20 agosto - FRIEDRICH VON SCHELLING: contro l'immanentismo idealista.
Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.Oggi 20 agosto ricordiamo una posizione filosofica molto poco considerata e conosciuta quella del secondo Schelling.
FRIEDRICH Wilhelm Joseph VON SCHELLING, (Leonberg, 27 gennaio 1775 – Bad Ragaz, 20 agosto 1854), filosofo tedesco, il secondo dei tre grandi esponenti dell'idealismo tedesco, successore di Fichte e predecessore di Hegel, del quale tuttavia era anagraficamente più giovane.
IL SECONDO SCHELLING
Assistendo al trionfo di Hegel, che aveva creduto di risolvere l'intera realtà e le sue contraddizioni nella Ragione assoluta, Schelling svilupperà in una fase più matura della sua vita una nuova filosofia, nello sforzo di confutare e superare il pensiero di Hegel e rispondere alle critiche mossegli dal suo ormai ex-amico.
EGLI REINTERPRETERÀ COSÌ L'IDEALISMO TEDESCO NON PIÙ NELL'OTTICA HEGELIANA DELL'IMMANENTISMO LOGICO, MA RIAFFERMANDO I VALORI DELLA LIBERTÀ E DELLA TRASCENDENZA.
Come già era successo al suo predecessore Fichte, egli si attesterà inoltre su posizioni sempre più vicine al Cristianesimo, quello cattolico in particolare.
L'inizio della seconda fase del pensiero di Schelling è generalmente situato nel 1809, quando vengono pubblicate le sue “Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana”.
Riprendendo alcuni temi già elaborati dai mistici tedeschi, e in particolare da Jakob Böhme, Schelling ripercorre il problema già affrontato in precedenza di come far derivare la molteplicità dall'Uno indifferenziato.
Per giustificare la presenza della diversità e della storicità, senza ridurle a semplici inganni e apparenze (che era l'accusa mossagli da Hegel), e per evitare al contempo la caduta in un dualismo insanabile in cui l'unità indistinta di Dio risulti contrapposta alla dispersione e mutevolezza del mondo, secondo Schelling occorrerà ammettere che LA STORIA E IL DIVENIRE ABBIANO IN DIO STESSO IL LORO FONDAMENTO.
Ciò è possibile solo SE DIO VIENE INTESO NON COME UN ESSERE STATICO, MA COME UN DIO VIVO ED ESISTENTE, CHE ACCOLGA IN SÈ LA STORIA E LA VITA, TALE PER CUI EGLI NON SOLTANTO È, MA DIVIENE.
Rifacendosi al precedente bipolarismo spirito/natura, Schelling afferma che la Natura rappresenta l'aspetto oscuro e inconscio di Dio, un abisso profondo a partire dal quale però Dio emerge, rivelando se stesso come Persona e facendo trionfare la luce sull'oscurità. Le tenebre di per sé non sono un principio del male, ma piuttosto il fondamento attraverso il quale Dio si attua come causa sui, cioè causa di sè. È TUTTAVIA IN QUESTO FONDO OSCURO CHE RISIEDE LA POSSIBILITÀ DEL MALE, CHE DUNQUE NON È UN SEMPLICE NON-ESSERE, MA UNA POTENZIALITÀ, CHE RICHIEDE DI ESSERE SCONFITTA.
Dio, scegliendo il bene, ha testimoniato la vittoria sulla morte, riconciliando e riunificando in sè la natura e lo Spirito, il fondamento e l'esistenza, in maniera definitiva; l'uomo invece, che è un Dio in divenire, dove tutto è ancora provvisorio, può decidere di separare i due princìpi opposti, lacerandone l'unità. IL MALE È DUNQUE IL RISULTATO DELLA LIBERA VOLONTÀ DELL'UOMO CHE HA SCELTO LA STRADA DELLA RIBELLIONE, METTENDO IN ATTO QUELLA SCISSIONE CHE IN DIO ERA PRESENTE IN FORMA LATENTE, SEPPURE COME POSSIBILITÀ GIÀ VINTA.
A causa dell'intrinseca irrazionalità del male, la sola ragione non è sufficiente per sconfiggerlo, ma è necessaria anche la fede.
L'UOMO, CHE È FATTO A IMMAGINE DI DIO, È UN ESSERE SPIRITUALE NEL QUALE SI MOSTRA IL CREATORE, MA È UN DIO CADUTO CHE ALL'UNIONE HA PREFERITO LA VIA DELLA DISCORDIA E DELLA MOLTEPLICITÀ.
Il tentativo dell'uomo di ricucire la separazione tra il fondo oscuro della Natura e la luce della Ragione, è indice però non solo della sua natura peccaminosa, ma anche di quella divina.
Nella caduta Schelling vede già implicita la redenzione.
In questo modo Schelling HA OTTENUTO TRE RISULTATI:
- ha dato vita, in maniera più decisa rispetto alla prima fase del suo pensiero, a una CONCEZIONE DI DIO COME PERSONA E COME DIO VIVENTE, MOLTO SIMILE AL CRISTIANESIMO;
- ha riconosciuto che IL MALE non è soltanto negatività o privazione di essere come sosteneva l'agostinismo filosofico, ma POSSIEDE UNA SUA POSITIVITÀ, che però non è da intendersi neppure in forma manichea come assoluta contrapposizione al Bene;
- ha risposto alle accuse di Hegel ESCLUDENDO OGNI POSSIBILITÀ DI INTESA CON IL SUO SISTEMA E IL SUO PANLOGISMO; LA PRETESA HEGELIANA DI RAZIONALIZZARE TUTTO non teneva conto infatti della presenza del male, che consiste proprio nell'impossibilità di trovare spiegazione ad ogni problema.
Questo non vuol dire che la filosofia non debba cercare in tutti i modi di penetrare il significato dell'irrazionale, compito che Schelling perseguirà fino alla fine.
LA FILOSOFIA POSITIVA COME FILOSOFIA DELL'ESISTENZA
L'ultimo periodo della filosofia schellinghiana, che giunse dopo un lungo periodo di silenzio, è denominato "filosofia positiva"; questa venne elaborata in due momenti successivi: dapprima con la Filosofia della MITOLOGIA, e quindi con la Filosofia della RIVELAZIONE.
Secondo Schelling, se la mitologia viene colta nel suo lato essenziale e non giudicata a prima vista come un insieme di credenze antiche e superate, essa riesce a svelare i segni e le forme in cui si articola la storia umana.
Mentre il pensiero logico rimane incapace di afferrare la particolarità e la concretezza della realtà in divenire, quello mitologico ne consente una conoscenza più appropriata.
Il mito infatti è tautegorico, non allegorico, nel senso che non va spiegato sulla base di presunte verità ad esso pregresse, ma esprime solo se stesso come nodo particolare di sviluppo del lungo e travagliato cammino della coscienza umana.
Mentre però la mitologia non va oltre una concezione puramente naturalistica di Dio, la filosofia della Rivelazione, resa possibile dall'annuncio cristiano, riesce ad innalzarsi a una conoscenza di tipo soprannaturale.
Per Schelling l'essenza del cristianesimo è data dalla sua natura intimamente storica, che si esprime in particolare nell'Incarnazione del Cristo.
In ciò sta l'immenso valore della religione cristiana, il cui contenuto fondamentale non dev'essere ridotto, come voleva Hegel, a un insieme di precetti morali dettati dalla ragione, delle quali la vicenda umana di Gesù rappresenterebbe solo l'involucro esteriore:
«IL CONTENUTO FONDAMENTALE DEL CRISTIANESIMO È APPUNTO CRISTO STESSO, NON CIÒ CHE EGLI HA DETTO, MA CIÒ CHE EGLI È, CIÒ CHE EGLI HA FATTO. IL CRISTIANESIMO NON È IMMEDIATAMENTE UNA DOTTRINA, ESSO È UNA REALTÀ».
Una filosofia razionalistica come quella hegeliana avrebbe dovuto limitarsi a studiare l'essenza della realtà da un punto di vista logico-formale, senza pretendere di stabilirne l'esistenza, ossia il contenuto storico e sostanziale.
Hegel invece ha avuto LA PRESUNZIONE DI COSTRUIRE UN SISTEMA SIA RAZIONALE CHE STORICO. MA QUESTA È PER SCHELLING UNA MISTIFICAZIONE: Hegel non ha operato nessuna conciliazione tra Ragione e Realtà, ha soltanto messo la ragione al posto del reale, non avendo voluto distinguere tra filosofia positiva e filosofia negativa, confondendole.
La filosofia negativa può stabilire soltanto le condizioni negative o necessarie (ma non sufficienti) perché qualcosa esista. Essa coglie il dato empirico su un piano concettuale, racchiudendolo in un sistema, senza poterlo in nessun modo farlo venire all'essere, dal momento che l'esistenza nasce da una volontà libera e irriducibile alla mera necessità razionale.
Alla filosofia negativa è quindi affidato un compito importante, in vista però di qualcos'altro: ESSA CIOÈ DEVE ESSERE INTEGRATA DA UNA FILOSOFIA POSITIVA, DOVE ANCHE GLI EVENTI E LA STORIA TROVINO UNA LORO RAGION D'ESSERE.
La filosofia positiva rappresenta così l'aspetto complementare a quello puramente logico-negativo della filosofia. Essa si rende conto che il suo pensare è reso possibile da un Essere sovra-razionale da cui procede, ma poiché la ragione non lo può dedurre da sé in termini logici, ha per questo bisogno di una rivelazione da parte di Dio stesso.
Per accoglierla la ragione deve sapersi aprire, con l'estasi, a un sapere trascendente posto fuori di sè, che diventa condizione del dato empirico e dell'esistenza.
Si tratta di UN SAPERE "POSITIVO" PERCHÉ RIVELATO DIRETTAMENTE DA DIO E NON PER VIA NEGATIVA O INDIRETTA. Gli autori a cui Schelling intende chiaramente rifarsi in quest'ultima fase del suo pensiero sono ancora una volta Plotino e i mistici neoplatonici.
L'EREDITÀ
Per quasi tutto l'Ottocento Schelling venne interpretato alla luce di Hegel, come un momento determinante dello sviluppo dell’Idealismo che trovi il suo compimento nel pensiero hegeliano.
Tale linea interpretativa tendeva a offuscarne le enormi differenze, e in particolare LA SUA SECONDA FILOSOFIA, che ebbe influenze profonde, anche se spesso sotterranee, nelle correnti anti-positiviste e anti-marxiste della seconda metà dell’Ottocento (parallelamente a Schopenhauer).
L’interesse che Schelling aveva suscitato con l’enunciazione della filosofia positiva era stato peraltro vivissimo; ad ascoltarla convenirono tra gli altri ENGELS, BAKUNIN, E KIERKEGAARD, il quale ne recepì il richiamo all’esistenza, che per lui tuttavia sembrava non tradursi mai concretamente nella scoperta della singolarità dell’uomo.
Influssi più o meno sotterranei sono rintracciabili anche nell'antroposofia di Steiner, nonché nelle correnti estetiche decadentiste e nell’irrazionalismo di Nietzsche, sebbene Schelling non volesse fare dell’assoluto e dell’esistenza un fatto soltanto irrazionale e del tutto incomprensibile.
Non si può trascurare neppure il rilievo dato da Schelling alla nozione di inconscio, contribuendo alla formazione del contesto culturale in cui sarebbe sorta la psicanalisi, e in particolare quella di Carl Gustav Jung.
Dell’idealismo schellinghiano si nutrì inoltre IL PENSIERO FRANCESE fino a permeare soprattutto la filosofia di Bergson.
LA SUA FILOSOFIA DELLA NATURA E IL CONCETTO DI PERSONA sviluppato nell'ultimo periodo ebbe poi un influsso decisivo sull'antropologia filosofica di Max Scheler.
A Schelling si ispirò anche la filosofia esistenzialistica di Heidegger, Jaspers e Marcel. Sul piano teologico l’importanza di Schelling sta nell’aver recuperato la Rivelazione nella sua positività e storicità.
La recente riscoperta dell’ultimo Schelling, infine, è stata conseguenza dello sforzo di superamento del pensiero di Hegel e di un’interpretazione dell’idealismo tedesco non più nell’ottica hegeliana.