16 settembre - GIOVANNI RABONI: il valore della memoria

Grande poeta lombardo (Milano, 22 gennaio 1932 – Fontanellato, 16 settembre 2004), autore di numerose opere poetiche, critico letterario, giornalista, traduttore e scrittore italiano appartenente alla "generazione degli anni Trenta", insieme ad alcuni dei più conosciuti nomi della letteratura italiana. Compagno della poetessa e traduttrice Patrizia Valduga, la loro relazione è durata dal 1981 fino alla sua morte.
Per la biografia Vedi qui.

Ecco una delle sue poesie più belle. Da “Barlumi di storia”, Lo specchio, Mondadori.

Mai davvero felice e mai del tutto
infelice – oh, l’ho capito; e mi regolo.
Ma pensare la gioia, almeno quello:
pensarla! e qualche volta, senza farsi
troppe idee, senza montarsi la testa,
annusarla, sfiorarla con le dita
come se fosse (non lo è?) l’avanzo
della vita d’un santo, una reliquia.

In un bel video a lui dedicato dalla Provincia di Milano il curatore sottolinea uno dei punti di maggior rilevanza della sua poetica: il valore della memoria.

"A me sembra che nella famosa, conclamata concretezza di Milano fosse compresa, fosse “incapsulata” questa idea di G.Raboni che la vita è concreta anche perché comprende il passato e quindi la presenza dei morti" (E. Bertazzoni, Giovanni Raboni. Il futuro della memoria)

“Alla fine, infatti, ad emergere è soprattutto un'idea poetica che rinvia tout court a un'idea di mondo. Raboni auspica cioè - e lo dice apertamente nel video - una poesia che non dica solo "io" ma che sappia dire "noi": quasi evocando una collettività virtuale in cui vivi e morti sappiano di nuovo ricominciare a parlarsi.”

A conclusione riportiamo una affermazione del grande poeta nel suo autoritratto.

“L’importante è essere ben convinti che la poesia non è né uno stato d’animo a priori né una condizione di privilegio né una realtà a parte né una realtà migliore. È un linguaggio: un linguaggio diverso da quello che usiamo per comunicare nella vita quotidiana e di gran lunga più ricco, più completo, più compiutamente umano; un linguaggio al tempo stesso accuratamente premeditato e profondamente involontario capace di connettere fra loro le cose che si vedono e quelle che non si vedono, di mettere in relazione ciò che sappiamo con ciò che non sappiamo.” (Autoritratto in: “Almanacco dello Specchio”, Mondadori 2006)