1 settembre - FRANÇOIS CHARLES MAURIAC: la fede cristiana contesta la grigia visione della borghesia.
Autore: Restelli Silvio. Curatore: Mangiarotti don Gabriele.Scrittore e giornalista francese, premio Nobel per la letteratura nel 1952; vincitore del Grand Prix du Roman (Bordeaux, 11 ottobre 1885 – Parigi, 1º settembre 1970), fu anche membro dell'Académie française, giornalista e critico letterario per "Le Figaro" e decorato con la Legion d'onore.
"Dimmi quello che leggi e ti dirò chi sei" è vero; ma ti conoscerei meglio se mi dicessi quello che rileggi". (da Mémoires intérieurs)
“L'amore coniugale, che persiste attraverso mille vicissitudini, mi sembra il più bello dei miracoli, benché sia anche il più comune”. (Dal Diario).
Nacque in una famiglia composta da cinque fratelli, un padre agnostico e repubblicano e una madre cattolica. La madre Claire, rimase vedova all'età di ventinove anni e educò i figli in una austera atmosfera religiosa.
Mauriac studiò al Grand-Lebrun diretto dai padri Marianiti e mostrò una grande passione per alcuni grandi autori francesi, come Pascal, Baudelaire, Balzac e Racine.
Il suo esordio avvenne grazie ad un articolo scritto per "La vie fraternelle", voce del movimento cattolico “Sillon”, di impronta operaia e popolare.
Ottenuta la licence in lettere nel 1906 si trasferì a Parigi per partecipare al concorso all'École des Chartres, che vinse e che gli aprì la carriera di insegnante.
Ma nel 1909 decise di dedicarsi anima e corpo alla letteratura, pubblicando la raccolta di poesie intitolata "Les Mains jointes" (1909), seguita dal romanzo "L'Enfant chargé de chaînes".
Già in queste prime opere si delineò l'ispirazione religiosa anche se i toni furono ancora sfumati.
Nel 1913 si sposò con Jeanne Lafon e dopo l'inizio della prima guerra mondiale ottenne l'esenzione per motivi di salute.
In quegli anni Mauriac si dedicò con passione anche all'attività di giornalista, collaborando con "Gaulois" e "Le Figaro" e si impegnò come promotore di un manifesto destinato ai cattolici affinché si dissociassero dal franchismo.
In romanzi come "Il bacio al lebbroso" (1922), "Teresa Desqueyroux" (1927), "Groviglio di vipere" (1932), si fece denunciatore spietato e giudice intransigente dell'avarizia, orgoglio, odio, sensualità, avidità, materialismo e brama di dominare che travolgono la borghesia di provincia, lontana da ogni possibilità di riscatto.
Temi che permeano anche la sua produzione teatrale: ricordiamo "Asmodeo" del 1937 al quale fecero seguito "Amarsi male" (Mal aimés, 1945), "Passaggio del diavolo" (Le passage du Malin, 1947), "Il fuoco sulla terra" (Le feu sur la terre, 1950).
Mauriac mise il cattolicesimo, il moralismo ed il fariseismo alla base della sua opera.
Egli critica il grigio mondo borghese in nome della fede cristiana vissuta, ma non esita a contrapporre alla rinuncia cristiana (mal intesa) l'istintivo impulso a una vita piena.
Soprattutto al centro della sua disamina critica vi fu la famiglia ed i rapporti famigliari, presi come riferimento emblematico per il degrado e il deterioramento dei valori e del senso di vita.
Il pessimismo cronico di Mauriac si rivelò necessario per evidenziare il carattere mostruoso dei suoi personaggi, che l'autore ritiene presente in ognuno di noi.
Assieme a Georges Bernanos, Karl Barth, Maritain, Gabriel Marcel, redasse articoli per la rivista "Temps présent".
Ai personaggi avvolti in una nube di zolfo dei romanzi, egli alternò ritratti più distaccati in saggi critici su Racine, Pascal, Gesù.
Numerosi furono pure i suoi studi sui problemi psicologici del credente, tra i quali "Sofferenza e gioia del cristiano" (1931), "Brevi saggi di psicologia religiosa" (1933), così come fondamentali risultarono i suoi saggi dottrinali "Giovedì Santo" (1931) e "La pietra dello scandalo" (1948).
Durante la seconda guerra mondiale si oppose al governo di Vichy e si avvicinò alle posizioni del generale De Gaulle, al quale dedicherà un'opera biografica intitolata "De Gaulle".
Per lo stile fluido e ricco di immagini, per la coerenza e dirittura morale ma soprattutto perché trattò temi universali gli fu conferito il premio Nobel per la letteratura del 1952.
Nel maggio 1955 Mauriac stimolò Elie Wiesel a scrivere delle sue esperienze di internato nei campi di concentramento nazionalsocialisti di Auschwitz e Buchenwald - tale pressione portò Wiesel a pubblicare, nel 1958, una delle sue opere più famose: "La notte".
Si schierò per la decolonizzazione dell'Algeria.
Rigettò il surrealismo e il dadaismo; si oppose all'esistenzialismo ("escremenzialismo sartriano") e si mantenne estraneo allo strutturalismo e al nouveau roman.
Per un approfondimento sul suo testo fondamentale "Vita di Gesù" vedi qui.
Attraverso fotografie e filmati d’epoca, RAI Cultura, ripercorre l’avventura artistica, intellettuale, politica e umana dello scrittore francese François Mauriac (Bordeaux 1885 - Parigi 1970).
Vedi qui. Prima parte,
Vedi qui. Seconda parte.