17 novembre - L'INSURREZIONE DEGLI STUDENTI DEL POLITECNICO DI ATENE CONTRO IL REGIME MILITARE IN GRECIA (1973).
Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.È considerata una delle più importanti ribellioni al regime dittatoriale e, oggi, è festa nazionale in Grecia.
La Dittatura dei colonnelli, nota anche come La Giunta, è il nome che viene usato per indicare il periodo compreso tra il 21 aprile 1967 e il 24 luglio 1974, quando la Grecia venne governata da una serie di governi militari saliti al potere con un colpo di Stato, guidato dai colonnelli Georgios Papadopoulos, Nikolaos Makarezos e Ioannis Ladas.
Leader della giunta furono Georgios Papadopoulos e, dal 25 novembre 1973, Dimitrios Ioannides.
In Italia le vicende greche sono state magistralmente raccontate da una grande giornalista, Oriana Fallaci che il 21 agosto 1973 conobbe Alekos Panagulis, un leader dell'opposizione greca al regime dei Colonnelli, che era stato perseguitato, torturato e incarcerato a lungo. Si incontrarono il giorno in cui egli uscì dal carcere: ne diventerà la compagna di vita fino alla morte di lui, avvenuta in un misterioso incidente stradale il 1º maggio 1976.
Usiamo le sue magistrali parole:
"Alessandro Panagulis. Alekos per gli amici e per la polizia. Nato nel 1939 ad Atene da Atena e Basilio Panagulis colonnello dell’esercito e pluridecorato nella guerra dei Balcani, nella prima guerra mondiale, nella guerra contro i turchi in Asia Minore, nella guerra civile fino al 1950. Secondogenito di tre fratelli straordinari, democratici e antifascisti. Fondatore e capo di Resistenza Greca, il movimento che i colonnelli non riuscirono mai a distruggere.
Autore dell’attentato che per un pelo, il 13 agosto 1967, non costò la vita a Papadopulos e la fine della Giunta. Per questo lo arrestarono, lo seviziarono, lo condannarono a morte: pena da lui stesso sollecitata in un’apologia che per due ore tenne i giudici col fiato sospeso. «Voi siete i rappresentanti della tirannia e so che mi manderete dinanzi al plotone di esecuzione. Ma so anche che il canto del cigno di ogni vero combattente è l’ultimo singulto dinanzi al plotone di esecuzione.»
Quel processo indimenticabile.
Non s’era mai visto un accusato trasformarsi in accusatore, così. Giungeva in aula con le mani ammanettate dietro la schiena, i poliziotti gli toglievano le manette e lo serravano in una morsa cieca agguantandolo alle spalle, alle braccia, alla vita, ma lui balzava in piedi lo stesso, con l’indice teso, a gridare il suo sdegno. Non lo giustiziarono per non farne un eroe. E va da sé che lo divenne ugualmente perché morire, a volte, è più facile che vivere come viveva lui.
Lo trasportavano da una prigione all’altra dicendo: «Il plotone di esecuzione ti aspetta».
Entravano nella sua cella e lo massacravano di botte. E per undici mesi lo tennero ammanettato, giorno e notte, malgrado i polsi gli fossero andati in putrefazione. A periodi, poi, gli impedivano di fumare, di leggere, di avere un foglio e una matita per scrivere le sue poesie. E lui le scriveva lo stesso, su minuscoli fogli di cartavelina, usando il suo sangue per inchiostro.
«Un fiammifero per penna / sangue gocciolato in terra per inchiostro / l’involto di una garza dimenticata per foglio / Ma cosa scrivo? / Forse ho solo il tempo per il mio indirizzo / Strano, l’inchiostro s’è coagulato / Vi scrivo da un carcere / in Grecia.»
Riusciva anche a mandarle fuori dalla prigione, quelle belle poesie scritte col sangue. Il suo primo libro aveva vinto il Premio Viareggio ed era ormai un poeta riconosciuto, tradotto in più di una lingua, e sul quale si scrivevano saggi, analisi concettose da storia della letteratura. Ma più che un poeta era un simbolo. Il simbolo del coraggio, della dignità, dell’amore per la libertà. E tutto questo mi turbava, ora che me lo trovavo dinanzi."
La storia di Panagulis verrà raccontata dalla scrittrice nel romanzo "Un uomo", pubblicato nel 1979, oltre che in una lunga intervista, poi raccolta in "Intervista con la Storia".
Eccone il commovente testo integrale.