13 aprile - EDITTO DI NANTES (1598) e ATTO DI EMANCIPAZIONE (1829): LIBERTÀ DI COSCIENZA E DI RELIGIONE.
Oggi 13 Aprile è una data importante per la STORIA DELLA LIBERTÀ DI COSCIENZA E DI RELIGIONE.Dopoché, il 13 aprile dell 1598 fu emanato da Enrico IV L'EDITTO DI NANTES, che permetteva la libertà di coscienza e di culto agli ugonotti (calvinisti), mettendo fine alle guerre di religione, revocato poi da Luigi XIV il 18 ottobre 1685 con l'Editto di Fontainebleau, che causò l'espulsione dalla Francia di circa 300.000 ugonotti, il 13 aprile 1829 re Giorgio IV di Inghilterra diede la sua approvazione all'ATTO DI EMANCIPAZIONE approvato in quell'anno dal Parlamento, che accordava ai CATTOLICI BRITANNICI LIBERTÀ DI COSCIENZA E DI CULTO.
L'azione decisiva fu opera di Daniel O'Connell (1775-1847) che spostò la lotta sul campo democratico. Grazie a lui nel 1829 venne emanata la legge di emancipazione dei cattolici britannici.
Ecco i punti principali dell'ATTO DI EMANCIPAZIONE (il cui tono, peraltro, è molto ostile ai cattolici):
• l'esordio ricorda le vecchie norme abrogate dall'art. 1 a condizione di un giuramento che NEGA OGNI AUTORITÀ POLITICA DIRETTA O INDIRETTA DEL PAPA (art. 2);
• ai CATTOLICI SONO APERTE LE CARICHE CIVILI E MILITARI;
• è mantenuto comunque il DIVIETO DI ACCESSO ALLE UNIVERSITÀ (art. 16);
• sono vietati gli ATTI DI CULTO E LE VESTI ECCLESIASTICHE AL DI FUORI DEI LUOGHI DI CULTO (art. 26);
• art. 28-38 contengono speciali LEGGI CONTRO I RELIGIOSI; all'Ordine gesuita è proibita la dimora nel Regno ed ai cittadini inglesi è proibito entrare nell'Ordine gesuita.
L'emancipazione dei cattolici nel Regno Unito fu un caso particolare di un fenomeno generale: l'affermazione della piena uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, senza discriminazioni religiose; e questo perché A FONDAMENTO DELL'UNITÀ POLITICA DI UNA NAZIONE SI PONE NON LA FEDE RELIGIOSA, MA LA COMUNANZA DI INTERESSI POLITICI.
Infine il 13 aprile 1986 papa GIOVANNI PAOLO II VISITA LA SINAGOGA DI ROMA: è la prima volta nella storia che un papa entra in un tempio ebraico. Vedi qui.
Il suo storico discorso si concluse con le seguenti parole:
"I problemi di Roma sono tanti. Voi lo sapete bene. Ciascuno di noi, alla luce di quella benedetta eredità a cui prima accennavo, sa di essere tenuto a collaborare, in qualche misura almeno, alla loro soluzione. Cerchiamo, per quanto possibile, di farlo insieme; che da questa mia visita e da questa nostra raggiunta concordia e serenità sgorghi, come il fiume che Ezechiele vide sgorgare dalla porta orientale del Tempio di Gerusalemme (cf. Ez 47, 1 ss.), una sorgente fresca e benefica che aiuti a sanare le piaghe di cui Roma soffre.
Nel far ciò, mi permetto di dire, saremo fedeli ai nostri rispettivi impegni più sacri, ma anche a quel che più profondamente ci unisce e ci raduna: LA FEDE IN UN SOLO DIO CHE “AMA GLI STRANIERI” E “RENDE GIUSTIZIA ALL’ORFANO E ALLA VEDOVA” (CF. DT 10, 18), IMPEGNANDO ANCHE NOI AD AMARLI E A SOCCORRERLI (CF. LV 19, 18. 34). I cristiani hanno imparato questa volontà del Signore dalla Torah, che voi qui venerate, e da Gesù che ha portato fino alle estreme conseguenze l’amore domandato dalla Torah.
Non mi rimane adesso che rivolgere, come all’inizio di questa mia allocuzione, gli occhi e la mente al Signore, per ringraziarlo e lodarlo per questo felice incontro e per i beni che da esso già scaturiscono, per la ritrovata fratellanza e per la nuova più profonda intesa tra di noi qui a Roma, e tra la Chiesa e l’Ebraismo dappertutto, in ogni Paese, a beneficio di tutti. Perciò vorrei dire con il salmista, nella sua lingua originale che è anche la vostra ereditaria: “Celebrate il Signore, perché è buono: perché eterna è la sua misericordia. / Dica Israele che egli è buono: / eterna è la sua misericordia. / Lo dica chi teme Dio: / eterna è la sua misericordia (Sal 118, 1-2. 4). Amen".