11 agosto - JOHN HENRY NEWMAN: dall'ombra e dai simboli alla verità.

Teologo, filosofo e cardinale inglese, (Londra, 21 febbraio 1801 – Edgbaston, 11 agosto 1890) sicuramente uno dei più grandi prosatori inglesi e il più autorevole apologista della fede che la Gran Bretagna abbia prodotto, apprezzato anche dai non cattolici.
Basti dire che John O'Brien, in un libro intitolato "Conversioni che hanno cambiato il mondo", pone il Newman nella schiera di San Paolo, Sant'Agostino e Gilbert Keith Chesterton.

Sulla sua tomba è scolpito l'epitaffio scritto da lui stesso, un epitaffio che doveva narrare, secondo il suo intento, la storia del suo pellegrinaggio:
«Dall'ombra e dai simboli alla verità.» (John Henry Newman)
La cerimonia di beatificazione si è tenuta il 19 settembre 2010 nei pressi della Casa dell'Oratorio, a Rednal, dove sono sepolte le spoglie del cardinale, durante il viaggio apostolico di Benedetto XVI nel Regno Unito.


Vedi il suo famoso intervento su i disastri del relativismo nella Chiesa.

Il liberalismo in campo religioso è la dottrina secondo cui non c’è alcuna verità positiva nella religione, ma un credo vale quanto un altro, e questa è una convinzione che ogni giorno acquista più credito e forza. È contro qualunque riconoscimento di una religione come vera. Insegna che tutte devono essere tollerate, perché per tutte si tratta di una questione di opinioni. La religione rivelata non è una verità, ma un sentimento e una preferenza personale; non un fatto oggettivo o miracoloso; ed è un diritto di ciascun individuo farle dire tutto ciò che più colpisce la sua fantasia. La devozione non si fonda necessariamente sulla fede. Si possono frequentare le Chiese protestanti e le Chiese cattoliche, sedere alla mensa di entrambe e non appartenere a nessuna. Si può fraternizzare e avere pensieri e sentimenti spirituali in comune, senza nemmeno porsi il problema di una comune dottrina o sentirne l’esigenza.
Poiché dunque la religione è una caratteristica così personale e una proprietà così privata, si deve assolutamente ignorarla nei rapporti tra le persone. Se anche uno cambiasse religione ogni mattina, a te che cosa dovrebbe importare? Indagare sulla religione di un altro non è meno indiscreto che indagare sulle sue risorse economiche o sulla sua vita familiare. La religione non è affatto un collante della società.

"Invero, non c’è mai stato un piano del Nemico così abilmente architettato e con più grandi possibilità di riuscita. E, di fatto, esso sta ampiamente raggiungendo i suoi scopi, attirando nei propri ranghi moltissimi uomini capaci, seri ed onesti, anziani stimati, dotati di lunga esperienza, e giovani di belle speranze. Ecco come stanno le cose in Inghilterra, ed è un bene che tutti ce ne rendiamo conto; ma non si pensi assolutamente che io ne sia spaventato. Certo ne sono dispiaciuto, perché penso possa nuocere a molte anime, ma non temo affatto che abbia la capacità di impedire la vittoria della Parola di Dio, della santa Chiesa, del nostro Re Onnipotente, il Leone della tribù di Giuda, il Fedele e il Verace, e del suo Vicario in terra. Troppe volte ormai il cristianesimo si è trovato in quello che sembrava essere un pericolo mortale; perché ora dobbiamo spaventarci di fronte a questa nuova prova." (Newman)

Per una recente rievocazione del suo grande contributo alla storia moderna
Vedi qui.

Pensiero
Lo spiritualismo e la filosofia dell’azione furono correnti filosofiche tipicamente francesi, ma tra i loro principali ispiratori dev’essere sicuramente annoverato il Nostro.
Egli infatti, originariamente anglicano, divenuto poi cardinale della chiesa cattolica, nel "Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana" (1845) sostenne che una dottrina, una teoria, un enunciato, sia di natura etica o politica o religiosa, mostra la sua effettiva vitalità quando penetra nella moltitudine degli uomini, e non solo viene accettato o anche tradotto in termini concettuali chiari e distinti, ma diviene un «principio attivo»; e attivo non solo nel senso che genera nell'uomo una nuova contemplazione o una rimeditazione, ma soprattutto nel senso che si traduce in azioni, in iniziative di applicazione.
È qui che si nota come l’azione assuma un ruolo assolutamente capitale. In tal senso, secondo Newman, si può affermare senza incertezze che il cristianesimo è stato sempre vitale, privilegiando l’azione rispetto alla contemplazione.

Ma quali sono le ragioni per le quali alcune, e solo alcune, teorie vengono attuate «in pratica», e acquistano «vitalità»?
A tale domanda Newman tenta di rispondere nel suo "Saggio di una grammatica dell'assenso" (1870): egli rileva che le proposizioni possono avere la forma della domanda, che esprime un dubbio, o della conclusione, che esprime un processo di inferenza, o della asserzione, che esprime un atto di assenso.

Rispetto all'inferenza (cioè al ragionamento), in cui la conclusione è «condizionata» dalle premesse da cui si parte, l'assenso è sempre «incondizionato»; e rispetto al dubbio, l'assenso esprime «certezza»; certezza che, nota Newman, non significa infallibilità, perché essa sussiste anche quando ci s'inganna; certezza, dunque, che è un atto di fede consapevole e deliberato.

L'assenso poi può essere nozionale (professione, opinione, presunzione, ecc) se è dato alle nozioni; o reale, se è attribuito a cose.
L'assenso nozionale è piú debole di quello reale, perché solo questo ha la capacità di sollecitare affetti, sentimenti, passioni, può coinvolgere la volontà, può generare azioni.
In campo religioso - che è quello che piú direttamente interessa a Newman - non è l'assenso nozionale, ma quello reale, che dà vitalità ad una dottrina, anche se questo secondo non sussiste senza il primo (mentre invece è possibile il contrario, che il primo sussista senza il secondo).
Distinguendo tra l’assenso nozionale (che è di tipo intellettuale e si configura come adesione teoretica ad una proposizione assertiva) e l’assenso reale (dato invece dalla volontà e tale da investire la sfera pratica dell’agire), Newman non esita minimamente a riconoscere la netta superiorità del secondo, dando così il via ad una filosofia che troverà in Ollé-Laprune il suo diretto continuatore.
Vedi qui.