12 febbraio - VITTORIO BACHELET: giurista e politico italiano, dirigente dell'Azione Cattolica ed esponente democristiano, amico di Aldo Moro viene assassinato dalla Brigate Rosse.

Il 12 febbraio 1980, al termine di una lezione, mentre conversava con la sua assistente Rosy Bindi, fu assassinato da un commando delle Brigate Rosse (di cui faceva parte Annalaura Braghetti) nell'atrio della facoltà di Scienze politiche de "La Sapienza", con sette proiettili calibro 32 Winchester.

Due giorni dopo se ne celebrarono i funerali nella chiesa di San Roberto Bellarmino di Roma. Uno dei due figli, Giovanni, all’epoca venticinquenne, nella Preghiera dei fedeli disse:
«Preghiamo per i nostri governanti: per il nostro presidente Sandro Pertini, per Francesco Cossiga. Preghiamo per tutti i giudici, per tutti i poliziotti, i carabinieri, gli agenti di custodia, per quanti oggi nelle diverse responsabilità, nella società, nel Parlamento, nelle strade continuano in prima fila la battaglia per la democrazia con coraggio e amore. Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri.»
qui.

Vittorio BACHELET (Roma, 20 febbraio 1926 – Roma, 12 febbraio 1980), ultimo dei nove figli di Giovanni, ufficiale dell'esercito, e di Maria Bosio, ancora bambino si iscrisse all'Azione Cattolica, presso il circolo parrocchiale di S. Antonio di Savena: dopo la maturità classica si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza e iniziò la militanza nella FUCI, sia nella sezione romana, sia nel centro nazionale. Diverrà condirettore di “Ricerca,” il periodico della federazione universitaria.

Il 24 novembre del 1947 si laurea, con una tesi diritto del lavoro su "I rapporti fra lo Stato e le organizzazioni sindacali" (votazione 110/110); suo relatore è il prof. Levi Sandri.
Nel 1957 ottenne la libera docenza in Diritto amministrativo e in Istituzioni di diritto pubblico e iniziò la sua carriera di professore universitario: fu dapprima docente di Diritto amministrativo presso la Scuola di applicazione della Guardia di Finanza e presso l'Università di Pavia, poi presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Trieste e, dal 1974, professore ordinario di Diritto pubblico dell'economia presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università La Sapienza di Roma.

Non abbandonò mai la militanza nell'Azione Cattolica e ne divenne uno dei principali dirigenti nazionali. Papa Giovanni XXIII nel 1959 lo nominò vicepresidente dell'Azione Cattolica Italiana: nel 1964 Paolo VI lo elesse Presidente generale per la prima volta (verrà riconfermato anche per i due mandati successivi, fino al 1973). In tal veste, si adoperò per adeguare l’AC allo spirito del Concilio Vaticano II, spingendo per la democratizzazione della vita interna e per la valorizzazione della funzione dei laici nella vita ecclesiale. Promosse anche un progressivo distacco dell'associazione dall’impegno politico diretto.

Ricoprì anche la carica di vicepresidente del Pontificio consiglio per la famiglia, della Pontificia commissione Justitia et Pax e del Comitato italiano per la famiglia.

ESPONENTE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, GRANDE AMICO DI ALDO MORO, dopo le elezioni amministrative del giugno del 1976 venne eletto Consigliere comunale a Roma: il 21 dicembre dello stesso anno venne anche eletto vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, del quale faceva parte in quanto componente eletto dal parlamento in seduta comune.