17 agosto - HENRI BRÉMOND: la storia del "sentimento religioso".
Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.Storico e critico letterario francese (Aix-en-Provence, 31 luglio 1865 – Arthez-d'Asson, 17 agosto 1933), membro dell'Académie française e gesuita dal 1882 al 1904 fu il geniale ideatore della "Histoire littéraire du sentiment religieux en France depuis les guerres de religion jusqu'à nos jours", opera in undici volumi iniziata intorno al 1909, che terminerà solamente con il decesso dell'autore, quando ormai la sua storia della vita, opere e pensiero dei grandi mistici francesi era giunta sino al XVIII secolo.
Il metodo impostato e sviluppato da Brémond fu innovatore visto che in effetti il risultato ottenuto fu una via di mezzo fra una storia religiosa della letteratura ed una storia della religione. Uno dei suoi obiettivi fu l'evidenziazione del sentimento religioso presente nei mistici descritti attraverso i loro scritti letterari. Inoltre il suo naturismo di origine salesiana che lo indusse ad elaborare l'"umanesimo devoto", gli consentì di ampliare la prospettiva nella quale fino ad allora veniva inserita la religiosità dei grandi mistici.
Per approfondire sulla "via mistica" leggi qui (in francese).
Di rilevanza furono pure la sua difesa del Romanticismo, nel 1924 con l'opera "Pour le romantisme" e la sua approvazione, in coppia con Paul Valéry, della "poesia pura" fonte di simbiosi fra stato creativo ed estasi mistica (Prière et poésie, 1926).
HENRI BREMOND, L’HISTORIEN DU SENTIMENT RELIGIEUX
Figlio di un notaio, e fratello di quattro maschi, Émile, Henri, Jean et André, e di una femmina, Marguerite, seguì il suo percorso di studi presso il collegio del sacro Cuore, lo stesso frequentato da Charles Maurras di tre anni più giovane con il quale negli anni a seguire romperà bruscamente il rapporto di stima.
Il padre gesuita Pralon ebbe, invece, una influenza duratura su di lui.
All'età di 17 anni decise di entrare nella Compagnia dei Gesuiti, allo stesso modo dei due suoi fratelli Jean et André. Svolse il noviziato in Inghilterra, nel Devonshire e quindi si interessò alla letteratura inglese grazie agli studi di filosofia dal 1882 al 1888.
Dopo una permanenza dapprima a Moulins, poi a Saint-Étienne e a Villefranche-sur-Saône venne ordinato prete l'8 settembre 1892, e due anni dopo iniziò la collaborazione con la rivista gesuita "Études", della quale assunse la direzione negli anni che vanno dal 1900 al 1903, e sulla quale si distinse per una serie di articoli di psicologia religiosa e di letteratura. Rivelò sin dai suoi primi scritti alcune doti che lo resero uno degli eredi di Sainte-Beuve, sia per lo stile ed il gusto, sia per la acutezza psicologica, di indagine e la vivacità intellettuale.
Questi furono gli anni di fertili e solide amicizie, come quella con Maurice Barrès, incontrato fortuitamente nel 1900 ad Atene in occasione di lavori di ristrutturazione del Partenone, oltre a quella con Fogazzaro, i modernisti irlandesi e con l'anglicano irlandese George Tyrrell, convertito al cattolicesimo e divenuto gesuita, conosciuto il 10 luglio 1901.
Il suo temperamento anticonformista ed inquieto lo spinsero ad abbandonare i gesuiti il 2 febbraio 1904, per proseguire in piena libertà il suo lavoro letterario, pur rimanendo prete secolare.
I suoi contatti con Maurice Blondel, con i modernisti insospettirono le autorità religiose, che dopo la partecipazione di Bremond ai funerali di Tyrrel, nel 1909 ricevette la sospensione a divinis.
Henri Bremond studiò lungamente poesie di varie epoche, il movimento romantico e quello del Simbolismo.
Già nel 1906 Bremond si mise in evidenza con la "Essai de biographie psychologique" riguardante il pensiero del cardinale Newmann, interpretato attraverso tracce della filosofia di Blondel: la dottrina del "real assent" ossia la partecipazione più dell'anima che della ragione al creato.
Un'altra delle sue prime opere scritte, intitolata "Apologie pour Fénelon", affrontò le tematiche storiche e spirituali in stretta relazione con il caso Tyrrel e la sua sospensione, e quindi risultò in qualche modo anche una risposta ai suoi denigratori. Il suo scritto si caratterizzò per una notevole brillantezza e calore dialettico al punto da meritare l'accostamento con le Provinciales pascaliane.