16 aprile - ALEXIS DE TOCQUEVILLE: la democrazia, modello americano o francese?
Oggi 16 aprile ricordiamo il visconte ALEXIS Henri Charles de Clérel DE TOCQUEVILLE (Verneuil-sur-Seine, 29 luglio 1805 – Cannes, 16 aprile 1859) filosofo, politico e storico francese.È considerato uno degli storici e studiosi più importanti del pensiero liberale e perciò della democrazia, in particolare di quella statunitense.
È proprio dall'osservazione di questa realtà americana che prende vita il suo studio che sfocerà nella sua opera più importante, La democrazia in America, pubblicata in due parti, nel 1835 e nel 1840 dopo il suo ritorno in Francia.
In tale opera, base essenziale per comprendere gli Stati Uniti d'America, in particolare nel XIX secolo, Tocqueville, contro molte teorie, affermò che la rivoluzione francese e quella americana non hanno aspetti in comune in quanto da quella francese scaturiscono violenza e terrore mentre da quella americana libertà.
Nella società americana la religione può aiutare ad esprimere libertà e assume un ruolo fondamentale nella vita, dove sono molto attive le associazioni a cui ogni persona è libera di iscriversi;
invece quella francese iniziò a combattere contro la chiesa e la religione, perché ritenuta un ostacolo alla libertà, ed impedì alle persone di associarsi.
La democrazia per Tocqueville
Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti, Tocqueville si interroga sulle basi della democrazia. Contrariamente a Guizot, che vede la storia della Francia come una lunga emancipazione delle classi medie, pensa che la tendenza generale ed inevitabile dei popoli sia la democrazia.
Secondo lui, questa non deve soltanto essere intesa nel suo senso etimologico e politico (potere del popolo) ma anche e soprattutto in un senso sociale: corrisponde ad un processo storico che permette l'eguaglianza delle condizioni che si traduce con:
- L'instaurazione di un'uguaglianza di diritto.
Tutti i cittadini sono assoggettati alle stesse norme giuridiche mentre sotto l'ancien régime, la nobiltà ed il clero beneficiavano di una legislazione specifica (i nobili ad esempio erano esenti dal pagamento delle imposte).
- Una mobilità sociale potenziale.
Mentre la società di ordini dell'ancien régime implicava un'eredità sociale quasi totale. Ad esempio, i capi militari erano necessariamente derivati dalla nobiltà.
- Una forte aspirazione degli individui all'uguaglianza.
Tuttavia, l'uguaglianza delle condizioni non implica la scomparsa di fatto delle diverse forme di disuguaglianze di natura economica o sociali.
Secondo Tocqueville, il principio democratico comporta negli individui «un tipo d'uguaglianza immaginaria nonostante la disuguaglianza reale della loro condizione».
La tendenza all'uguaglianza delle condizioni che considera inevitabile presenta ai suoi occhi un pericolo. Constata che questo processo si accompagna ad un aumento dell'individualismo («piega su di sé») e questo contribuisce da un lato ad indebolire la coesione sociale e dall'altro induce l'individuo a sottoporsi alla volontà della maggioranza.
A partire da questa constatazione, si chiede se questo progresso dell'uguaglianza è compatibile con l'altro principio fondamentale della democrazia: l'esercizio della libertà, cioè la capacità di resistenza dell'individuo al potere politico. Uguaglianza e libertà sembrano in realtà opporsi poiché l'individuo tende sempre più a delegare il suo potere sovrano a un'autorità dispotica e quindi a non utilizzare la sua libertà politica:
«l'individualismo è una sensazione ragionata che porta ogni cittadino ad isolarsi dalla massa dei suoi simili in modo che, dopo essersi creato una piccola società al suo impiego, abbandoni volentieri la grande società».
Secondo Tocqueville, una delle soluzioni per superare questo paradosso, pur rispettando questi due principi fondatori della democrazia, risiede nel restauro dei corpi istituzionali intermedi che occupavano un posto centrale nell'ancien régime (associazioni politiche e civili, corporazioni, ecc.). Solo queste istanze che incitano ad un rafforzamento dei legami sociali, possono permettere che l'individuo isolato deleghi al potere di Stato di esprimere la sua libertà e così resistere a ciò che Tocqueville chiama «l'impero morale della maggioranza».
Secondo Tocqueville la società democratica è destinata a trionfare perché è quella che può portare felicità al maggior numero di individui: questa società ugualitaria deve essere governata da leggi certe che verranno sposate dal popolo in virtù del fatto che esso partecipa alla stesura delle stesse attraverso i propri rappresentanti.
Questo non implica un livellamento delle condizioni di vita ma un pareggiarsi delle condizioni di partenza: la società statunitense è ugualitaria perché permette a tutti di potersi realizzare, senza sbarramenti di censo. È una società che premia il progresso individuale. Negli Stati Uniti vi è la certezza della sovranità popolare perché tutti partecipano alla gestione della cosa pubblica (suffragio universale maschile). Si viene a evidenziare, però, anche un risvolto negativo: con il suffragio allargato si cade nel dispotismo della maggioranza, è poco cioè lo spazio per chi dissente; si ha così una società massificata e conformista ma allo stesso tempo atomista. Si delinea come conformista perché se la maggioranza sceglie una cosa la minoranza deve adeguarsi senza discutere; allo stesso tempo ciascun individuo, delegato il potere non partecipa più all'attività politica.
Nell'ancien régime vi sono corpi intermedi (corporazioni, ordini professionali) che mediano tra lo Stato e il cittadino: ora vengono meno e i cittadini tendono a rinchiudersi nella loro vita privata (atomizzazione). Se la democrazia è solo una vuota affermazione di uguaglianza essa non funziona perché esclude la viva partecipazione. Ci sono però dei contravveleni alla scarsa partecipazione che fanno si che gli USA siano una società mobile: decentramento, associazionismo, religione.
Grazie ad un ampio decentramento all'interno della struttura federale si moltiplicano le occasioni di partecipazione, è infatti nelle istituzioni comunali che si impara la democrazia. Un eccessivo centralismo tenderebbe a soffocarla.
L'associazionismo abitua i cittadini a stare insieme, tutti partecipano alla vita dell'associazione con la stessa posizione di partenza, senza differenze di censo.
La religione gioca un ruolo fondamentale nelle dinamiche politico-sociali dell'America. Chi va ad abitare in quel paese scappa da persecuzioni religiose: la religione deve essere qualcosa che insegna all'individuo a vivere con gli altri individui. La sfera religiosa è staccata dalla sfera politica: la religione ci aiuta a rispettare l'altro, garantisce i costumi; aiuta a governare la cosa pubblica non con istituzioni ma con precetti. La religione, inoltre, abitua il cittadino ad avere una pluralità di vedute e lo prepara al confronto. Vi è però il rischio che la società passi dalla dicotomia nobili-non nobili a quella ricchi-poveri: il pauperismo non deve essere risolto solo attraverso l'intervento dello Stato ma l'individuo deve essere aiutato a realizzarsi da sé.
Limitazioni al pensiero di Tocqueville
Alexis de Tocqueville sbarcò a Filadelfia, all'epoca ancora la capitale degli Stati Uniti, nel 1832. Viaggiò a lungo nella zona nord-est del paese, cioè nel New England, ed è su questi vagabondaggi che il suo celebre libro si basa. Tuttavia, va ammesso che rispetto al Sud schiavista, questa zona non era che una realtà secondaria del paese, sia in termini politici che economici. Tocqueville non avrebbe dovuto che spingersi fino alla città di Baltimora, che all'epoca distava meno di una giornata di viaggio da Filadelfia, per osservare di prima persona quello che venne chiamato il "motore americano", cioè l'economia delle piantagioni.
Ma è un viaggio che non intraprese mai, e seppure nella sua opera accenna al Sud, è solo per mettere in risalto il suo carattere "eccezionale" rispetto alle istituzioni politiche del Nord [n.d.r].
Per farsi un'idea di quanto fossero fuorvianti le idee del Tocqueville al riguardo, basta dare una occhiata all'opera dei maggiori studiosi della questione, a partire da William E. B. DuBois (The African Slave Trade; The Black Reconstruction), Eric Foner (A People's History of the United States) Herbert Aptheker e Frederic Douglass (What does the Fourth of July Mean to Me?).
Nel suo Ricostruzione nera della democrazia statunitense, ad esempio, il Dubois mette in evidenza il nesso strettissimo che sussisteva tra l'industria di punta dell'impero britannico - quella della tessitura del cotone - e il suo fornitore principale, vale a dire, il Sud statunitense. «Il Sud - affermò il Dubois - disponeva dei due terzi della popolazione e del 90% della ricchezza degli Stati Uniti...»
Il Nord, è vero, vinse la guerra civile; ma ciò si deve a tre fattori: la solidarietà della classe operaia inglese, che nei settori portuale e tessile s'impegnò, a partire dal 1861, in uno sciopero ad oltranza nei confronti della produzione cotoniera del Sud statunitense, sciopero che, sempre secondo il Dubois, paralizzò la produzione tessile inglese; l'arruolamento di massa dei neri, a partire dal 1863, nell'esercito statunitense, al punto che il 40% delle forze armate del paese dal 1863 in avanti erano costituite da soldati neri; e dalla proclamazione dell'emancipazione, che nel 1843 pose fine all'istituzione della schiavitù.