19 febbraio - ANDRÉ GIDE: un padre del nichilismo poco riconosciuto
Scrittore francese, premio Nobel per la letteratura nel 1947. Il suo manifesto filosofico può così essere riassunto: affermare la libertà come allontanamento dai vincoli morali e puritani, ricercare l’onestà intellettuale che permette di essere pienamente sé stessi, accettando la propria omosessualità senza venir meno ai propri valori.Questi i temi centrali dell’opera e della vita di ANDRÉ GIDE, (Parigi, 22 novembre 1869 – Parigi, 19 febbraio 1951) che ANTICIPA IN MODO LUCIDO LA CULTURA CHE OGGI SI È DIFFUSA A LIVELLO DEL PENSIERO DOMINANTE.
Ecco alcune sue affermazioni in quella linea.
Da wikiquote.
1) Contro la ragione
- "Ciò che sfugge alla logica è quanto v'è di più prezioso in noi stessi". (da Diario)
- Non ricerco la complicazione; essa è in me. Ogni gesto nel quale non riconosca tutte le contraddizioni che mi abitano, mi tradisce. (da "Se il grano non muore")
2) Contro la famiglia naturale
- "Famiglie! Vi odio! Focolari chiusi; porte serrate; geloso possesso della felicità". (da "I nutrimenti terrestri")
- Lungi dall'essere l'unico 'naturale', l'atto procreativo, in natura, fra la più sconcertante profusione, il più delle volte non è che un caso fortuito. [...] la voluttà che l'atto di fecondazione porta seco, nell'un sesso e nell'altro, non è necessariamente ed esclusivamente legata a quest'atto. [...] Non è la fecondazione che l'animale cerca, è semplicemente la voluttà. Cerca la voluttà – e trova la fecondazione per caso fortuito. (da Corydon, Dall'Oglio, Milano 1952, p. 83)
3) Contro la religione e per l'umanesimo che esclude la dimensione metafisica
- La fede solleva delle montagne; sì: delle montagne d'assurdità. (da Diario)
- La responsabilità dell'uomo aumenta col diminuire di quella di Dio. (dai Diari)
4) Per l'immediatezza e l'emotività
- Non esistono problemi; ci sono soltanto soluzioni. Lo spirito dell'uomo crea il problema dopo. Vede problemi dappertutto. (dal Diario)
5) Narcisismo
- Peccato è tutto ciò che oscura l'anima. (da La sinfonia pastorale)
VITA di GIDE
Il matrimonio
Nel 1895 si reca una seconda volta in viaggio in Algeria, dove incontra nuovamente Oscar Wilde affiancato da Lord Alfred Douglas («Bosie»).
Quando torna in Francia, ritrova la cugina Madeleine che finalmente gli si fa più vicina. La morte improvvisa di sua madre, il 31 maggio 1895, è sinonimo per Gide di forte dolore, ma anche di liberazione. André e Madeleine annunciano il fidanzamento in giugno e in ottobre si sposano, anche se il matrimonio non sarà mai consumato. Partono in viaggio di nozze per sette mesi: Gide è tornato in salute, e si sente ormai frenato dalla presenza della moglie, sempre malata.
Il colonialismo e il comunismo
……Gide parte successivamente per diversi mesi in Congo con Marc, il suo amante, e durante il viaggio si appassiona all'esotismo e alla storia naturale. Più che da questi interessi, tuttavia, Gide è colpito dalla dura realtà del colonialismo. Si ribella inizialmente contro la messa in pratica dell'idea coloniale, denunciando errori amministrativi e inesperienza. Poi le sue indagini lo spingono a cogliere la perversità del sistema nel suo insieme; capisce anche che i responsabili, a Parigi, non solo non ignorano ciò che succede nelle colonie, ma lo tutelano anche. Spedisce la sua testimonianza che viene pubblicata su "Le Populaire", ma la destra e le compagnie accusate sostengono che Gide non abbia le competenze per analizzare il problema.
Eppure, inchieste amministrative danno ragione alle sue affermazione, tanto che un dibattito parlamentare finisce col promettere cambiamenti da parte del governo. Gide teme che l'opinione pubblica si dimentichi presto del problema, ma rifiuta però di impegnarsi politicamente sulla questione.
Durante gli anni trenta, Gide patisce una certa mancanza d'ispirazione, che riguarda non solo la scrittura, ma anche l'amore e i viaggi, per i quali prova ormai più curiosità che passione. Comincia però a interessarsi al comunismo, entusiasmato dall'esperienza russa nella quale vede una speranza, un laboratorio dell'uomo nuovo. Impegnandosi in questa direzione, Gide cede così alla tentazione di uscire dal purismo estetico e di utilizzare l'influenza di cui gode. La sua presa di posizione non è condivisa dai suoi amici: Martin du Grad non accetta volentieri l'idea che una vita passata a combattere i dogmi si concluda con questo “atto di fede”.
E del resto Gide mette la sua gloria in pericolo, senza apportare alla causa che il prestigio del suo nome, e non si sente a suo agio nelle riunioni politiche. In questa decisione, Gide impegna la sua persona – sebbene cosciente di essere strumentalizzato – senza però impegnare la sua penna, e si rifiuta di aderire all'“Associazione degli scrittori e artisti rivoluzionari”, per non compromettere l'autonomia della letteratura che ha sempre professato e difeso. Del resto, i nuovi compagni guardano con sospetto lo scrittore borghese che si unisce a loro: “Le idee di Gide sembrano non costargli molto; il signor Gide non ha sofferto abbastanza” scrive Jean Guéhenno.
Nel 1936, le autorità sovietiche lo invitano in URSS, e Gide accetta di partire con alcuni compagni. LE SUE ILLUSIONI CROLLANO: INVECE DELL'UOMO NUOVO, TROVA SOLO IL TOTALITARISMO. Accetta la delusione e decide di pubblicare la sua testimonianza, “RITORNO DALL'URSS”.
Il partito comunista francese, a partire da Louis Aragon, e le autorità sovietiche cercano di impedire la pubblicazione dell'opera, poi di distogliere l'interesse dal problema. Ma Gide non si accontenta più di fare solo osservazioni, e in “RITOCCHI AL MIO RITORNO DALL'URSS” opera una vera e propria requisitoria contro lo stalinismo: “Spero che il popolo dei lavoratori capisca che è ingannato dai comunisti, così come loro sono ingannati da Mosca”.
Gide arriva perfino ad essere tacciato di fascismo, l'opinione pubblica lo spinge verso destra, anche se lui rifiuta nettamente questa posizione. È arrivato il momento per Gide di allontanarsi dalla politica, che non gli ha dato quello che sperava.
Sebbene sostenga la causa dei repubblicani spagnoli, Gide accetta la delusione e si concentra di nuovo nella letteratura.
A questo lutto politico ne succede uno più intimo, la morte di Madeleine il 17 aprile 1938. Dopo aver maledetto il suo sposo, Madeleine aveva finito con l'accettare il suo ruolo lontano ma essenziale nella vita dello scrittore. Gide racconta la stranezza e le difficoltà di quell'amore particolare in "Et nunc manet in te", la cui prima tiratura è limitata agli intimi.
La Seconda guerra mondiale e gli ultimi anni
Quando i tedeschi, conquistata Parigi, assumono il controllo della “Nouvelle Revue Francaise”, Gide rifiuta di associarsi al comitato direttore, e dopo aver scritto un articolo sul primo numero, decide di non continuare a pubblicare. Scrive su Le Figaro la sua decisione d'abbandonare la “NRF” e rifiuta allo stesso tempo un posto come professore universitario.
Le critiche contro di lui si intensificano, e Gide decide di imbarcarsi per Tunisi, nel 1942. Durante l'occupazione della città, constata con sgomento gli effetti dell'antisemitismo. Più che di privazioni materiali, soffre di isolamento. Lasciata Tunisi per Algeri, dove incontra il generale de Gaulle, Gide accetta la direzione nominale de "L'arche", una rivista letteraria diretta contro la “NRF”.
Finita la guerra, rientra in Francia solo nel maggio 1946, ma fatica a trovare il suo posto in un mondo letterario molto politicizzato. Mentre scrittori come Sartre utilizzano volentieri la loro fama a fini politici, Gide rifiuta di esporsi, e per esprimersi preferisce la pubblicazione di Teseo piuttosto che le tribune politiche.
Dopo il 1947, non scrive più nulla. Sempre affermando che non rinnega nulla di quello che ha fatto, Gide, scrittore che ha dato scandalo con opere come Corydon, accetta gli omaggi delle istituzioni conservatrici, come il premio Nobel per la letteratura nel 1947.
La sua preoccupazione principale è quella di pubblicare le sue ultime opere, in particolare il “Diario” (il primo tomo nel 1939, il secondo nel 1950). Nel 1950 comincia il suo ultimo quaderno, “Così sia o i giochi sono fatti”, nel quale si sforza di lasciar correre la sua penna.
Muore il 19 febbraio 1951, e viene sepolto vicino alla moglie Madeleine nel piccolo cimitero di Cuverville, nel dipartimento della Seine-Maritime.