Società “Amici del pensiero” 15 - Il tesoro

Fonte:
CulturaCattolica.it
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La sua estensione possibile è illimitata.
E’ un Tesoro di atti attestati: tutti i documenti possibili di eventi come atti di amicizia per il pensiero in una Civiltà che non brilla di esempi di amicizia del pensiero (sarebbe dunque pedante o peggio inadeguato chiamarlo Biblioteca).
Non vengono qui posti limiti pregiudiziali a questa categoria di eventi come atti. Potrebbe anche trattarsi della notizia di una Nuova Costituzione, di un discorso appena ascoltato, di un libro appena letto, di una rilettura attualizzante dal passato, di un fatto di cronaca riabilitato, di una conversazione carpita in viaggio, di una seduta psicoanalitica …: come notizie di una Prima pagina inesistente altrove.
L’intera storia del pensiero inclusa la letteratura (esempio: un posto privilegiato è occupato da Shakespeare) può incrementare questo Tesoro, attraverso il passaggio per la Norma fondamentale applicata dal Tribunale Freud.
Anche i vizi passano a virtù del pensiero che ne ha il sapere, dopo imputati come vizi. Rammento I. Kant che ho definito “il mio migliore nemico”, e certo migliore di tanti “amici”. Simile sorte per Platone non amicus.
Un tesoro di Atti, anche di quelli che la storiografia ufficiale chiamerebbe “umili”, non “minimali” né “deboli”.
L’opera di Freud vi figura come filigrana permanente che testa la bontà della moneta: diciamo che la sua opera ha superato l’esame della Norma dell’amicizia prima che venisse formulata, e ha contribuito alla sua formulazione.
L’opera di H. Kelsen vi figura nel debito già più volte riconosciutogli.
Anzitutto nella concezione del diritto come nesso di imputazione (norma non comando): in cui si realizza quel “punto finale” - conclusione e soddisfazione - che non si dà né potrebbe darsi nella causalità naturale.
Questa concezione del diritto da noi abbracciata è stata criticata: approfittiamone per riconoscere che la pienezza del diritto come il legame sociale risultante dal nesso di imputazione si realizza nel Primo diritto (positivo non naturale) come sussidiario del Secondo.
Egli è stato il primo a rintracciare la libertà nell’imputabilità.
Ci ha anche fornito l’occasione per la definizione unica e univoca della verità come adaequatio intellectus ad actum, un giudizio che non è di competenza della Scienza né della Logica che conosciamo.
Già la psicoanalisi in quanto posta da Freud, che oggi riconosciamo come applicazione della rettitudine del pensiero, ha la verità come quell’ adaequatio.
L’opera di J. Lacan deve essere sottomessa al tribunale dell’imputabilità, anzitutto per toglierla allo scempio di gruppo cui è finita consegnata.
J. Lacan ha aspirato a un legame sociale non di gruppo, ma il suo commentario di Freud ne aggira senza assumerla la “Questione laica”, e in generale si è tenuto a distanza dal legame sociale
in quanto giuridico (si è regolarmente attestato su una indistinta “etica” ed è rimasto antigoneo), pur avendolo sfiorato (la psicoanalisi come processo d’appello, la psicosi come una preclusione, il legame sociale come patto).
Not least: trova posto di diritto in questo tesoro il pensiero, l’atto di pensiero, di Cristo nei suoi principi costituzionali, per primo l’affermazione propriamente metafisica, di una metafisica amica del pensiero, che l’albero si giudica dai frutti (lavoro, partner, prodotto), come principio giuridico-economico, vistosamente antiparmenideo e in generale antiontologico: il rispetto dell’essere è mantenuto e asserito (niente nichilismo) in subordine al frutto che pone in essere un antefatto.
La laicità (non religiosa) è iniziata con il pensiero di Cristo (non religioso), a dispetto del clericalismo greco e in specie platonico (il dogma che c’è un Pensiero senza atto né lavoro, eterna “Scuola di Atene” installata in Santa sede).
Come pensiero, Ordinamento esso stesso, amico del pensiero, esso è rimasto pietra scartata da venti secoli (con eccezioni), scartata da Teoria(-Teologia) presupposta e Gruppo, ambedue deroghe.
Anche questo pensiero è stato sottomesso a omissione e sistematizzazione.
La Società cristiana avrebbe potuto costituirsi come Società di Amici del pensiero in virtù dell’atto del suo fondatore, ma non lo ha fatto (64).
Iniziano a trovare posto in questo tesoro scritti di Giacomo B. Contri semplicemente in quanto iniziale redattore, e nient’altro che redattore, della giurisprudenza del pensiero, dell’amicizia del pensiero, dello Statuto della presente Società.
E’ opera di redazione (di atti) quella del legislatore, del giornalista, dello psicoanalista, del giornaliero sempre.
Filosofi e scrittori raramente si riconoscono redattori, attori (presentazione, ricapitolazione, ordinamento senza sistemazione) di atti, imputabili come tutti.
Possono bastare (65):
Il pensiero di natura, prima edizione 1994, terza edizione 2006
Società Amici del pensiero, il presente Statuto scritto in questa estate 2009
Bonificare il kitsch dello spirito, contemporaneo a questo Statuto
L’albero e i frutti. La Rettitudine economica, contemporaneo a questo Statuto
Istituzioni del pensiero, 2008
Agli Amici del pensiero, 2006, incluso nella terza edizione di “Il pensiero di natura”, 2006
Il profitto di Freud: una logica chiamata “uomo”, 2005, incluso come sopra
Comunità: legge del corpo. Gli amici del pensiero, 2005, incluso come sopra
L’Ordine giuridico del linguaggio, 2003
Bed & Board, 2003-2006 (seguito giornalistico di “L’Ordine giuridico del linguaggio”)
Think!, 2006-2009 (seguito giornalistico di “L’Ordine giuridico del linguaggio”)
Libertà di psicologia, 1999
Il beneficio dell’imputabilità, 1998
La questione laica (con Altri), 1991
Alle mie redazioni si assoceranno, se già non si associano, quelle di altri.
Non ho un mio pensiero, e l’attribuirmi una Teoria mi ingiuria: ho il pensiero, cioè umano, che redigo come un lavoratore di questo atélier - altri saprà farlo anche meglio -, una redazione che è di chi vorrà e anche mia come Tesoro di questa Società.
Non è che il pensiero indiviso a poter essere condiviso.
Giacomo B. Contri
Dato il 1° settembre 2009

NOTE
64. Il contenuto di questa nota non può fare parte di questo Statuto: se non a titolo di un esempio, tra altri, di dichiarazione di libera condotta di un Socio di questa Società, che nulla prescrive né proibisce ai suoi Soci nella loro osservanza della Norma fondamentale.
Nonostante quanto appena osservato, il sottoscritto dichiara di restare Socio di diritto, e senza deroghe, della Società cristiana perché questa, malgrado tutto, non può scrollarsi di dosso il pensiero del fondatore neppure nella rimozione del suo caput pensante, rimozione che ne fa un Capo debile o poverocristo. In ciò il cristianesimo fa parte - la parte del leone, povera bestia!- della storia della rimozione.
65. Quando non disponibili in edizione cartacea, i testi lo sono in:
www.studiumcartello.it www.sicedizioni.it

Diritti di Autore: vedi “Disclaimer” sul Sito “www.societaamicidelpensiero.com” di Giacomo B. Contri