10 aprile - PIERRE TEILHARD DE CHARDIN: il gesuita proibito.
Oggi 10 aprile ricordiamo PIERRE TEILHARD DE CHARDIN (Orcines, 1° maggio 1881 – New York, 10 aprile 1955) gesuita, filosofo, teologo e paleontologo francese.«Credo che l'Universo è un'Evoluzione. Credo che l'Evoluzione va verso lo Spirito. Credo che lo Spirito si compie in qualcosa di Personale. Credo che il Personale supremo è il Cristo-Universale» (Teilhard de Chardin "In che modo io credo", 1934)
Se fu conosciuto in vita soprattutto come scienziato evoluzionista, ebbe notorietà come teologo soltanto dopo la pubblicazione postuma dei suoi principali scritti, tra i quali spiccano "Il fenomeno umano" (considerato il suo principale lavoro), "L'energia umana", "L'apparizione dell'uomo" e "L'avvenire dell'uomo", che parimenti descrivono le sue convinzioni teologiche e scientifiche.
In qualità di paleoantropologo fu anche presente alla scoperta dell'Uomo di Pechino. Dopo la scoperta del Teilhard anche teologo, questi venne soprannominato il "gesuita proibito", dal titolo di un libro di Gianfranco Vigorelli del 1963.
Il testamento: superare l'umanesimo
Pochi giorni prima di morire, in una sua ultima lettera del 30 marzo 1955 esprimeva l'idea di volere scrivere un saggio, "Umanesimo e umanesimo", in cui avrebbe espresso l'idea che ciò che fino ad allora si era chiamato "umanesimo" e che aveva le radici in Grecia andasse abbandonato definitivamente e soppiantato da un nuovo umanesimo, ispirato non più all'uomo armonicamente sviluppato, ma all'uomo pienamente evoluto che si eleva al di sopra di sé per raggiungere il suo vero fine nell'essere sovra-umano.
Pensiero ed eredità
Negli scritti di Teilhard de Chardin scritti la struttura convergente dell'universo da nascosta si fa manifesta grazie al suo principio per il quale «tutto ciò che sale converge» come si enuclea dalla Legge di complessità e coscienza; questa viene da Teilhard esplicitata come legge dell'evoluzione simultaneamente sia della materia che dello spirito verso quello che egli chiama Punto Omega e che parimenti esprime una fiducia nel progresso, nell'in-avanti, e in Dio, nell'in-alto.
Grazie a questo impianto teorico Teilhard elabora una sintesi che abbraccia l'intera storia dell'universo e dell'umanità, da paleontologo che guarda al passato della specie ma anche da vero e proprio futurologo se non da profeta dei nostri giorni che similmente guarda all'avvenire della specie.
Grazie a questi lavori Teilhard rese popolare in simmetria a quello di biosfera il nuovo concetto di noosfera che appare nei suoi scritti per la prima volta nel 1925.
Nel 1965 fu creata la Fondazione Teilhard de Chardin con sede al Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi, che riunisce documentazione su e di Teilhard de Chardin.
L'importanza del lavoro del teologo-scienziato è anche quella di aver collaborato al progetto di tessere un ponte di collegamento tra pensiero scientifico e pensiero religioso. Lo stesso Teilhard non ha mancato di descrivere il suo percorso personale sia scientifico che filosofico-religioso in una sorta di autobiografia dal titolo Il cuore della materia nel 1950.
L'accusa di panteismo
La pubblicazione dei suoi scritti innescò immediatamente accese polemiche; poi, soprattutto a partire dagli anni sessanta, il suo pensiero cominciò a diffondersi, subì le prime accuse di panteismo che lo posero fuori dall'ortodossia cattolica.
Ritenne l'accusa di panteismo, la principale e maggiormente reiterata, frutto di un fraindendimento della sua visione cosmologica:
«Dapprima, mi hanno considerato un ottimista o un utopista beato, un sognatore di uno stato d'euforia umana in un qualche futuro. Poi, cosa più grave ancora, si va ripetendo che sono il profeta di un universo che distrugge i valori individuali. In verità, la mia più grande preoccupazione è stata quella di affermare che l'unione fra l'uomo e Dio, fra l'uomo e l'altro uomo, fra l'uomo e il cosmo non annulla mai la differenza. Io mi trovo agli antipodi sia di un "totalitarismo sociale" che porta al termitaio sia di un "panteismo induizzante" che conduce ad una fusione e un'identificazione fra gli esseri.»
Tuttavia recentemente i gesuiti statunitensi hanno reso omaggio a Teilhard perché avrebbe consentito ai cattolici di liberarsi del fardello della spiritualità tridentina «appesantita dalla colpa e dal peccato» e perché «insegnò alle donne e agli uomini moderni a trovare Dio in tutte le cose» ("America", marzo 2005).
Il Monitum del Sant'Uffizio
Le reazioni delle gerarchie della Chiesa cattolica non tardarono a manifestarsi di fronte ad un pensiero così controcorrente e innovativo rispetto alla tradizione. Si rinunciò tuttavia a mettere all'"indice" le sue opere e il Vaticano trovò più opportuno optare per un più moderato "monitum". Infatti non erano ancora stati pubblicati i primi volumi che già nel 1958 il Padre Generale Janssens dovette comunicare alla Compagnia di Gesù che un decreto del Sant'Uffizio, presieduto dal cardinale Ottaviani, imponeva alle congregazioni religiose di ritirare le opere del gesuita da tutte le biblioteche.
Nel documento si può leggere come i testi del gesuita «racchiudono tali ambiguità ed anche errori tanto gravi che offendono la dottrina cattolica» per cui si imponeva al clero di allertarsi per «difendere gli spiriti, particolarmente dei giovani, dai pericoli delle opere di P. Theilard de Chardin e dei suoi discepoli».
Vicende postume
Nel 1962 uscì "Il pensiero religioso di Pierre Teilhard de Chardin" del gesuita H. de Lubac, che pur palesando di non aver perfettamente colto il vero ruolo della socializzazione nel pensiero di Teilhard, mirava a rassicurare gli ambienti ecclesiastici, mettendo in evidenza la continuità di Teilhard con la tradizione della Chiesa. Del libro, benché forte dell'imprimatur del cardinale primate delle Gallie, furono immediatamente sospese le traduzioni in italiano, tedesco e inglese, e André Combes e Philippe de la Trinité diedero alle stampe un testo nel quale il libro in questione veniva aspramente criticato.
Papa Paolo VI in un discorso sui rapporti tra scienza e fede si riferì a Teilhard come ad uno scienziato che, proprio nello studio della materia, fosse riuscito a «trovare lo spirito», e come la sua spiegazione dell'universo manifestasse, anziché negare, «la presenza di Dio nell'universo quale Principio Intelligente e Creatore» ("Insegnamenti" IV, 1966, pp. 992-993)
Malgrado ciò resta il fatto che quando nel 1981 il segretario di Stato Agostino Casaroli scrisse a monsignor Paul Poupard, allora rettore dell'Institut Catholique di Parigi, che l'«acuta percezione del dinamismo della creazione» del gesuita e la sua «ampia visione del divenire del mondo si coniugano con un incontestabile fervore religioso», L'Osservatore Romano si affrettò a precisare che tale esternazione non andasse comunque intesa come una "riabilitazione" di Teilhard.
Ancor più recentemente il cardinal Ratzinger, poi papa Benedetto XVI, in Principi di Teologia cattolica del 1987 ammise che uno dei documenti principali del Concilio Vaticano II, la Gaudium et Spes fosse fortemente permeata dal pensiero del gesuita francese. Benedetto XVI inoltre ha affermato che quella di Teilhard fu una grande visione ovvero per cui alla fine avremo una vera liturgia cosmica, e il cosmo diventerà ostia vivente: è l'idea della noosfera.
Oltre a suscitare le reazioni della Chiesa, preoccupata dell'ortodossia, il pensiero di Teilhard de Chardin suscitò da parte di Eugenio Montale critiche dai toni beffardi che si trovano disseminate sia nella sua produzione pubblicistica sia nell'opera poetica più tarda.
Si legge in Satura, 39 (A un gesuita moderno, vv. 1-9):
"Paleontologo e prete, ad abundantiam / uomo di mondo, se vuoi farci credere / che un sentore di noi si stacchi dalla crosta / di quaggiù, meno crosta che paniccia, / per allogarsi poi nella noosfera / che avvolge le altre sfere o è in condominio / e sta nel tempo (!), / ti dirò che la pelle mi si aggriccia / quando ti ascolto."