16 luglio - HILAIRE BELLOC, scrittore e amico fraterno di Chesterton, co-fondatore del DISTRIBUTISMO.
Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.Assieme ad altri autori contemporanei (G. K. Chesterton, Cecil Chesterton, Arthur Penty, padre McNabb) Belloc ha immaginato il sistema socioeconomico del Distributismo.
In "Lo stato servile", scritto dopo che la sua carriera politica di partito era conclusa, e in altri lavori, ha criticato l'ordine economico moderno e il sistema parlamentare, difendendo il distributismo in opposizione sia al capitalismo che al socialismo. Belloc portò l'argomento, di natura storica, che il distributismo non era una nuova prospettiva o un nuovo programma economico, bensì la proposta di tornare all'economia che prevalse in Europa per i mille anni in cui era cattolica.
Nacque a La Celle il 27 luglio 1870 e morì a Guildford il 16 luglio 1953. Dopo essere stato educato alla scuola oratoriana del cardinale John Henry Newman, Belloc prestò servizio di leva, come cittadino francese, presso un reggimento di artiglieria vicino a Toul nel 1891.
Scrisse di argomenti tra i più disparati, dallo stato di guerra alla poesia e su molti temi di attualità dell'epoca. Fu fortemente alleato con G. K. Chesterton, tanto che George Bernard Shaw coniò il termine Chesterbelloc per indicare il loro sodalizio.
Belloc fu famoso assieme a H.G. Wells, George Bernard Shaw, e G.K. Chesterton, per le polemiche e i dibattiti che li videro impegnati per una generazione. Per Belloc, la domanda più importante che esige una risposta da ogni uomo o donna pensante è precisamente: "cosa pensi a proposito della fede?". La risposta che lui e gli altri davano a questa domanda spiega le sue battaglie intellettuali.
Il pensiero storico, politico ed economico.
Il distributismo di Belloc è un antidoto alla crisi contemporanea
Due dei suoi saggi più famosi sono "Lo Stato Servile" (1912) e "Europa e Fede" (1920).
Assieme ad altri autori contemporanei (G. K. Chesterton, Cecil Chesterton, Arthur Penty) Belloc ha immaginato il sistema socioeconomico del distributismo.
In "Lo stato servile", scritto dopo che la sua carriera politica di partito era conclusa, e in altri lavori, ha criticato l'ordine economico moderno e il sistema parlamentare, difendendo il distributismo in opposizione sia al capitalismo che al socialismo. Belloc portò l'argomento, di natura storica, che il distributismo non era una nuova prospettiva o un nuovo programma economico, bensì la proposta di tornare all'economia che prevalse in Europa per i mille anni in cui era cattolica.
Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) scrisse quello che venne considerato il "manifesto" del Distributismo (Il profilo della ragionevolezza) nel 1926, opponendosi con forza sin dall’inizio alle grandi concentrazioni commerciali :
“Io sono tra coloro che ritengono di poter curare l’accentramento con il decentramento” ed illustrava, da buon disegnatore e pensatore qual era, il principio del Distributismo nell’arco architettonico:
“Il principio dell’arco è umano, applicabile a tutta l’umanità e da essa utilizzabile. Lo stesso vale per la corretta distribuzione della proprietà … Qual è il principio dell’arco? Secondo il principio dell’arco, unendo in un certo modo delle pietre di forma particolare, la loro stessa tendenza a cadere impedirà che cadano … non è difficile dimostrare che in una società sana la pressione morale di diverse proprietà private agisce esattamente allo stesso modo”.
Così Chesterton immaginava la proprietà, anche nel confronto tra il Niagara (cascata verticale “capitalista”) ed il bacino naturale (orizzontale e naturale) di un lago.
La proprietà costituiva, per Chesterton, per Belloc e per Leone XIII un punto d’onore (per Leone XIII la proprietà privata era sancita dalle leggi umane e divine).
Il Papa indicava la vera utilità della proprietà e delle ricchezze in cui si doveva distinguere (paragrafo 19) il possesso legittimo dal legittimo uso in una comunione circolare di beni, vera fonte del bene comune: “Chi ha dunque ingegno, badi di non tacere; chi ha abbondanza di roba, si guardi dall’essere troppo duro nell’esercizio della misericordia; chi ha un’arte per vivere, ne partecipi al prossimo l’uso e l’utilità”.
Con Leone XIII “Ai mali del mondo v’è un rimedio: non può essere altro che il ritorno alla vita e ai costumi cristiani”(paragrafo 22), Chesterton stigmatizzava in questo modo la grande concentrazione commerciale e di potere:
“Non fanno che dirci che questa o quella tradizione è finita per sempre, che questo o quel mestiere o credo è finito per sempre…ma è il loro commercio volgare e aggressivo a essere finito per sempre. Ci definiscono reazionari se parliamo di un Risveglio della Fede o di un Risveglio del Cattolicesimo…”.
Chesterton parlava e scriveva con grande coraggio (suscitando timori e sdegni) contro quello che denominava “bluff dei grandi magazzini”: “Credo che il grande negozio sia un pessimo negozio. Lo ritengo pessimo in senso morale e commerciale” e descriveva una serie di interventi che avrebbero potuto favorire il processo del Distributismo (per esempio la tassazione dei contratti per scoraggiare la vendita delle piccole proprietà, l’assistenza legale gratuita ai poveri, una lega per promuovere la destinazione ad uso pubblico delle proprietà,ecc.).
Nella concezione cattolica dell’unità sostanziale (anima e corpo) della persona Chesterton indicava, con Leone XIII, la vera sollecitudine e cura cristiana. Nella Rerum novarum (paragrafo 23) si leggeva infatti:
“Né si creda che le premure della Chiesa siano così interamente e unicamente rivolte alla salvezza delle anime, da trascurare ciò che appartiene alla vita morale e terrena. Ella vuole e procura che soprattutto i proletari emergano dal loro infelice stato…”.
Ecco qual era, in conclusione al saggio, l’esito finale previsto da Chesterton : “Il nuovo governo dell’Industria riuscirà a mettere insieme il peggio … niente più eccentricità, niente più umorismo… Solo una cosa odiosa chiamato servizio sociale, che vuol dire schiavitù senza fedeltà … La gente ha sempre degli ideali quando non ha più idee…”.
Gli uomini, secondo i distributisti, avrebbero dovuto analizzare e capire la vecchia espressione “sacralità della proprietà privata”, come considerava e scriveva Chesterton:
“Confesso di conoscere solo una cosa che può dare a una nuova terra la santità di ciò che è già vecchio e pieno di mistici affetti e cioè un santuario: la vera presenza di una religione sacramentale…la Chiesa cattolica si distingueva da questa nuova mentalità perché credeva davvero nei diritti degli uomini”.
Anche Leone XIII, nella Rerum novarum, affermava che (paragrafo 28):
“Filosofia e Vangelo si accordano a insegnare che il governo è istituito da natura a beneficio dei governati. Perché il potere viene da Dio ed è una certa quale partecipazione della divina sovranità, deve amministrarsi sull’esempio di questa…molte cose lo Stato deve proteggere nell’operaio, e prima di tutto i beni dell’anima…”. Leone XIII auspicava che fosse riconosciuto il “giusto salario” affinché si potesse godere della proprietà privata (paragrafo 35):
“…Fare in modo che sopravanzi alle spese una parte da impiegare nell’acquisto di qualche piccola proprietà…”).
La proposta distributista di Chesterton, Belloc, McNabb era un vigoroso e coraggioso manifesto cattolico per una diffusione e “restaurazione della proprietà” nella prospettiva dell’edificazione di una società cristiana. A noi tutti spetta il compito di conoscerla, apprezzarla ed attualizzarla.
Per approfondire sull'attualità di Chesterton e del Distributismo vedi qui.