11 aprile - PRIMO LEVI: c'è AUSCHWITZ, quindi NON C'È DIO.

Oggi 11 aprile, quando ricordiamo diversi grandi testimoni (Gemma Galgani 1903, Henri-Irénée Marrou 1977, Jacques Prévert 1977, Enver Hoxha 1985, Primo Levi 1987, Natalino Sapegno 1990, Flaminio Piccoli 2000, Sergio Bardotti 2007), ci soffermiamo su PRIMO LEVI (Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987), scrittore italiano autore di racconti, memorie, poesie e romanzi.
Nel 1944 venne deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Il suo romanzo "Se questo è un uomo" è considerato è considerato universalmente un invito ad affrontare il tema dell’incompatibilità apparente tra sofferenza dell’innocente e presenza di Dio. Abbandonò infatti la fede ebraica dopo la terribile esperienza del lager: "C'È AUSCHWITZ, QUINDI NON C'È DIO".

Soffermiamoci sul tema del MALE MORALE E DELLA SOFFERENZA DELL'INNOCENTE come argomento che si usa contro il riconoscimento della presenza divina.

Il cardinale Scola, nel suo testo Capaci di infinito (pag.40) afferma:
"Io penso che l'unica risposta seria e accettabile a questa questione non sia un tentativo di definire il male, ma sia affrontarlo come ci ha insegnato molto bene S. Giovanni Paolo II. Lo ha ricordato anche Benedetto XVI: bisogna affrontare il male condividendo il dolore, la sofferenza e la morte degli altri come Gesù l'ha affrontato andando sulla croce. Non ha fatto una teoria sul dolore, sul male, ma l'ha condiviso. La risposta a questa questione è cioè l'esperienza DELL'AMORE ACCOLTO E DELL'AMORE DONATO: NON C'È UN'ALTRA RISPOSTA. Così persino il male morale, persino il peccato che io compio, è vinto dall'amore di Cristo che lo perdona, se io domando questo perdono riconoscendo il mio peccato."

La questione se l'uomo, oggi come ieri, possa arrivare a qualche riconoscimento della presenza di Dio (La bellezza? La finalità operante nella natura? La causalità?) deve fare i conti con questa importante dimensione dell'esperienza.

IL PENSIERO DIFFUSO DOMINANTE HA LA SUA FORZA NELLA CENSURA DI TALE ASPETTO e nel dare per scontato quanto Levi afferma senza confrontarsi con il suo livello di dolore e di sofferenza e appiattendosi sulla ricerca del massimo piacere nell'istante, rinunciando alla domanda di senso, come sostiene il cardinal Biffi nella sua memorabile lezione ai giovani, fatta il 26 novembre 1992 al Palasport gremito di Reggio Emilia, appunto sul "senso della vita".

Ancora il CARDINAL BIFFI nel suo straordinario libretto "L'ABC della fede" (vedi qui per una sintesi) sostiene:

“E’ stato detto che dopo gli orrori di Auschwitz non è più possibile credere in Dio”, ma è vero il contrario
“DOPO AUSCHWITZ NON È PIÙ POSSIBILE NON CREDERE IN DIO PERCHÉ DIVERSAMENTE TUTTO NELL’ESISTENZA UMANA E NELLA STORIA SAREBBE TRAGICAMENTE INUTILE E QUASI BEFFARDO”.

“La presenza del male – precisa il porporato- è un dato di fatto indipendentemente dalle nostre scelte ideologiche. Ma per chi non crede – rileva – è un assurdo assolutamente irrimediabile”. Per chi crede invece “diventa un ‘mistero' cioè una realtà che, essendo più alta di noi, proprio per questo ci può salvare dalle nostre contraddizioni”. (G.Biffi)