I fondamenti del diritto naturale

In Europa si sta improntando l’esistenza sulla base di un dubbio sistematico. Sembra che le certezze diano fastidio e si viva meglio nella indeterminatezza dei concetti. Questo provoca solo disorientamento ed offusca il primato dell’uomo sugli altri esseri.
Nell’antichità l’esistenza di un diritto naturale era accettata da tutti tranquillamente. Questa certezza ha cominciato a vacillare dal sec. XVII col giusnaturalismo: la sua esistenza è stata messa in discussione per concludersi praticamente con la sua negazione. Il dubbio principale circa l’esistenza di un diritto naturale proviene dalla crisi della metafisica e, di riflesso, dalla negazione dei contenuti trascendenti della natura umana. La capacità di vedere soltanto le leggi dell’essere materiale ha reso l’uomo incapace di cogliere e decifrare il messaggio etico contenuto nell’essere, messaggio chiamato dalla tradizione legge naturale. Questa incapacità è proprio la conseguenza fatale della concezione di un concetto di natura non più metafisico ma solo empirico. Tale corrente antimetafisica faceva apparire il diritto naturale un modello antiquato e non più realizzabile. L’uomo rimane prigioniero di una razionalità positivistica, incapace di riconoscere il bene come tale. Si è così arrivati al principio di Hume: dall’essere non si può dedurre il dover essere.
Oggi da parecchie parti si avverte un disagio e si nota un ritorno al diritto naturale rispondente al richiamo di una esigenza culturale per la liberazione dell’uomo. Se non c’è un diritto naturale, se alcuni diritti non sono intrinseci alla natura dell’uomo, allora possono essere abrogati.
Lo abbiamo sperimentato con le tragiche esperienze vissute nelle due guerre mondiali del secolo scorso che hanno profondamente scosso il positivismo giuridico, riaprendo così la strada alla riscoperta del diritto naturale. Tuttavia alla base di questo processo è necessario riconoscere la capacità ontologica della persona, che la rende soggetto di diritto. Infatti non si può attribuire un diritto se viene a mancare la capacità di riceverlo. Questa capacità non viene attribuita dal legislatore, è anteriore alla legge positiva. All’uomo non viene data, concessa come benignitas perché già la possiede in quanto è persona. E’ per questo che tale capacità è intrinseca al suo essere e nessuno, neanche lo Stato, può eliminarla.
Oggi si avverte molto l’esigenza di un vero umanesimo. Al centro dell’interesse vi è l’uomo. E’ fondamentale ritornare a riconoscere quei valori umani e quei principi del diritto naturale, i diritti della persona, che sono stati spesso travisati o dimenticati.
Solo con l’osservanza della legge naturale, rispettando i diritti naturali o fondamentali dell’uomo, si potranno ricomporre i rapporti per una convivenza veramente pacifica. Da qui l’attualità della nostra indagine sul diritto naturale.