10 Luglio - VITTORIO OCCORSIO, magistrato italiano, vittima del terrorismo di estrema destra negli anni di piombo.

Avendo partecipato al processo per la Strage di Piazza Fontana e ai processi ad Ordine Nuovo, nell’aprile del 1976, fu il primo magistrato a occuparsi della loggia massonica segreta denominata loggia P2 e a indagare sui rapporti tra terrorismo neofascista, massoneria ed apparati deviati del Sifar.

VITTORIO OCCORSIO, nato a Roma il 9 aprile 1929 e assassinato il 10 luglio 1976, frequentò gli studi classici presso il liceo Giulio Cesare per poi laurearsi in giurisprudenza. Magistrato presso il Tribunale di Roma, aveva partecipato al processo per la Strage di Piazza Fontana e ai processi ad Ordine Nuovo.
Nell’aprile del 1976, fu il primo magistrato a occuparsi della loggia massonica segreta denominata loggia P2 e a indagare sui rapporti tra terrorismo neofascista, massoneria ed apparati deviati del Sifar.
L'ex ufficiale dei Parà Sandro Saccucci interrogato in carcere gli confidò di appartenere alla massoneria e gli parlò di Licio Gelli e della Loggia P2.

L'ATTENTATO
Fu ucciso da Pierluigi Concutelli a Roma la mattina del 10 luglio 1976 mentre si recava in ufficio con la sua auto, colpito da raffiche di mitra.

MOVENTE
Nella sua auto fu rinvenuta la rivendicazione dell'attentato firmata dal Movimento Politico Ordine Nuovo.
Nel testo veniva accusato di "avere, per opportunismo carrieristico, servito la dittatura democratica perseguitando i militanti di Ordine Nuovo e le idee di cui essi sono portatori".

RISULTANZE PROCESSUALI
Furono condannati per l’omicidio i neofascisti Pierluigi Concutelli e Gianfranco Ferro, come esecutori materiali. Assolti invece altri imputati quali mandanti dell'omicidio; mandanti che non saranno mai individuati.

ONORIFICENZE
Alla memoria del magistrato è stato dedicato il parco di Villa Mercede a Roma dopo il restauro ed è intitolata un'aula del Palazzo di Giustizia di Roma.

MEDAGLIA D'ORO AL VALOR CIVILE
«Si distingueva per l'eccezionale coraggio nella sua attività di Pubblico Ministero, rappresentando l'espressione vivente del fondamentale principio secondo il quale il giudice è soggetto soltanto alla Legge, principio che Egli, come magistrato, applicava con assoluta imparzialità a garanzia delle istituzioni democratiche. Cadeva vittima di un vile attentato con cui, nell'Uomo, si è voluta deliberatamente colpire la stessa funzione giurisdizionale che non conosce altro indirizzo politico che quello fissato dalla Costituzione. Roma, 10 luglio 1976.»
— Roma, 31 marzo 1977