12 luglio - ERASMO DA ROTTERDAM, grande teorico dell'Umanesimo cristiano.

È il maggiore esponente del movimento dell'Umanesimo cristiano.

Al centro dello spirito innovatore con cui Erasmo intendeva riformare la Chiesa vi erano da un lato i valori del mondo classico, dall'altro la riscoperta del cristianesimo delle origini. Egli cercò sempre una sintesi tra queste due visioni della vita, sintesi che del resto era già al centro dei propositi dei filosofi rinascimentali e neoplatonici, come ad esempio Niccolò Cusano, Marsilio Ficino e Pico della Mirandola.

Nato a Rotterdam il 27 o 28 ottobre 1466 e morto a Basilea il 12 luglio 1536, in Inghilterra strinse amicizia con alcune delle personalità più rilevanti dell’epoca di Enrico VIII: John Colet, Tommaso Moro, Giovanni Fisher, Thomas Linacre e William Grocyn. Insegnò greco all’Università di Cambridge e avrebbe avuto la possibilità di passare il resto dei suoi giorni insegnando.

Erasmo preferiva tuttavia la vita dello studioso indipendente e evitò sempre consapevolmente ogni legame formale che potesse limitare la sua libertà intellettuale e la sua libertà di espressione e fu, ciononostante, centro del movimento letterario della sua epoca.
Egli era in corrispondenza in Europa con più di cinquecento persone di rilievo del mondo letterario e politico. I suoi pareri – anche se non sempre seguiti – erano molto ricercati.
La sua posizione, molto scomoda in quanto voleva entrare nel dibattito senza arrivare ad una rottura tra le due parti (Lutero e la Chiesa Cattolica), finì per scontentare tutti, anche se rimase cattolico fino alla fine.

A Lovanio Erasmo divenne il bersaglio delle critiche di coloro che erano ostili ai principi del progresso religioso e letterario, al quale egli stava dedicando la propria vita. Erasmo cercò dunque rifugio a Basilea, dove, sotto la protezione degli svizzeri, egli poteva, circondato da amici devoti, esprimersi liberamente anche grazie alla collaborazione con l’editore Froben. Qui lo raggiungevano i molti ammiratori da tutta Europa.

La produzione letteraria di Erasmo iniziò piuttosto tardivamente, soltanto quando ritenne di maneggiare con sufficiente sicurezza il latino, e si espresse sui temi di maggior rilievo all’epoca sia in campo letterario che religioso.
La sua polemica contro alcuni aspetti della vita della Chiesa cattolica non nacque da dubbi sulla dottrina tradizionale né da ostilità verso l’organizzazione in sé della Chiesa, ma, piuttosto, da un'esigenza di purificare la dottrina stessa e di salvaguardare le istituzioni del Cristianesimo dai pericoli che le minacciavano, quali la corruzione, l'interesse di pontefici guerrieri come papa Giulio II all'ampliamento dello Stato della Chiesa, la vendita delle indulgenze, il culto smodato delle reliquie.
Le sue critiche agli errori delle autorità ecclesiastiche e alla superstizione lo esposero all'accusa di essere luterano anche da ambienti cattolici, ma Erasmo rifiutò sempre quest'accusa. Per far fronte agli attacchi che gli venivano mossi, illustrò la sua posizione teologica con l'opera De libero arbitrio (1524), che conteneva una brillante critica a Martin Lutero (che a sua volta gli rispose con il De servo arbitrio).
L’ultima opera di Erasmo fu la Preparazione alla morte, nella quale assicura che una vita onesta è la condicio sine qua non per raggiungere una morte felice.

Come studioso cercò di liberare i metodi della scolastica dalla rigidità e dal formalismo della tradizione medievale. Egli si riteneva un predicatore della virtù, e questa convinzione lo guidò per tutta la vita mentre cercava di rigenerare l’Europa mediante una critica profonda e coraggiosa alla Chiesa cattolica. Tale convinzione rappresenta il filo conduttore di un’esistenza che, altrimenti, potrebbe sembrare piena di contraddizioni.
Tuttavia con il passare degli anni le posizioni estremiste presero il sopravvento su quelle moderate ed Erasmo si trovò sempre più in contrasto sia con le chiese riformate che con quella cattolica perché entrambe erano fortemente opposte alla sua visione moderata.