16 giugno - MARIO RIGONI STERN, il sergente nella neve.
Autore: Silvio Restelli. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.Mario_Rigoni_Stern (Asiago, 1º novembre 1921 – Asiago, 16 giugno 2008) è scrittore italiano, e grande amante delle montagne dell'Altopiano di Asiago, autentico appartenente alla cultura dei Cimbri; il suo nome resta legato a "Il sergente nella neve":
«Il momento culminante della mia vita non è stato quando ho vinto premi letterari, o ho scritto libri, ma quando la notte dal 15 al 16 sono partito da qui sul Don con 70 alpini e ho camminato verso occidente per arrivare a casa, e sono riuscito a sganciarmi dal mio caposaldo senza perdere un uomo, e riuscire a partire dalla prima linea organizzando lo sganciamento, quello è stato il capolavoro della mia vita...» (da Ritratti: Mario Rigoni Stern di Carlo Mazzacurati e Marco Paolini)
PRIMA DELLA GUERRA
Nato ad Asiago, nell'Altopiano dei Sette Comuni, nel 1921 da Giovanni Battista Rigoni e Annetta Vescovi, terzo di sette fratelli, e una sorella, trascorre l'infanzia tra i pastori e la gente di montagna dell'altopiano di Asiago. La famiglia Rigoni soprannominata "Stern" commerciava con la pianura in prodotti delle malghe alpine, pezze di lino, lana e manufatti in legno della comunità dell'Altipiano. Studia fino al terzo avviamento al lavoro, poi lavora presso la bottega di famiglia.
Nel 1938 si arruola volontario alla Scuola Centrale Militare di Alpinismo (ora Centro Addestramento Alpino) di Aosta e, più tardi, combatte come alpino nella divisione Tridentina, nel battaglione Vestone, al confine con la Francia al tempo dell'entrata in guerra dell'Italia, quindi Albania, Grecia, e Russia dove vive l'immane tragedia della ritirata. Fatto prigioniero dai tedeschi allorché l'Italia firma l'armistizio di Cassibile (8 settembre 1943), è trasferito a Hohenstein, oggi Olsztynek, in Prussia Orientale. Rientra a casa a piedi dopo due anni di lager, il 5 maggio 1945.
DURANTE LA CAMPAGNA DI RUSSIA
La sua particolare sensibilità agli altri ed al creato in generale lo ha contraddistinto anche durante la campagna di Russia. Senza nulla togliere al suo coraggio ed all'impegno militare nel quale era coinvolto, come più sopra descritti, Rigoni Stern è ricordato per i suoi interventi in favore di alcuni civili in condizioni disagiate ed incapaci di sostentarsi, che sono sopravvissuti grazie a lui. Ne è un esempio Nikolaj Sanvelian, che da bambino è stato salvato da Mario e che diverrà uno dei più apprezzati scrittori russi.
IL DOPOGUERRA
Finita la guerra Rigoni Stern ritorna ad Asiago da dove non si trasferirà più e dove ha vissuto fino alla morte nella casa da lui stesso costruita. Nel 1946 si sposa con Anna dalla quale avrà tre figli. Viene assunto presso l’Ufficio imposte del catasto del suo stesso comune. Manterrà questo impiego fino al 1970 quando lo lascerà per ragioni di salute (problemi cardiaci). Da quel momento si dedicherà appieno all'attività di scrittore.
LO SCRITTORE
« ...Corro e busso alla porta di un'isba. Entro.
Vi sono dei soldati russi, là. Dei prigionieri? No. Sono armati. Con la stella rossa sul berretto! Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio di legno da una zuppiera comune. E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz'aria. - Mnié khocetsia iestj, - dico. Vi sono anche delle donne. Una prende un piatto, lo riempie di latte e miglio, con un mestolo, dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio. Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Le donne mi guardano. I bambini mi guardano. Nessuno fiata. C'è solo il rumore del mio cucchiaio nel piatto. E d'ogni mia boccata. - Spaziba, - dico quando ho finito. E la donna prende dalle mie mani il piatto vuoto. - Pasausta, - mi risponde con semplicità. I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi. Nel vano dell'ingresso vi sono delle arnie. La donna che mi ha dato la minestra, è venuta con me come per aprirmi la porta e io le chiedo a gesti di darmi un favo di miele per i miei compagni. La donna mi dà il favo e io esco.
Così è successo questo fatto. Ora non lo trovo affatto strano, a pensarvi, ma naturale di quella naturalezza che una volta dev'esservi stata tra gli uomini. Dopo la prima sorpresa tutti i miei gesti furono naturali, non sentivo nessun timore, né alcun desiderio di difendermi o di offendere. Era una cosa molto semplice. Anche i russi erano come me, lo sentivo. In quell'isba si era creata tra me e i soldati russi, e le donne e i bambini un'armonia che non era un armistizio. Era qualcosa di più del rispetto che gli animali della foresta hanno l'uno per l'altro. Una volta tanto le circostanze avevano portato degli uomini a saper restare uomini. Chissà dove saranno ora quei soldati, quelle donne, quei bambini. Io spero che la guerra li abbia risparmiati tutti. Finché saremo vivi ci ricorderemo, tutti quanti eravamo, come ci siamo comportati. I bambini specialmente. Se questo è successo una volta potrà tornare a succedere. Potrà succedere, voglio dire, a innumerevoli altri uomini e diventare un costume, un modo di vivere...»
Esordisce come scrittore nel 1953, con il libro autobiografico Il sergente nella neve, pubblicato da Einaudi, in cui racconta la sua esperienza di sergente degli Alpini nella disastrosa ritirata di Russia durante la seconda guerra mondiale. Con quest'opera egli si colloca all'interno della corrente narrativa neorealista.
Il libro viene pubblicato su indicazione di Elio Vittorini, conosciuto da Rigoni Stern nel 1951, che suggerì alcune piccole modifiche stilistiche. Il testo è ricco di ricordi, immagini, storie che presentano analogie di situazioni, temi e umanità con i libri scritti da Giulio Bedeschi, Eugenio Corti, Primo Levi e Nuto Revelli, tutti aventi come soggetto gli anni di guerra e le storie degli uomini che vissero quel periodo.
Sul finire degli anni sessanta scrive il soggetto e collabora alla sceneggiatura de I recuperanti, film girato da Ermanno Olmi sulle vicende delle genti di Asiago all'indomani della Grande guerra.
Successivamente pubblica altri romanzi nella sua terra natale e ispirati a grande rispetto e amore per la natura. Sono inoltre ben sottolineati nelle sue storie quei valori ritenuti importanti della vita. Sono questi i temi di Il bosco degli urogalli (1962) e Uomini, boschi e api (1980).
Nel 1999 gira con Marco Paolini un film-dialogo diretto da Carlo Mazzacurati, Ritratti: Mario Rigoni Stern. Nel film Rigoni Stern racconta la sua esperienza di vita, la guerra, il lager e il difficile ritorno a casa, ma anche il rapporto con la montagna e la natura. Il racconto come veicolo della memoria: per il Sergente è doloroso ma fondamentale portare agli altri la propria esperienza.
Per la sua sensibilità verso il mondo della natura e della montagna l'11 maggio 1998 l'Università di Padova gli ha conferito la laurea honoris causa in scienze forestali ed ambientali.
In un'intervista di Giulio Milani nel 2002 vi è una visione quasi profetica da parte di Rigoni Stern:
"Difatti io dico sempre: spero di non morire sotto Berlusconi. Non per la mia età, perché potrei andarmene anche domani, ma per il fatto di avere un po’ di speranza sulla vita e sull’umanità. Direi che Berlusconi non è un uomo che dà speranza. Eppure, c’è una poesia di Garcia Lorca che di New York dice: 'Voglio che un bimbo negro annunci ai bianchi dell’oro l’avvento del regno della spiga.'
Perché a volte, vede, guardandosi intorno, si dice questo mondo economico dove tutto è virtuale, anche l’economia è virtuale... E allora a un certo punto diciamo: ci vorrebbe una grande crisi per ridimensionare questa cosa. Però, purtroppo, la grande crisi prende sempre di mezzo la povera gente... Ma piuttosto che una guerra, è meglio una grande crisi per stravolgere un po' questo mondo, per metterlo sulla strada giusta, per far capire che non è più la borsa che deve governare..."
Nel 2005 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Montebelluna.
Il 14 marzo 2007 l'Università degli studi di Genova gli ha conferito la laurea honoris causa in scienze politiche.
Oltre a vari premi per i suoi romanzi (v. sotto), nel 1997 ha vinto il Premio Feltrinelli e nel 2003 il Premio Chiara alla carriera.
Tributi gli sono stati riservati da altri noti colleghi:
«Pochi, pochissimi scrittori, e non soltanto in Italia, hanno la castità e la densità della prosa di Rigoni Stern» (Giulio Nascimbeni)
«Dietro il racconto di Rigoni Stern, sembra assurdo, ma si coglie qualcosa dei profondi umori vitali, del fiato epico di Tolstoj» (La Stampa)
«Era uno scrittore grandissimo, aveva la grandezza che hanno i solitari» (Ferdinando Camon)
Opere
- Il sergente nella neve (1953) - Premio Bancarellino 1963
- Il bosco degli urogalli (1962)
- Quota Albania (1971)
- Ritorno sul Don (1973)
- Storia di Tönle (1978) - Premio Campiello e Premio Bagutta
- Uomini, boschi e api (1980)
- L'anno della vittoria (1985)
- Amore di confine (1986)
- Il libro degli animali (1990)
- Arboreto salvatico (1991)
- Le stagioni di Giacomo (1995) - Premio Grinzane Cavour
- Sentieri sotto la neve (1998)
- Inverni lontani (1999)
- Tra due guerre e altre storie (2000)
- L'ultima partita a carte (2002)
- Aspettando l'alba e altri racconti (2004)
- I racconti di guerra (2006)
- Stagioni (2006)
- Quel Natale nella steppa, (2006))