogo spirituale con l'Islam supportata da Christian de Chergé con Claude Rault, padre bianco, vescovo di Laghouat in Algeria, dal 2004 al 2017, ndr). Una delle prime cose che ci hanno chiesto di fare, era di non entrare nelle discussioni teologiche. Senza negare la teologia cristiana, ovviamente - perché ne abbiamo bisogno e lo sappiamo - non ne parlavamo perché ciò avrebbe rotto qualsiasi dialogo.

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