20 aprile - ERNESTO BUONAIUTI: il modernismo nella Chiesa.
Sacerdote, storico, antifascista, teologo, accademico italiano, studioso di storia del Cristianesimo e di filosofia religiosa e soprattutto fra i principali esponenti del modernismo italiano, l'eresia che, penetrando all'interno della Chiesa Cattolica attraverso teologi, sacerdoti, e laici cattolici, rappresenta oggi il più agguerrito e pericoloso nemico della esperienza cristiana cattolica.Scomunicato e ridotto allo stato laicale dalla Chiesa il 25 gennaio 1926, fu privato della cattedra universitaria dal regime fascista per essersi rifiutato, con altri 13 docenti soltanto, di giurare fedeltà al regime.
La scomunica fu ribadita più volte, per aver preso le difese del movimento modernista soprattutto nelle opere "Il programma dei modernisti" (1908) e "Lettere di un prete modernista" (1908), contro la posizione ufficiale della Chiesa espressa nell'Enciclica Pascendi dominici gregis, emanata da papa Pio X nel 1907[4].
Nell'autobiografia (Il pellegrino di Roma, 1945), Buonaiuti ricostruì il conflitto con la Chiesa cattolica, della quale, nonostante la scomunica, continuò a proclamarsi figlio fedele.
Dopo la sua morte vi sono state numerose iniziative per la sua piena riabilitazione, l'ultima e più importante è l'appello promosso dal movimento "Noi siamo Chiesa" nel giugno 2014 che ha raccolto oltre 350 adesioni tra cui quelle di Raniero La Valle, Gianni Novelli, Ettore Masina, Giovanni Avena, Vittorio Bellavite, Luigi Bettazzi, Enrico Payretti, Paola Gaiotti De Biase, Giovanni Franzoni, Lidia Menapace, Carlo Molari, "Tempi di Fraternità", "Agire politicamente. Coordinamento di cattolici democratici", Giovanni Miccoli, Giovanni Bianco, Adriana Valerio, Armido Rizzi, Paolo Farinella, Vito Mancuso, Mina Welby, Francesco Zanchini, "Coordinamento delle comunità cristiane di base", Frei Betto.
Dopo avere frequentato il seminario dell'Apollinare di Roma (qui fra i suoi compagni vi fu Angelo Roncalli, il futuro Giovanni XXIII, Ernesto Buonaiuti (Roma, 25 giugno 1881 – Roma, 20 aprile 1946) fu ordinato sacerdote il 19 dicembre 1903, iniziò i suoi studi, collaborando con lo storico delle religioni Salvatore Minocchi, utilizzando le risorse offerte dal metodo positivo allo studio del Cristianesimo primitivo ("Il cristianesimo primitivo e la Politica imperiale romana", 1911).
Fondò a soli 24 anni la Rivista storico-critica delle scienze teologiche, per la diffusione della cultura religiosa in Italia e diresse in seguito la rivista Ricerche religiose.
Queste riviste vennero poste poi all'Indice. Il 25 gennaio 1925 era stato colpito con la scomunica, ribadita più volte, per aver preso le difese del movimento modernista.
Dal 1925 fu professore universitario di Storia del cristianesimo presso l'Università di Roma; in seguito al Concordato del 1929, tuttavia, venne esonerato dalle attività didattiche e assegnato a compiti extra-accademici.
La cattedra universitaria gli fu tolta definitivamente nel 1931 per aver rifiutato il prestare Giuramento di fedeltà al Fascismo.
Dopo la caduta del regime, nel 1945, Bonaiuti venne comunque escluso dai ruoli di professore universitario, sulla base di una discussa applicazione retroattiva del concordato, che prevedeva il divieto, per un sacerdote scomunicato, di occupare una cattedra in una università statale.
Opere
L'opera di Buonaiuti è sterminata: ha lasciato circa tremilaottocento lavori scritti, fra i quali importanti una "Storia del Cristianesimo" in tre volumi, l'autobiografia (Il pellegrino di Roma), gli studi su Gioacchino da Fiore (Gioacchino da Fiore: i tempi, la vita, il messaggio) e gli studi su Lutero e la Riforma protestante.
Inoltre, un testo sullo gnosticismo (Lo gnosticismo. Storia di antiche lotte religiose, I Dioscuri, Genova 1987). Tra le sue prime opere: Saggi sul cristianesimo primitivo, a cura e con introduzione di Francesco A. Ferrari, pubblicato a Città di Castello, dalla Casa Editrice "Il Solco" (Gubbio, Tip. Oderisi) nel 1923.
Storia del Cristianesimo
L'opera, pubblicata negli anni 1942-1943, si compone di tre volumi, il primo dedicato all'Evo Antico, il secondo all'Evo Medio, l'ultimo all'Evo Moderno.
È considerata l'opera più significativa dell'attività scientifica del Buonaiuti. Come egli stesso ha rievocato nell'autobiografia del 1945, l'opera ha motivazioni apologetiche ("per istituire il bilancio definitivo dell'azione cristiana nella storia, ora che da mille indizi si poteva facilmente e sicuramente arguire che il Cristianesimo si avvicinava ad un'ora di drammatico trapasso").?
L'idea centrale dell'opera si svolge intorno al carattere mistico e morale del Cristianesimo e alla sua successiva trasformazione in un sistema filosofico-teologico e in una organizzazione burocratica. Per Buonaiuti, le religioni superiori non sono visioni speculative del mondo e schematizzazioni razionali della realtà, ma indicazione normativa di atteggiamenti pre-razionali e spirituali.
Il Cristianesimo, nato come annuncio di palingenesi, veicolava un vastissimo programma sociale "che imponeva un progressivo arricchimento concettuale e un inquadramento disciplinare sempre più rigido. Per vivere e fruttificare nel mondo, il Cristianesimo fu condannato così a snaturarsi e a degenerare" (Storia del cristianesimo, I, p. 15 e segg.).
La sola salvezza per la Chiesa e per la società moderna è, per Buonaiuti, il ripristino dei valori elementari del Cristianesimo primitivo: l'amore, il dolore, rimorso, la morte.
Il Pellegrino di Roma (o La generazione dell'esodo)
Opera autobiografica di Ernesto Buonaiuti pubblicata a Roma nel 1945.
Il titolo del libro cita una definizione di Buonaiuti datane dallo storico Luigi Salvatorelli, il quale aveva intitolato un suo saggio "Ernesto Buonaiuti, pellegrino di Roma" per sottolineare l'amore di Buonaiuti per la Chiesa cattolica, nonostante i gravissimi provvedimenti disciplinari presi contro di lui (La Cultura, XII, 1933, pp. 375-391).
Buonaiuti riconosce come sue due opere di argomento modernista pubblicate entrambe nel 1908 anonime: Lettere di un prete modernista, considerate tuttavia dall'autore un peccato di gioventù, e Il Programma dei Modernisti.
Le posizioni moderniste sono giustificate da Buonaiuti soprattutto da motivazioni scientifiche (critica biblica ed esegesi). Inizialmente il modernismo di Buonaiuti appariva simile alle posizioni della teologia liberale protestante (Albrecht Ritschl, Adolf von Harnack).
Le ricerche sulla spiritualità del mondo antico, da Zarathustra ai tragici greci, portarono tuttavia Buonaiuti a riconoscere nelle esperienze spirituali precristiane un'anticipazione della visione cristiana della vita. Buonaiuti si dichiara cattolico e dichiara di voler rimanere tale usque dum vivam (finché avrò vita), come scrisse alla facoltà di teologia di Losanna, la quale gli rifiutò la cattedra di storia del cristianesimo poiché egli non aveva accettato la condizione di aderire a quella Chiesa Evangelica.
Lutero e la Riforma in Germania
Opera pubblicata la prima volta nel 1926, ristampata al termine della seconda guerra mondiale, con l'aggiunta del capitolo La crisi finale, pubblicata infine postuma nel 1958 col titolo Lutero, è nata da un corso di universitario svolto da Buonaiuti all'Università di Roma. Nella prima edizione lo scisma di Lutero viene interpretato come espressione dell'individualismo della cultura dell'Europa nel Nord che non aveva assimilato i valori della vita sociale propria del Mediterraneo. Nel capitolo aggiunto all'edizione del 1945 Buonaiuti indica nel nazionalsocialismo l'ultima e più drammatica conseguenza dello scisma luterano.