20 Aprile - La PRIMAVERA BERBERA: nasce (ed è represso) il movimento popolare PER IL RICONOSCIMENTO DELLA CULTURA BERBERA.

Oggi 20 aprile nel 1980 a Tizi-Ouzou (Algeria), la polizia irrompe nel campus dell'università e inizia la repressione della Primavera berbera (in berbero Tafsut n Imazighen o semplicemente Tafsut), cioé l'insieme degli eventi che si svolsero nella primavera del 1980 in Cabilia e ad Algeri, durante i quali si manifestò per la prima volta pubblicamente l'esigenza di un riconoscimento della lingua e della cultura berbera in Algeria. Si tratta anche del primo movimento popolare di opposizione alle autorità algerine dopo l'indipendenza del 1962.

Ecco la cronologia degli eventi.
- 10 marzo 1980: i responsabili del Centro universitario di Tizi Ouzou annullano una conferenza dello scrittore Mouloud Mammeri sulla poesia cabila antica. I responsabili di questa decisione rifiutano di dare spiegazioni: sembra trattarsi di disposizioni dall'alto.
- 11 marzo: manifestazioni a Tizi Ouzou, scioperi in Cabilia e ad Algeri.
- 7 aprile: imponente manifestazione a Algeri. La repressione è durissima e la giornata si conclude con un centinaio di arresti, numerosi feriti e forse anche un morto. Altri raduni si registrano in diverse cittadine della Cabilia.
- 7 aprile: inizio dello sciopero all'università di Tizi Ouzou.
- 8 aprile: un'altra manifestazione converge su Algeri, ma senza reazioni violente da parte della polizia.
- 10 aprile: sciopero generale in Cabilia. Il sindacato degli studenti (UNJA), vicino al governo, denuncia che alcuni manifestanti sarebbero "teleguidati dall'estero".
- 17 aprile: in un discorso, il presidente algerino Chadli Bendjedid dichiara che l'Algeria è un paese "arabo, musulmano, algerino" e che "democrazia non significa anarchia". Lo stesso giorno, gli scioperanti vengono espulsi dall'ospedale di Tizi Ouzou e dai locali della SONELEC (una fabbrica di materiale elettrico con 1300 operai).
- 20 aprile: l'università di Tizi Ouzou viene presa d'assalto dalle forze dell'ordine nel corso dell'operazione Mizrana, durante la quale gli studenti vengono percossi selvaggiamente, caricati su cellulari e portati in caserma per interrogatori e torture. Dalle violenze non si salvano neppure le ragazze.
Il movimento continuerà poi con manifestazioni attive di sostegno ai 24 detenuti condannati a pene varie di reclusione.